L’esodo di talenti impoverisce il Paese, ma la stessa politica che non cava un ragno dal buco sull’immigrazione, si arrende anche al suo opposto, l’emigrazione.
Roma – Fuga di “cervelli”? Sì… dei cervelli (?) dei politici! Da decenni ormai, l’Italia è vittima del fenomeno definito “fuga di cervelli”. Ovvero giovani laureati, con master, dottorati e corsi di specializzazione che, ad un certo punto hanno deciso di cercare valide occasioni professionali all’estero, vista la possibilità loro negata in Italia. E’ una gravissima criticità del “sistema Paese” in quanto è destinato al depauperamento totale. Se le migliori “teste” vanno all’estero e con risultati eccellenti, chi resta in patria? I raccomandati e gli incompetenti, due fattori per la rovina sicura. L’Italia, storicamente, è un Paese di emigrazione, tanto che le precedenti ondate, quella dopo l’unificazione e quella degli anni ’60 sono stati definite dagli storici simili a dei veri e propri “esodi biblici”.
Quella attuale è particolare, in quanto riguarda la parte più preparata e competente dei giovani. I numeri veri sono superiori a quelli che vengono diffusi dalla stampa nazionale sempre pronta a genuflettersi agli interessi imprenditoriali. Poi succede che il governo con una mossa ha tentato di “estrarre il coniglio dal cilindro” con il decreto “Anticipi”. Ovvero un regime fiscale agevolato per il rientro dei “cervelli”. Peccato che si è verificato essere un buco nell’acqua, perché riguarda solo docenti e ricercatori. Dal 19 al 21 ottobre scorso si è svolta a L’Aquila l’annuale Riunione Scientifica della SIE (Società Italiana di economia), un’associazione che si propone di sviluppare attività di ricerca, formazione e divulgazione nelle discipline economiche. In questa occasione è stato presentato uno studio per “comprendere le reali dimensioni della diaspora dei giovani italiani”, a cura della Fondazione NordEst e Talented Italians in Uk. La prima è un forum economico sorto col contributo della Confindustria e delle diverse categorie economiche del Nord Est del Paese.
La seconda, invece è un’associazione di professionisti, imprenditori, accademici e manager italiani che ha lo scopo di supportare gli italiani di talento e la loro circolazione tra l’Italia e il Regno Unito. Negli ultimi vent’anni il flusso di ragazzi che ha imboccato la strada dell’espatrio è ricominciato con numeri rilevanti. Si tratta di persone comprese nella fascia di età 20-34 anni con elevato grado di istruzione, anche se un discreto numero di coloro registra bassi titoli di studio non avendo completato il ciclo di studio delle scuole superiori. Rispetto alle emigrazioni precedenti, i numeri sono senz’altro inferiori. Lo storytelling, come si suole dire oggi quando si parla di narrazione, corrente, sia degli studiosi della materia, dell’opinione pubblica che della politica, segnala che si tratta di un fatto fisiologico, connesso alla circolazione dell’Unione Europea (EU).
La politica nostrana non sta ricavando un ragno dal buco sull’immigrazione, né lo sta facendo con il suo opposto, l’emigrazione. Ma i fatti dicono altro, quindi il fenomeno è sottostimato. Infatti, molti che sono andati all’estero mantengono la residenza in Italia, senza registrarsi all’Anagrafe Italiani all’Estero (AIRE). Ad esempio, nel periodo 2011-2021 sono “volati” oltre confine quasi 1,3 milioni di persone, numero simile agli anni ’50. In termini economici questi numeri producono un costo di “teste pensanti” dissoltesi nei cieli europei, valutato all’incirca in 38 miliardi di euro. La tendenza influisce moltissimo sulla composizione demografica della società italiana, tanto è vero che si parla di “glaciazione demografica”.
Da segnalare, per la cronaca, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che passerà agli annali della storia politica italiana per la seguente dichiarazione: “Dobbiamo passare da fuga cervelli a circolazione talenti”. Se devono circolare i talenti come quelli presenti nelle nostre istituzioni, meglio che restano fermi da qualche altra parte. Talenti poi, forse senza la radice della parola ta, sono… lenti, sì lenti di… comprendonio!