La tragica fine di Klodiana Vefa: donna e madre coraggiosa che cercava di proteggere i suoi figli da una relazione malata. L’uomo non aveva accettato la fine del rapporto ma viveva con un’altra compagna. La vittima non l’aveva denunciato nonostante le molestie.
CASTELFIORENTINO (Firenze) – Rientra in casa e trova l’ex marito pronto alla lite. L’alterco è continuato per strada dove l’uomo ha estratto una pistola e ha fatto fuoco. Colpita alla gola da un proiettile micidiale la donna stramazzava esanime sull’asfalto in un lago di sangue. Cosi tragicamente è finita l’esistenza terrena di Klodiana Vefa, albanese di 37 anni, con due figli di 14 e 17 anni, cameriera in un ristorante del luogo. La donna da alcuni mesi aveva deciso di interrompere la relazione coniugale con il marito Alfred Vefa, 44 anni, muratore anche lui di origini albanesi ma residente in Italia da molti anni. Fra i due le cose si erano messe male ed i continui litigi non permettevano alla donna ed ai suoi due figli di condurre una vita serena. L’uomo viene descritto come un individuo irascibile, violento e sempre pronto a litigare per un nonnulla.
Pare che Alfred non mancasse occasione per sottoporre la ex moglie a violenza psicologica nonostante si fosse rifatto una vita con un’altra donna. La vittima, comunque, lo aveva sempre perdonato e non aveva sporto denuncia nonostante le sollecitazioni di amici e parenti che avevano paura di quell’uomo che, prima o poi, avrebbe fatto qualcosa di irreparabile. Cosi è stato. Lo scorso 28 settembre, infatti, poco dopo le 20, Klodiana sarebbe rientrata nella sua casa di via Galvani, frazione Puppino, dove avrebbe trovato ad attenderla il suo aguzzino.
I due, a prendere per buone le testimonianze dei vicini di casa, avrebbero iniziato subito a litigare e la donna sarebbe fuggita in strada nel tentativo di chiudere quell’alterco che non prometteva nulla di buono. Alfred avrebbe inseguito la ex moglie e una volta raggiunta la donna avrebbe sparato al suo indirizzo tre colpi di pistola per poi darsi alla fuga a bordo della sua Wolkswagen Golf grigio chiaro allontanandosi a gran velocità verso la periferia del paese. La vittima sarebbe stata colpita da almeno due proiettili, uno dei quali l’avrebbe centrata alla gola provocandole una morte quasi istantanea. I carabinieri, dopo l’allarme al 112 di alcuni residenti, iniziavano le ricerche dell’uomo che rimaneva l’unico sospettato anche a seguito delle verifiche eseguite su alcuni video di telecamere di videosorveglianza ubicate in via Galvani, arteria stradale limitrofa a diversi condomini e centri sportivi.
Dopo meno di 48 ore di ricerche estese anche al di fuori del comune toscano, un automobilista segnalava ai carabinieri un’auto abbandonata a bordo strada alla periferia di San Casciano in val di Pesa, Comune che si trova a 40 minuti di strada da Castelfiorentino. I militari dopo aver eseguito i rilievi di rito sull’auto battevano l’area rurale circostante rinvenendo, a qualche centinaio di metri dalla vettura, il corpo senza vita di Alfred Vefa con in pugno la pistola che gli era servita per uccidere la ex moglie e per togliersi la vita. Klodiana, in Italia da una ventina d’anni, era una donna solare ed estroversa, tutta casa e lavoro, come si dice.
Amava i suoi due figli oltre ogni immaginazione e in questi anni non aveva fatto altro che proteggerli da una situazione familiare ormai malata e che aveva avuto il coraggio di troncare nonostante le pressioni dell’uomo che diventerà il suo assassino. La comunità locale è rimasta sconvolta e il sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, ha proclamato due giorni di lutto cittadino:
”È una comunità ferita da un crimine orribile – ha detto il primo cittadino – che però ha saputo riunirsi per manifestare il suo sdegno e soprattutto il suo affetto alla famiglia di Klodiana e alla sua figura, quella di una ragazza e di una madre fantastica che partecipava attivamente alla vita di Castelfiorentino ed era benvoluta da tutti”.
Anche la collega Brenda Barnini, sindaco del vicino Comune di Empoli, ha detto la sua sui social:
“Femminicidio. Una parola terribile a cui purtroppo ci siamo dovuti abituare – ha scritto Barnini – perché l’unica in grado di descrivere la morte violenta di una donna per mano di un uomo che era stato legato a lei da amore, affetto, vicinanza….”.