Preoccupano i danni provocati dalla continua connessione social: adolescenti in crisi nelle relazioni “dal vivo” e vittime dei guru sul web.
Roma – Ragazzi sempre connessi: a rischio la salute psichica! Ormai è un flusso continuo di notizie, studi e ricerche sul rapporto tra tecnologia e adolescenti sempre più coinvolgente, ma anche deleterio. L’ultimo è stato diffuso dall’ “Associazione Nazionale Di.Te” che valuta le dipendenze tecnologiche e da “Skuola.net”,il portale più utilizzato per appunti e news da insegnanti e studenti di scuole elementari, medie, superiori e università. Lo studio è stato effettuato su un campione rappresentativo di 1668 giovani di età tra i 9 e i 19 anni. Se ne è discusso il 25 novembre scorso durante la Settima Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, tenutasi a Firenze. Ancora una volta sono stati rilevati comportamenti a rischio da parte della Generazione Z, ovvero i nati tra i tardi anni novanta del XX secolo e i primi anni 2010.
Ragazzi col cellullare in mano quasi dalla nascita. Sempre più collegati col mondo intero e sedotti dalle enormi possibilità che offre la rete. Ma, al contempo, sempre più soli. Una situazione paradossale: si è in contatto con tante persone, ma ci si sente isolati. Tra le criticità più evidenti emerse, è da segnalare quella che è stata definita “solitudine digitale”. Ovvero, con la rete si comunica, si instaurano e si rompono rapporti con un semplice messaggio, mentre dal vivo la maggioranza dei ragazzi trova difficoltà a relazionarsi. Si sta diffondendo, dunque, un tipo di socialità virtuale, come quella delle “challenge” su TikTok. Si tratta di sfide e contenuti che diventano virali, in cui una o più persone si mettono alla prova in una particolari attività, a volte pericolose per l’incolumità delle persone, invitando spesso altri utenti a fare lo stesso.
L’incapacità da parte degli adolescenti di non saper ridurre il tempo trascorso sui social rappresenta senza dubbio una “spia” di una probabile dipendenza tecnologica. Quest’aspetto, spesso, viene preso sottogamba, anche dai genitori che lo considerano normale nel nuovo contesto sociale. Invece, dovrebbero essere i primi a non sottovalutare il fenomeno, proprio per prevenire effetti nocivi per la salute mentale dei ragazzi. Giacché non se ne può fare a meno, data la sua presenza ingombrante, bisogna prenderne atto, senza porre divieti di sorta, inducendo i propri figli ad una maggiore consapevolezza. Uno strumento per farlo, potrebbe essere l’educazione digitale, da proporre come insegnamento già nella scuola dell’infanzia.
Inoltre, anche i genitori potrebbero usufruire di corsi di formazione, soprattutto per comprendere i primi campanelli d’allarme. Oltre a quest’aspetto non da poco, un’altra criticità emersa è rappresentata dai 2/3 di giovani che sulle piattaforme social mettono in competizione il proprio corpo con quello degli influencer. Quasi il 50% ha dichiarato di essersi fatto influenzare, tanto da aver cambiato regime alimentare e allenamenti consigliati da loro. Se i modelli culturali devono essere questi, allora vuol dire che la società civile e politica ha dichiarato fallimento completo, non avendo modelli alternativi da proporre.
L’utilizzo sfrenato dei social, innesca un meccanismo di percezione distorta della realtà, a cui si aggiunge insoddisfazione e insicurezza di sé. Tutti fattori che possono scatenare effetti negativi sul benessere psicologico degli adolescenti, già sottoposti a forte stress per la recente pandemia. Oltre ad incidere sulla qualità delle relazioni future. Una società civile e politica che non prende atto dei mutamenti in corso, soprattutto tra i ragazzi, manifesta solo indifferenza, egoismo e menefreghismo allo stato puro!