Diversi indagini sociologiche hanno evidenziato un cambiamento delle relazioni sociali durante la pandemia e a farne le spese sembrerebbe l’amicizia tra maschi, soprattutto, nei Paesi tendenti all’individualismo. Quella con le donne invece…
Roma – Le cause di questo strano fenomeno potrebbero essere l’aumento delle ore di lavoro e l’attitudine a cambiare attività e, quindi, ambiente. Ma, soprattutto la concezione della maschilità nel mondo d’oggi, che incide sulla condivisione dell’intimità tra uomini. Il dibattito su questo argomento è nato dopo una ricerca a cura dell’American Enterprise Institute (AEI), un centro studi liberista che si occupa di ricerche politiche, economiche e del benessere sociale sulla popolazione degli USA.
In questo studio è emerso che la percentuale degli uomini di avere amicizie consolidate è diminuita di molto negli ultimi 30 anni, anche rispetto alle donne. E’ un dato molto preoccupante, soprattutto dopo che, in ambito sanitario è stato acclarato come il calo di relazioni sociali aumenta il rischio di vari disturbi, quali ansia, depressione, malattie cardiache e ictus. Il dipartimento di psicologia della New York University ha compiuto una serie di studi sulla mancanza di amicizia nella tarda adolescenza, nonostante sia una fase della crescita in cui si dovrebbe esprimere massima socialità.
L’isolamento adolescenziale è stato inserito in una più ampia “crisi della connessione”, che sta producendo adulti “emotivamente analfabeti”. Questo succede perché si tende a trasferire ai ragazzi modelli di comportamenti legati alla durezza di carattere, invulnerabilità, severità ed impassibilità. Mentre sono considerate debolezze la sensibilità e la capacità di stabilire legami emotivi. Tra gli studiosi, questo aspetto esasperato è stato definito “alessitimia”, una situazione che abbassa la propria consapevolezza emotiva e la capacità di descriverla e raccontarla. Inoltre, il cammino accidentato nel stabilire relazioni amicali è l’effetto, anche, della diversa visione che ne hanno uomini e donne.
Quest’ultime tendono ad amicizie più personalizzate e di coppia e a non considerare il gruppo di cui fa parte. Tra gli uomini, invece le relazioni si stabiliscono intorno ad attività di gruppo che non richiedono per forza condivisioni emotivi a livello di coppia. Un altro aspetto emerso è stato il sentimento di vergogna, che impedisce agli uomini di ricevere e dare sostegno emotivo. Gli “studi maschili” sono un settore accademico interdisciplinare molto in voga negli USA e nell’Europa del Nord e mettono in relazione uomini, mascolinità, genere, cultura, politica e sessualità. Il declino delle amicizie tra gli uomini, secondo alcuni, può, anche, essere spiegato con la tendenza manifestata da molti uomini ad aspettarsi che siano le partner ad interessarsi alle relazioni sociali per entrambi.
In psicologia, secondo la “teoria della regolamentazione del rischio” si decide quanto investire in una relazione emotiva in base alla probabilità stimata di essere rifiutati. Ora non sappiamo se studi del genere possono essere validi per situazioni e contesti diversi, quali l’Italia o i Paesi dell’area mediterranea, che hanno una concezione della famiglia molto forte, rispetto ai Paesi summenzionati. C’è un aspetto che va sottolineato, soprattutto nell’età dell’adolescenza. Ed è il pervasivo utilizzo di dispositivi elettronici, da mane e sera, altrimenti ci si sente esclusi, che favorisce l’isolamento e la creazione di gruppi virtuali. Questa sorta di “mania collettiva” è, ormai, diffusa anche tra gli adulti. E ci si lamenta che le amicizie sono in calo?