Lo strano decesso del giovane universitario di 18 anni ritrovato cadavere in un cantiere di Parigi nel gennaio del 2019, continua a suscitare dubbi e interrogativi. I familiari dicono no all’archiviazione.
VENTIMIGLIA (Imperia) – Per la Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero in danno di connazionali, il caso della morte di Alessio Vinci, studente universitario di 18 anni, ritrovato cadavere in un cantiere di Parigi il 18 gennaio 2019 deve essere archiviato.
Ma il nonno Vincenzo Ferraro, 73 anni, non ci sta e si oppone alla decisione del Pm Stefania Stefanìa, magistrato inquirente succeduto a Luca Palamara, poi travolto dal noto scandalo giudiziario e successivamente radiato dalla magistratura. Adesso spetterà al Gip capitolino decidere se accogliere o meno la richiesta di opposizione avanzata dall’avvocato Marco Noto, che assiste la famiglia della vittima, oppure optare per la chiusura del fascicolo. Già frettolosamente posto in archivio dai magistrati parigini che avevano chiuso il caso come suicidio.
Ma andiamo a quattro anni fa e a qualche evento precedente alla morte del giovane e valente studente del Politecnico di Torino, considerato una mente matematica geniale. Il ragazzo, alcuni giorni prima di partire per Parigi, avrebbe riferito gli amici più intimi di avere vinto una grossa somma di denaro al casinò. Alessio parlava di 300mila euro e mostrava un portafogli zeppo di banconote da 50 euro che, prima di allora, non avrebbe potuto avere. Il ragazzo, orfano di entrambi i genitori, viveva con il nonno materno a cui non aveva mai dato problemi:
”… Alessio era bravissimo a scuola – racconta il nonno – tanto da frequentare in un solo anno ben due anni di liceo per poi diplomarsi con il massimo dei voti cosi da riuscire ad iscriversi in Ingegneria aerospaziale al Politecnico. I suoi genitori gli mancavano ma con noi stava bene e ne andava fiero e contento dicendolo a tutti. Non aveva motivi per suicidarsi. Troppi i misteri sul suo decesso e troppe le verifiche che non si sono fatte…”.
Il giovane, non si sa ancora perché, mentendo al nonno e agli amici diceva di trovarsi a Ventimiglia ma, in effetti, si sarebbe trovato nella sua casa di Torino da dove sarebbe uscito per recarsi alla stazione ferroviaria due giorni prima della sua morte. Destinazione Parigi. Appena giunto nella capitale francese lo studente si recava all’hotel Le Meridien Etoile, nel quartiere Port Maillot, dove gli veniva assegnata una stanza nonostante non avesse prenotato. Qualcuno lo aveva fatto per lui?
Nel pomeriggio del 17 gennaio, un giorno prima della sua dipartita, Alessio usciva dall’albergo indossando una giacca nuova e costosa che, secondo i suoi gusti, non avrebbe mai comprato. Da quel momento di Alessio non si saprà più nulla. Sino alle 7.30 dell’indomani quando il suo corpo sfracellato verrà ritrovato da alcuni operai sotto una gru all’interno del cantiere attiguo all’hotel.
Il ragazzo sarebbe stato spinto nel vuoto? Si sarebbe suicidato o qualcuno lo avrebbe indotto a farlo? Quest’ultima ipotesi era stata fatta dalla Procura di Roma che, al termine delle indagini, non aveva trovato alcun indizio per proseguire l’azione penale in tal senso. Di contro sembra che diverse persone informate sui fatti non sarebbero state sentite, alcuni numeri di telefono contenuti nel cellulare del giovane non sarebbero stati identificati mentre numerosi messaggi in chat e su messaggerie come Whatsapp non sarebbero stati trascritti né analizzati.
Che cosa è accaduto ad Alessio? Che cosa ci faceva in Francia un ragazzino di 18 anni? Era davvero solo? E per di più con tutti quei soldi? Qualcuno lo aveva pagato per una sua scoperta di cui era diventato scomodo testimone? Sulla scorta dei seguenti messaggi scritti dal giovane, fra cui una lettera in lingua francese dalle diverse interpretazioni, la Procura francese archiviava il caso come gesto estremo:
“Il miglior genitore che avrei potuto avere… Questa volta non tornerò più” e “Non vi dirò perché ho fatto quello che ho fatto. Non mi arrabbierò se mi ricorderete come un giovane pazzo, me ne frego di quello che penserà la gente”.
E che dire di certe ferite sul volto e sulle braccia come se fosse stato colpito da più persone? E ancora: che cosa significa quel messaggio criptato ritrovato nel suo Pc?: “E. T. P. je sais CAM 381ASLCM“. Chi c’era con Alessio quel maledetto giorno? Domande che sino ad ora non hanno avuto risposte.