Dibattito infuocato sul lavoro e la dignità sociale: scenari e tensioni politiche intorno alla proposta del salario minimo in Italia. Forse un avvicinamento ulteriore fra gli opposti schieramenti.
Roma – La proposta del “salario minimo” infiamma gli animi della politica e compatta quasi tutta l’opposizione, mentre la maggioranza cerca una alternativa che possa dare dignità ai tanti lavoratori sfruttati. Giorgia Meloni non esclude la possibilità di arrivare ad una proposta condivisa. Dopo l’incontro con le opposizioni a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio ha suggerito di coinvolgere il “Cnel” e si è detta convinta che si possa arrivare entro 60 giorni, tempo per cui è stata sospesa la discussione in Parlamento, a un testo comune. Le opposizioni, da parte loro, pur riconoscendo che l’incontro sia stato un primo passo in avanti, non sono convinte che si arriverà alla soluzione, visto che comunque da parte della maggioranza non sono arrivate controproposte concrete.
Così la linea, da parte delle opposizioni, non è cambiata. È soprattutto Conte il più severo nel giudizio sull’incontro con la premier. Infatti, al di là dei pregiudizi, lo scetticismo nasce dal fatto che “le proposte di Forza Italia e della Lega, non risolvono il problema del lavoro povero”, ha affermato il leader del M5s. Nessun compromesso al ribasso, dunque, sul salario minimo legale.
“Ho trovato una Meloni irriconoscibile rispetto a quella dell’opposizione, che aveva soluzioni facili e pronte per tutto. Ora che è al governo butta la palla in tribuna, al Cnel presieduto da Brunetta, ma noi la riportiamo in campo con il sostegno dei cittadini, rivolgendoci al Paese, con una raccolta firme sul salario minino legale”, ha aggiunto il presidente del M5s. La raccolta firme, quindi, non si ferma.
L’obiettivo è quello di arrivare ad ottobre, quando riprenderà la discussione parlamentare, con un rafforzamento popolare della proposta unitaria. Ma certamente non sarà il numero di firme che consentirà di raggiungere un ipotetico accordo, che forse sul piano politico indebolirebbe l’opposizione, che ha, comunque, bisogno di mordere una tematica sociale per riprendersi un po’ di visibilità. L’interesse per adesso è non mollare la presa ed invocare giustizia sociale. Da parte della maggioranza vi è qualche pregiudizio sulla proposta dei pentastellati, in quanto troppo ideologizzata. Ma non sarebbe una perdita di identità, per Meloni, assumere il comando della proposta, facendola propria, con le opportune modifiche ed integrazioni, così come è stato per la tassazione dell’extra profitto bancario che è stata da sempre un cavallo di battaglia dei 5stelle. Anzi, dimostrerebbe con i fatti di essere una vera “destra sociale”. I punti di vista sono i più disparati.
“Non è assolutamente detto che si riesca a chiudere sul salario minimo, ma siamo all’inizio di un metodo importante, che può farci fare molti passi avanti – ha detto Carlo Calenda – Le opposizioni andranno avanti, in ogni caso, con la loro campagna e sono contento che il dialogo debba e possa continuare. Tutte le parti in campo sono state molto costruttive e hanno discusso senza pregiudiziali formali”.
La presidente del Consiglio, da parte sua, ha proposto alle opposizioni di avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per Costituzione e cioè il Cnel.
“Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del lavoro povero, non solo sul salario minimo – ha dichiarato la premier. Con questo metodo, ha ricordato Meloni, è una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di Bilancio ad una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l’ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa”.
Insomma, in altre parole, le indicazioni, piacciano o meno, sono chiare ed in linea con quanto si è iniziato a fare in questa legislatura. Non si dimentichi che il governo Draghi è fallito e si è concluso anche per questa proposta del M5s. L’auspicio è che si vada avanti senza pregiudizi ideologici, ma con un sano pragmatismo e tendo gli occhi sul bilancio dello Stato.