La corrispondenza di amorosi sensi tra sommerso e contanti

È molto stretta la relazione tra l’utilizzo dei pagamenti cash e il lavoro nero. Con grandi differenze tra Nord e Sud. Ma le regolamentazioni sono confuse e gli evasori ne approfittano.

Roma – Sembra che l’uso del contante sia direttamente proporzionale alla crescita dell’economia sommersa. In genere questo tipo di economia è intesa come l’insieme di ogni attività economica che, pur contribuendo al prodotto interno lordo (PIL), non viene ufficialmente rilevata e che provoca evasione fiscale, contributiva e previdenziale.

La… corrispondenza di amorosi sensi, tanto per citare una famosa frase di Ugo Foscolo da Dei Sepolcri per definire le relazioni di affetto tra gli estinti e i viventi, tra uso del contante ed economia sommersa è venuta fuori da un’elaborazione dell’UPB (Ufficio Parlamentare di Bilancio) ricavata da un’indagine della BCE (Banca Centrale Europea) e dalla Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza). Come si intuisce, non si tratta di una nobile corrispondenza come nel caso di Foscolo, ma di una più volgare e rovinosa per la parte sana dell’economia.

La composizione dell’economia sommersa in Italia.

Le regioni che primeggiano in questa speciale classifica sono Calabria e Campania. Nella prima il sommerso arriva al 21%, mentre le transazioni regolate in contante sono del 90%. La seconda ha un sommerso che giunge al 20% e i pagamenti cash all’80%. Le regioni più attente si trovano al Nord. È sempre il solito refrain: il Nord all’avanguardia e il Sud che arranca, è il leitmotiv di ogni ricerca o analisi socioeconomica. Primeggiano Lombardia, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. La prima ha meno dell’11% di economia sommersa, mentre l’uso del contante è pari al 55-60%. La seconda una percentuale un poco oltre l’11%, mentre l’utilizzo del contante è un po’ meno del 60%. Chiude il podio delle migliori, l‘Emilia-Romagna, con un 12% di sommerso e un 65% di uso del contante.

C’è da dire che, secondo l’Upb, la regolamentazione dell’uso del contante, è stata, alquanto, confusa. Negli ultimi anni si è assistito a una graduale riduzione del cash, fino ad arrivare a 1.000 euro. Col nuovo Governo si è verificato un cambio di rotta e con la Legge di bilancio è stata approvata la soglia di 5.000 euro. Allo stesso modo, la soglia minima di obbligatorietà per i pagamenti elettronici è stata portata a 60 euro. Al di sotto di questo tetto il commerciante può rifiutare il pagamento elettronico. Da questi dati emerge che la normativa per il contrasto all’evasione viene allentata. Tra queste anche lo split payment, la fatturazione elettronica e l’invio telematico degli scontrini. Il primo è un regime particolare che, a differenza di quanto prevede la regola generale, secondo cui l’Iva viene addebitata in fattura al cliente e poi versata all’Erario dal fornitore, impone all’acquirente di versare l’Iva direttamente nelle casse dello Stato, senza l’intermediazione del venditore.

In ultima analisi, come ha specificato l’Upb:

Un tetto relativamente contenuto al contante rientra generalmente in una più ampia strategia antievasione e antiriciclaggio, contribuendo a un più efficace monitoraggio fiscale e del riciclaggio di denaro di provenienza illecita e, di conseguenza, attraverso questo, a un maggiore coordinamento, su queste tematiche, con le altre autorità europee di settore”.

Ora, se lo afferma l’UPB, che è un organismo indipendente istituito presso il Parlamento con funzioni di vigilanza sulla finanza pubblica e non un movimento sovversivo, qualche relazione tra cash e sommerso esiste. E quindi, la lotta all’evasione fiscale, potrà pure andare a… farsi fottere.
Come succede da sempre, tra l’altro!                          

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