Segno dei tempi. Ormai la tecnologia viene utilizzata come mezzo per compiere qualsiasi atto. Si comunica, si cazzeggia, si scattano e scambiano foto. Si interrompono relazioni amorose. Si licenzia, si sospende cosi anche il Reddito di Cittadinanza.
Roma – Basta un sms e il gioco è fatto. Come è accaduto alle 169 mila disgraziate famiglie che si sono viste recapitare un sms dall’Inps, in cui l’ente di previdenza sociale ha comunicato che dal 1° agosto non sarà erogato il sussidio e dei rispettivi casi se ne occuperanno i servizi sociali dei comuni. Un vero “tsunami” per quegli indigenti che si vedono sottratti l’unica fonte di sostentamento. La sospensione è dovuta all’entrata in vigore di una nuova misura l’“assegno di inclusione”, secondo cui le famiglie con disabili, minori o con età superiore ai 65 anni potranno continuare a ricevere il sussidio, ad esclusione di tutti gli altri.
In Campania si registra la situazione più “esplosiva”. Solo nella provincia di Napoli c’erano quasi 146 mila famiglie che hanno usufruito del reddito di cittadinanza. Ovvero 373 mila persone, con un assegno medio di 652,58 euro. E’ un numero che è superiore a tutti i beneficiari di Lombardia, Veneto e Piemonte e dell’Italia Centrale. La preoccupazione è tanta, per le proteste attraverso le chiamate agli uffici dell’Inps e per avere ragguagli sul nuovo tipo di sussidio. Ma soprattutto per il timore che possano scatenarsi tensioni sociali, tanto che la Ggil Campania ha parlato espressamente di “rischio di bomba sociale”.
Se per molti il reddito di cittadinanza era l’unica fonte di sostentamento, la sua sospensione è come aver sottratto loro il “pane di bocca” e, quindi, possono essere prevedibili reazioni anche violente. D’altronde in questi casi, come diceva Karl Marx: “I proletari non hanno nulla a perdere, all’infuori delle loro catene”. Comunque, il clima è talmente teso che gli assistenti sociali temono per la loro incolumità, poiché con la sospensione del reddito di cittadinanza saranno i Servizi Sociali ad occuparsene. Inoltre, è emersa in tutta la sua drammaticità la delicata condizione socio-economica di molte famiglie italiane.
E’ chiaro che bisogna trovare la “quadratura del cerchio” tra il supporto a chi è in difficoltà e gli stimoli alla formazione per l’occupazione. Nonostante il “caso” Napoli sia quello più eclatante, non è la Campania la regione con maggiori sospensioni. E’… superata in questa dolorosa classifica dalla Sicilia. La prima provincia del Nord, Torino occupa l’ottava posizione. Mentre Milano si “piazza” al decimo posto. Al contrario, le più virtuose sono tutte le province medio-piccole del Nord Italia. Bolzano registra soltanto 29 sospensioni, Belluno 59, Aosta 71, Gorizia 98 e Lecco 99.
Ancora una volta, l’ennesima, emerge il divario Nord-Sud d’Italia, con la forbice che si sta allargando sempre di più, il Meridione che affonda e il Settentrione che resiste e avanza. E’ una criticità atavica, che è stata lasciata marcire. Altro che reddito di cittadinanza o assegno di inclusione, se c’è la volontà politica di dare risposte concrete ai “bisogni” degli strati sociali più svantaggiati, è necessario ripensare a un “New Deal” (Nuovo Patto).
Con questa locuzione si intendono le riforme economiche e sociali promosse dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt tra il 1933 e il 1939, per risollevare il paese dopo la “grande depressione” del 1929. Il problema è che mancano uomini all’altezza di Roosevelt. Oggi sul palcoscenico della politica recitano, ahinoi, solo guitti e ominicchi e il Paese sprofonda!