Negli ultimi anni sono notevolmente cresciute sacche di povertà tra la popolazione. In aumento disagio, criticità e tensione sociale. Mai il Bel Paese è stato cosi indigente.
Roma – Per arginarne gli effetti letali, nel 2019 il 1° governo Conte (la cosiddetta coalizione giallo-verde Lega/M5S) varò il Reddito di cittadinanza. Una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. Poiché siamo italiani ed amiamo le situazioni borderline, molti, con truffe, imbrogli e raggiri ne hanno approfittato e hanno percepito fondi non di loro pertinenza, favoriti anche da una scarsità di controlli. E’ accaduto quello che succede in ogni sistema complesso.
Ovvero una sotto-categoria perpetua di speculatori che fanno di tutto per spartirsi un “bottino” che non spetta a loro. Come accade con l’evasione fiscale, pensioni di invalidità e concorsi pubblici truccati. Niente di nuovo sotto il cielo italico! L’attuale governo, ha deciso, invece di fare piazza pulita di un provvedimento mai condiviso. Tanto è vero che Giorgia Meloni, attuale premier in carica, già nel corso della campagna elettorale del settembre scorso sentenziò che con la cesura di questo provvedimento sarebbe finita la “pacchia” di cui ne godevano i tanti “fannulloni” che abusivamente percepivano il RdC.
Alla base della scelta, tuttavia, pare che sia prettamente economico, altro che etico o morale! Le “casse dello Stato” piangono e il Reddito di Cittadinanza, finora, è costato un sacco di soldi. Si è pensato, dunque, di indirizzare le risorse monetarie su altre emergenze: crisi economica, rincaro delle bollette, famiglie in difficoltà. Come un’abile manovra da prestigiatore il governo, invece del solito… coniglio, ha tirato fuori “Mia”, la Misura di Inclusione Attiva. Per averla bisogna essere talmente povero che 500 euro al mese per 18 mesi o 375 per 12 mensilità potrebbero apparire una manna dal cielo. In realtà questo denaro più che un dono è solo una spinta in più per essere scaraventato negli abissi della disperazione.
E’ talmente ovvio che non è nemmeno necessario fare i conti della serva per comprendere ciò che è già chiaro all’origine. Una vera e propria elemosina di Stato. Il vero problema è che, anche su questa misura, pende come una spada di Damocle, l’agenda PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Nel senso che il nostro Paese per ottenere denaro dall’Europa ha dovuto garantire che venissero sodisfatti alcuni requisiti: digitalizzazione, valorizzazione del lavoro a distanza e l’adattamento delle reti internet a parametri che non siano quelli dei Paesi del terzo mondo.
Ormai senza la rete non si va da nessuna parte. E’ uno strumento complementare di crescita e di conoscenza, ma è il solo a nostra disposizione per stare nella società. Sia da punto di vista produttivo che burocratico e del mondo del lavoro. Oltre a cazzeggiare sui social, che comunque resta un’opzione da poter esercitare, è la chiave d’accesso col mondo.
Immaginiamo una famiglia media di “inoccupabili” che percepisce la “Mia”, ovvero 500 euro al mese. Nemmeno facendo i salti mortali, riuscirebbe ad avere un collegamento “wi-fi” domestico, che andrebbe a finire nel paniere delle cose superflue. Da un lato lo Stato riceve denaro dall’Europa per incentivare la digitalizzazione e dall’altro, in pratica, esclude oltre un milione di famiglie dalla possibilità di poterne usufruire. Come fa un cittadino povero ad inserirsi nel mercato del lavoro se gli viene rubata la bicicletta per portarlo al traguardo? Con una mano offro, con l’altra sottraggo. E’ la democrazia all’italiana, bellezza!