Dai cuccioli strappati al loro habitat naturale alle gabbie dei circhi, delfinai e zoo, fino ad arrivare alla vivisezione; lo sfruttamento dell’uomo nei riguardi degli animali non conosce soste
“Finalmente lui riuscì a vedere i suoi occhi: gli occhi annebbiati, impenetrabili di un povero essere dalla mente confusa e dal cuore tenero e mansueto” (Vasilij Grossman)
Se “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, di certo gli animali ne hanno una, perché solo loro parlano una lingua che non ha bisogno di suoni né di parole, è la lingua dell’amore più puro che esista. Se provassimo, per una volta, a guardarli davvero negli occhi troveremmo la forza e l’essenza della nostra stessa vita. Il loro sguardo affascina, emoziona e ci conquista.
Quando guardiamo un cane, un gatto o uno dei tanti animali domestici che la maggior parte di noi possiede, non vediamo soltanto “un’animale” ma un compagno, spesso l’unico, di vita; un essere vivente in grado di darci affetto, amore e compagnia in cambio di ben poco: una ciotola di cibo e una scodella d’acqua.
Lui o lei sono lì per noi, pronti ad immolarsi per il nostro bene e noi, anche se non sempre, li ricambiamo come meritano scegliendo per loro il cibo più appetitoso e più costoso.
Eppure dall’apice dei migliori sentimenti, l’uomo riesce a raggiungere il baratro della più bieca crudeltà, miliardi di animali non vivono una vita ma uno stillicidio di sofferenza e muoiono per i nostri capricci e per le nostre inutili esigenze. Non è vero che alcune vite valgano meno di altre, che taluni abbiano sentimenti e altri no. Siamo noi che facciamo differenza tra specie e specie, non loro.
Un’enorme tragedia che non si arresta e che colpisce quasi tutte le specie, lo sfruttamento degli animali a beneficio della razza umana si ha sotto varie forme: dai cuccioli strappati al loro habitat naturale e costretti in gabbia in circhi, delfinai e zoo, fino ad arrivare alla vivisezione, passando per rodei, ippodromi, cinodromi, traffico di bestioline, d’affezione, di razza e per i tanti animali privati della possibilità di muoversi perché reclusi in spazi angusti così come avviene negli allevamenti intensivi e per gli animali da pelliccia.
Tante, troppe, sono le forme di sfruttamento per poterle elencare tutte, spesso senza che l’uomo ne abbia contezza o si assuma la responsabilità di quanto accade. Ciascuno di noi potrebbe fermare questa barbarie acquisendo una coscienza animalista e antispecista e effettuando scelte consapevoli, giorno per giorno. Perché essere uomini non ci ha reso la razza eletta ma solo la razza più crudele e senz’anima.
Will Tuttle diceva: “Agli animali dobbiamo le nostre scuse più profonde. Indifesi e incapaci di vendicarsi, hanno sofferto agonie interminabili sotto il nostro dominio, che la maggior parte di noi non è mai stata in grado di vedere.”
Eppure basterebbe che ci soffermassimo, che guardassimo negli occhi questi esseri senzienti, incolpevoli, per capire che non hanno nulla di diverso da quelli che occupano il nostro letto, che amiamo, coccoliamo e troppo spesso umanizziamo.
Guardiamoli sul serio i loro occhi: dopo, forse, non avremo più voglia di ucciderli.