La media borghesia italiana è svanita. Pronta ad esplodere la rabbia sociale

L’impoverimento di quella che per decenni è stata la motrice socio-economica italiana rischia davvero di mandare definitivamente alla deriva il Bel Paese.

Roma – Carlo Nordio ritiene che l’incandidabilità dovrebbe scattare dalla sentenza di appello in poi e sta lavorando per modificare la legge Severino. Per far sì che la norma non venga applicata ai condannati in primo grado, in quanto confliggente con la presunzione di innocenza. Nel frattempo si affacciano con prepotenza alla ribalta politica numerose problematiche sociali che vengono liquidate con le solite toppe, che ingigantiscono e lacerano il tessuto sociale.

Insomma sono tante le questioni sul tappeto che hanno bisogno di programmazione e visione politica, non solo a breve termine. Così come l’emergenza sanitaria che sommata alla crisi energetica e delle materie prime ha ampliato la platea di chi ha difficoltà a vivere dignitosamente. Le statistiche indicano una fascia di povertà o semi-povertà composta da oltre 5,5 milioni di italiani. Una situazione drammatica un po’ alleviata dal volontariato, soprattutto cattolico, e parte dai provvedimenti di sostegno pubblico. Però si tratta di interventi-tampone, indispensabili ma che non riescono ad avere una prospettiva di sostanziale argine a questa angosciosa situazione.

La drammatica fine degli italiani

La dimensione è diventata tale che è all’ordine del giorno sia in campo politico che sociale. È una priorità che dovrebbe portare, dunque, il governo a programmare una serie di interventi strutturali che permettano un vero rilancio economico. La situazione è al collasso, l’insofferenza è ormai ai massimi livelli e la rabbia sociale potrebbe esplodere da un momento all’altro. C’è però un altro aspetto che sembra sfuggire agli analisti e purtroppo anche ai politici, come il drammatico e impetuoso abbassamento del tenore di vita della classe media, quella dei quadri intermedi d’azienda, dei commercianti e artigiani, dei liberi professionisti, dei pensionati con assegni superiori a 2.000 euro. Una fascia sociale ampia che ha visto erodere il proprio potere d’acquisto, sospinta verso il basso della scala sociale, con i lavoratori autonomi indicati come evasori fiscali.

Purtroppo non si vuole capire che sono proprio i tanti onesti la spina dorsale degli introiti dell’Agenzia delle Entrate. In un decennio la perdita di reddito è stata del 13%, a cui va aggiunta l’attuale inflazione che sta infliggendo il colpo di grazia. È vero che la classe media è molto eterogenea, si va dai 7 milioni di italiani che dichiarano un reddito ai fini fiscali tra 29mila e 55mila euro e 1,4 milioni, invece, che oscillano tra 55 e 100mila, mentre altri 500 mila vanno oltre 100mila euro. In ogni caso a livello nazionale il reddito complessivo totale dichiarato è pari a 792 miliardi di euro, mentre il reddito medio è di 19.250 euro.

La classe media, peraltro, è una forza elettorale di tutto rispetto, è quindi singolare che non ci sia alcuna forza politica che la stia difendendo, così la legge di Bilancio ha mantenuto inalterato l’esoso peso fiscale su di essa e bloccato la rivalutazione delle pensioni, quindi ha continuato a penalizzarla. Anche quel gioco di prestigio fiscale che è la flat tax ha finito per essere poca cosa. E’ ormai chiaro che un ridimensionamento del ceto medio è da considerarsi un arretramento dell’intera società. E ancora ne vedremo delle belle.

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