Quello che, teoricamente, dovrebbe rappresentare il piano d’azione per il futuro del nostro Paese, mostra qualche crepa. In Europa chiedono chiarimenti in merito all’imminente arrivo di altri 19 miliardi da investire previsti dal PNRR. Fosse come l’Araba Fenice?
Roma – Il PNRR scricchiola e crea un bel po’ di ansia al Governo. Altro non fosse per i chiarimenti che deve fornire alla Commissione Europea circa la realizzazione, convergenza e opportunità di alcuni progetti già nella fase operativa, approvati dal precedente esecutivo Draghi. Insomma un rischio c’é sul quale bisogna lavorare, prendendo atto di quelle che sono le situazioni e soprattutto verificandole nello specifico per trovare soluzioni ed eventualmente alternative.
In ogni caso il problema delle competenze nella pubblica amministrazione è un nodo che non nasce adesso, ma che si ripropone in tutta la sua virulenza quando soprattutto non si riesce ad approfittare di alcune opportunità economiche di rilancio del sistema Italia, come il PNRR. Le competenze delle amministrazioni pubbliche sono di vitale importanza ed al centro del problema non solo del PNRR, ma di qualsiasi politica pubblica indirizzata a cittadini e imprese. In sostanza, se non vi è conoscenza, abilità e atteggiamento aperto non si potrà parlare di autentica competenza, ma dell’esatto contrario. Bisogna, pertanto, contrastare e orientare la parte più conservatrice della burocrazia. D’altronde, le competenze sono così importanti nel PNRR che questa parola è presente ben 205 volte nelle 269 pagine del documento.
Opportuno evidenziare che il Piano di ripresa e resilienza non è semplicemente un insieme di pilastri e di progetti, ma rappresenta il nostro futuro. È, in sostanza, il cambiamento atteso della PA e del nostro Paese. Da ricordare che l’Italia ha conseguito tutti gli obiettivi previsti dal PNRR per il 2021-2022, cioè 151 sui 527 in programma fino al 2026. Per quanto riguarda, invece, quest’anno, invece, dovrà centrarne altri 96, di cui 27 nel primo semestre e altri 69 nel secondo. Se nel primo biennio si è trattato soprattutto di redigere riforme strutturali ora prende il via la fase della realizzazione delle opere infrastrutturali e dei programmi di transizione energetica sui territori rispetto al piano varato dalla Ue per far ripartire l’economia continentale dopo la pandemia di Covid. Finora, secondo i dati forniti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sono stati erogati dall’Ue 66,9 miliardi di euro in favore dell’Italia, poco meno di 1/3 del totale dei 191,5 previsti. A dicembre è stata presentata la richiesta per l’erogazione di altri 19 miliardi, che potrebbero essere versati entro maggio.
Però adesso, al di là degli obiettivi raggiunti, vi è la necessità, secondo il titolare del Mef, di un aggiornamento del piano, visto il mutato contesto economico rispetto a quando è stato varato. Infatti, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha scatenato una ondata inflazionistica ed un rialzo dei costi dell’energia e delle materie prime hanno reso obsoleti i piani finanziari redatti, in precedenza, per alcuni programmi di spesa previsti dal PNRR. Anche il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, ha ricordato che non vi è da preoccuparsi, in quanto si è concordato con la Commissione una proroga della rata di 19 miliardi, per poter chiarire alcune questioni che la commissione ha bisogno di verificare.
“Abbiamo anche indicato quale sono, in quanto non si tratta di fare polemiche con nessuno, ma solamente di prendere atto che sono questioni portate avanti dal precedente Governo per il semplice fatto che noi ci siamo insediati a fine ottobre e già questo sarebbe abbastanza indicativo per le risposte. Detto questo, il Governo sta lavorando per risolvere questa questione in accordo con la Commissione europea” ha affermato Fitto.
In particolare, l’attenzione dell’UE è rivolta soprattutto sugli stadi di Firenze e la costruzione di un nuovo impianto sportivo vicino Venezia. Questi due progetti, infatti, finanziati anche con i fondi del PNRR, sono nella lista degli “approfondimenti tecnici” che Bruxelles si riserva di fare prima di sbloccare i fondi per l’Italia. Scontata la difesa d’ufficio dei rispettivi sindaci, Nardella e Brugnaro, mentre Renzi, più critico, ritiene che i soldi del PNRR debbano andare alle case popolari, invece che allo stadio.