Una laurea, tre omicidi

Il baby-killer della camorra si è laureato dietro le sbarre in Sociologia e mentre discuteva la tesi ne ha approfittato per confessare tre omicidi. Lo stampato è stato acquisito dalla DDA e il dottore rischia il fine pena mai.

CATANZARO – Sicario della camorra si laurea in galera e confessa tre omicidi discutendo la tesi. Il suo scritto è stato acquisito dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. La detenzione, evidentemente, ha fatto bene a Catello Romano, 33 anni, killer della camorra con un curriculum criminale di tutto rispetto: cinque accuse di omicidio, di cui due già tramutate in pene definitive per un totale di 30 anni, di cui 14 anni già trascorsi in cella e almeno un’altra decina da scontare, salvo a non uscire più da dietro le sbarre se le sue confessioni dovessero portare ad altre condanne.

Dal 4 ottobre scorso il detenuto è diventato dottor Romano, laureato in Sociologia della Sopravvivenza con 110, lode e menzione accademica, discutendo una tesi dal titolo “Fascinazione criminale”, relatore il professor Charlie Barnao,  docente presso l’ateneo di Catanzaro che ha seguito Romano nei suoi studi universitari.

Romano tratto in arresto

Lo stampato è stato acquisito in copia dall’Antimafia poiché il redattore ha definitivamente confessato il suo coinvolgimento anche in altri due omicidi, mentre per un terzo il recluso, seppur imputato, continua a dichiararsi innocente. Romano è stato uno dei più feroci e sanguinari baby killer della camorra ma da adolescente, nella sua Castellammare di Stabia dove abitava con i genitori, nulla faceva pensare a ciò che sarebbe diventato in seno alla criminalità organizzata locale. In gioventù dunque era un giovane come tanti di famiglia borghese benestante con appartamento in centro e senza grilli per la testa.

Romano, che da grande voleva fare il poliziotto, aveva una sua cerchia di amici e compagni di scuola che frequentava e non conosceva la realtà di Scanzano, il quartiere bunker del clan D’Alessandro che da decenni soffoca la città con estorsioni, pizzo e droga. Finite le medie Romano si era poi diplomato in Ragioneria ma dopo la separazione dei genitori il ragazzo aveva iniziato a soffrirne a tal punto da manifestare disagio e instabilità, come lui stesso racconta nella tesi. Sembra che ad avviarlo sulla strada del crimine sia stato il film “Il camorrista”, tratto dal libro di Joe Marrazzo sulla vita del boss Raffele Cutolo, detto ‘O professore, magistralmente interpretato da Ben Gazzara.

Il carcere di Catanzaro dove è detenuto il dottor Romano

E il motivo si legge proprio nella sua relazione finale prima di essere proclamato dottore:

” L’ipotesi alla base della sua tesi è che il crimine esercita una profonda fascinazione – dice il relatore Barnao – nei confronti dei giovani, arrivando talvolta a sostituire la famiglia d’origine: Nel mio caso, si legge nella tesi di Romano, lo spazio interiore è stato occupato prima da ‘O Professore, cioè da Raffaele Cutolo come era raccontato nel film, poi da Renato Cavaliere, il mio compare di malavita…”, anche quest’ultimo condannato per uno degli omicidi che hanno visto protagonista Romano, ovvero quello consumato il 3 febbraio 2009 e che ha avuto per vittima il consigliere comunale di Castellammare, Gino Tommasino.

Il cadavere del consigliere Tommasino

Il politico era stato ucciso mentre si trovava in auto col figlioletto nonostante Romano avesse detto ai due killer in scooter di non sparare per la presenza di “ ’na criatura”. Purtroppo i sicari capirono il contrario  e fecero fuoco ammazzando Tommasino. Nella tesi di laurea il detenuto confessa anche di aver ucciso Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, il 28 ottobre del 2008. Il duplice omicidio è descritto da Romano come “L’evento più violento, traumatico, irrimediabile della mia vita”, sia per il coinvolgimento di sua sorella, ignara di qualsiasi cosa, sia perché l’obiettivo del killer doveva essere solo uno e non due:

”Non so perché, non l’ho capito e non me ne capacito ancora, ma sparai anche a Donnarumma” racconta il galeotto laureato che si accolla anche l’omicidio di Nunzio Mascolo, ammazzato il 5 dicembre 2008:

”Voglio ripartire da quel Catello che ero prima di tutto quello che ho raccontato – ha detto il dottor Romano – e ce la metterò tutta”. Ma c’è molto di più sul carcerato che promette redenzione e pentimento:

Charlie Barnao, relatore della tesi di Romano

” Fin da quando ha messo piede in carcere dunque dai 19 anni in poi – conclude il penalista del sociologo, avvocato Francesco Schettino – è sempre stato rispettoso delle regole. Al 41 bis, a Novara, è stato il primo detenuto italiano a farsi assistere da un monaco buddista. Ora, invece, si è convertito all’Islam ed è amico dell’imam di Milano Yahya Pallavicini con il quale in questi anni ha intrattenuto un rapporto costante”.

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