FATTI COL FIL DI FERRO. I NUOVI VECCHI CI GUARDANO

Nonna Sara, quella santa donna del ’98 di cui abbiamo tanto bisogno

 Di indole sottomessa, molto ebbe a perdonare al nonno, il cui baffo, occhio e portamento, pare che da giovane dessero un’aria da “gentiluomo malandrino’’, che sembra piacesse molto alle donne. Almeno così mi confessò un giorno, facendomi delle confidenze; un amaro, sconfortato sfogo di un momento. Nonna, di certo, fu moglie conciliante in giovane età, ma più avanti negli anni, anziana o quasi, si trasformò in una sorta di avatar di nonna Abelarda. Di più: in una inaspettata Calamity Jane! Era l’alba degli anni ’50 (papà ricordava spesso con ammirazione profonda questa donna saggia e coraggiosa) e la domenica si usciva a spasso in tre (lui, mammate e nonnate), ma l’amata suocera non dimenticava di mettere in borsetta il pesante revolver d’epoca di nonno (regolarmente autorizzato), per affrontare eventuali malacunnutta’ (briganti del dopoguerra), in quegli anni, attivissimi al sud. Erano poi i primi anni ’70, e nonna aveva superato le 75 primavere.

La scorsi per caso sul bus di città, quel giorno; stava lasciando il “letto coniugale’’ – mi disse – dopo un ennesimo diverbio col nonno, ottantenne accusato d’avere soffermato l’occhio siculo ammaliatore, nonché fatto tremare il baffo folto e spiovente, per troppi minuti in direzione della finestra di fronte, da dove una donna molto procace e “tappinara’’ (leggasi per i non catanesi, molto eufemisticamente, “leggera’’), soleva affacciarsi. A suo dire, usava – la signora dirimpettaia – “prendere troppa aria’’, a lungo, specie nella calura delle sere d’estate (in quell’epoca non erano nemmeno immaginabili i condizionatori in tutte le case, fortunatamente per i nonni ancora indomitamente “malandrini’’). Fortunatamente la convinsi della mancanza di prove del tradimento, nonché della leggerezza del reato di nonno, quindi a desistere dalla scellerata “fuga dal tetto/talamo’’ coniugale, e la riaccompagnai a casa.

Ne ho un ricordo forte e tenero, vividissimo. Ricordo pure come più tardi, a casa, consolai nonno offrendogli un abbondante brandy romagnolo. Necessario, dopo esser stato redarguito a lungo dalle due figlie, naturalmente e giustamente accanite avvocate difensori di nonna. Ricordo, mi fece una enorme tenerezza vederlo così ammutolito e contrito, e lui mi ringraziò di quel gesto, con uno sguardo da cane bastonato, che non ho mai dimenticato.

Non giudicai mai, piuttosto mi faceva sorridere, ieri come oggi, ricordare una donna in età avanzata, provare ancora un così forte sentimento verso l’uomo con il quale aveva attraversato tante vere tragedie, la prima e la seconda guerra mondiale, fino al peggio, la morte di tre figli in tenera età.

E la memoria, dunque, più di sempre, ci porta a riflettere che storie simili, oggi, sono inimmaginabili. Distanti mille galassie luce. Come sono scene d’altri tempi: trovarli intenti a giocarsi i pomeriggi a briscola, a scala quaranta, o a scopa. Chi li ha visti? Nemmeno nei piccoli centri a nord della città si palesano più. Ma dove sono? Dove passano le serate, i pomeriggi, gli anziani? Difficile non notarlo, hanno una vita sociale molto attiva, i più.

E’ infatti ormai superato il luogo comune dell’anziano chiuso in casa, davanti alla tv. Sappiamo che una piccola, ma significante percentuale, da pensionata, ha scelto di vivere in luoghi di vacanza, emigrando nei paesi caldi, dove, con pensioni di poco superiori ai mille euro, vivono quasi come ex industriali del nord. E sappiamo pure che i nonni e le nonne d’oggi, i “nuovi vecchi’’, la recente boutade sull’eliminazione dell’elettorato attivo per i suddetti dell’ex comico televisivo Grillo (o “talking cricket” genovese), in realtà, non l’hanno percepita come una discriminazione elettorale, bensì come una ratifica di un allontanamento volontario, una presa di distanza dalla politica. E dunque gli anziani più “effervescenti’’, i meno propensi all’idea di invecchiare da pensionati di zavattiniana memoria, in realtà, in massa hanno già scelto di non interessarsi più di tanto alle faccende politiche (in primis perché delusi dai rappresentanti, inoltre perché pensano che il futuro, le prospettive, gli interessi, siano elementi di vita tutti ad appannaggio dei giovani). Dunque hanno optato (in buona parte) per occuparsi sempre meno di politica e vivere invece di più e meglio il loro tempo, piuttosto che inseguire i voli pindarici partitici dell’ultimo (penultimo, a volte anche terz’ultimo) asfittico politico ‘’ripescato’’, quando si credeva si trattasse già di una ‘’specie’’ estinta. Li vediamo, questi nuovi vecchi, interessati, attivi sui social network e su altri media, li vediamo frequentare palestre, percorsi di benessere, POFT (Piani Offerta Formativi Territoriali), sale da ballo, musei, gite istruttive, concerti, corsi Yoga, etc. Sono fortemente desiderosi di vivere appieno quello che di buono e bello offre ancora loro la vita. Gli uomini, le donne “avanzati’’, non si limitano fortunatamente agli sguardi ‘’malandrini’’, ma si incontrano, e magari si risposano dopo un periodo di convivenza. Insomma, voto o non voto, sono felici così: di non essere l’ago della bilancia della politica, ma di essere comunque considerati da una nuova società che si affaccia al mondo.

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