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Paese che vai usanza che trovi: come mai gli orari dei pasti sono diversi?

Gli orari dei pasti possono variare considerevolmente da nazione a nazione e anche all’interno della stessa città, e non sono dovuti solo alla posizione geografica, ma anche a fattori culturali, storici e sociali.

Roma – E’ molto probabile che ognuno di noi dia per scontato e quindi per certe alcune abitudini. Ad esempio, siamo portati a pensare che l’orario dei pasti sia più o meno simile dappertutto. Ed, invece, non è così. Infatti, ci si sorprende, ad esempio che nei paesi del Sud Europa l’ora della cena sia fissata non prima delle 20,30. Al contrario dei Paesi scandinavi dove si cena più o meno alle ore 18,00, se non prima. Addirittura, in molte località spagnole ci si mette a tavola intorno alle ore 22,00-22,30. Gli orari così diversi non sono dovuti a motivazioni banali o perché qualcuno ha così deciso.

Dipendono, invece, dal ciclo circadiano di circa 24 ore che disciplina il funzionamento di alcuni ormoni. Inoltre, giocano un ruolo importante fattori esterni quali la luce e la temperatura. Se questa ipotesi ha una sua validità, è spiegabile perché in Scandinavia ci cena alle ore 18,00, l’orario i cui tramonta il sole. Mentre a Siviglia e nell’Andalusia, in Spagna il sole tramonta circa alle ore 19,35, quindi si cena più tardi. Ma la posizione geografica non è l’unico fattore che possa spiegare le differenze orarie dei pasti da Paese a Paese o, addirittura, nella stessa Nazione, o nella stessa città. L’orario dei pasti dipende anche da molteplice cause culturali, storiche e sociali.

Gli orari dei pasti diversi di paese in paese

Anche la classe sociale o il ceto di appartenenza ha contribuito a determinare le differenze. Fino a qualche decennio fa, in Europa, a simboleggiare e mostrare le differenze, gli orari dei pasti delle classi dirigente e del ceto aristocratico erano sfacciatamente diversi. Ma la diversità orarie sono evidenti anche nelle città metropolitane, tra chi vive in centro e chi popola la periferie. Ancora oggi queste caratteristiche è possibile riscontrarle, ad esempio, nella quantità delle pietanze e nel modo in cui vengono definite.

Da una rapida ricerca storica si evince che nel ‘700 il pasto più abbandonante della giornata avveniva tra le ore 12,00 e le 14,00. Col trascorrere del tempo questo orario slittò a tal punto da diventare cena e la colazione pranzo. Questo fatto assunse un grande significato simbolico. Soleva dire che la sera prima si erano fatte le ore piccole, cosa che non era permesso alla classe popolare in quanto si svegliava all’alba per andare a lavorare. Un altro aspetto interessante è che nel ‘700 l’ora del pasto principale delle classi più agiate, oltre all’orario era caratterizzata dall’abbondanza delle portate di cibo.

Una particolarità a cui ci si teneva molto, che veniva esibita in maniera sprezzante e trionfa. Il protrarsi dell’orario del pranzo rappresentava, oltre al divertimento, un modo per concludere affari. E’ proprio vero che “il mondo è bello perché è vario” come recita un vecchio adagio popolare. Sicuramente se non bello, è molto interessante. Quando ci si mette a tavola, non si sta solo iniziando a sfamarsi o a gustare prelibatezze gastronomiche per soddisfare il nostro palato. Ma, si sta anche comunicando chi siamo, dove ci troviamo e la nostra appartenenza sociale!

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