Risponde alle domande di Pop sulla mafia cinese il capo centro della Direzione investigativa Antimafia della Toscana, Francesco Iannucci.
Firenze – Oltre alla presenza delle mafie e delle criminalità organizzate italiane esistono numerose forme di organizzazioni malavitose straniere che operano sul nostro territorio, come si evince dai rapporti della Dia. Ne parliamo con un esperto del settore e dalle sue risposte possiamo chiaramente intuire la situazione in cui ci troviamo:
Dott. Nannucci di mafia cinese si parla poco, com’è articolata? Possiamo usare il termine “mafia” in quanto, se non ricordo male, c’è una sentenza che ne certifica l’esistenza. Non é cosi?
“…Si la sentenza di Cassazione di cui parliamo risale ai primi anni duemila – dice Nannucci – e riconosce la forma mafiosa per l’organizzazione cinese che era stata oggetto di indagine. Nel 2018 fu indagata una organizzazione criminale cinese dalla Squadra Mobile di Prato che allora dirigevo. Oggi dopo alterne vicende processuali è sotto processo a Firenze per 416bis, ossia per quella che comunemente viene definita associazione mafiosa. L’indagine prospettava una situazione mafiosa simile negli anni 60 e 70 in Italia. Il giorno prima delle esecuzioni delle misure cautelari il capo venne a Prato e nel ristorante dove mangiava c’era una processione di cinesi che entravano e gli facevano l’inchino…”.
“…La notte quando l’arrestammo – aggiunge Nannucci – dormiva accanto a lui, su una poltrona, una guardia del corpo che lo proteggeva da eventuali criticità perché tempo prima c’era stata una sparatoria tra gruppi cinesi. La struttura quindi abbiamo analizzato, anche nei comportamenti, per me ha una forte valenza mafiosa. Quelle persone parlavano al telefono con grande disinvoltura favoriti da una barriera linguistica su cui confidavano ma che non è servita da ostacolo per raggiungere il nostro obiettivo. La dinamica è perfettamente in linea con le dinamiche mafiose italiane che conosciamo….”.
La presenza della criminalità mafiosa in Toscana come si sviluppa e quali sono i suoi settori d’intervento?
“…Io farei una distinzione – prosegue Nannucci – tra settori d’intervento della mafia cinese, che noi abbiamo analizzato con le tecniche investigative da un lato, e quelli che abbiamo attenzionato e sui quali ruotano gli aspetti economici del pronto moda di Prato e Firenze: il settore delle grucce, il trasporto delle merci su strada, eccetera. Ricordiamo che l’associazione criminale aveva ed ha come obiettivo il controllo del trasporto delle merci cinesi a livello europeo. Poi abbiamo la commissione di reati tipici come il traffico di droga, lo sfruttamento della prostituzione e l’estorsione che sono funzionali al controllo del territorio e utili a far sentire la propria presenza sul territorio. Mafia cinese e quella italiana hanno diverse similitudini come confermato nello spaccato ben descritto nell’ultima relazione semestrale della Dia. Ultimamente tra l’altro la criminalità cinese è stata rilevata anche in Brianza...”.
I recenti accadimenti nella zona di Prato, mi riferisco alla sparatoria al circolo privato di via Confini, aprono nuovi scenari dunque che cosa occorre fare per contrastare tale fenomeno deviante?
“…Più che nuovi scenari – continua Nannucci – tali accadimenti aprono a modalità particolarmente violente delle organizzazioni cinesi ed attualmente sono in corso indagini da parte dei Carabinieri e quindi è prematuro aggiungere altro. Ma questo tipo di episodi non sono nuovi. Anni fa ci fu una sparatoria all’interno di un karaoke frequentato da cinesi. Allora si scoprì che a sparare erano state persone sotto indagine che seguivamo ma per motivi personali fuori dai contesti mafiosi. L’ultima sparatoria avvenuta a Prato è al momento aperta a tutte le chiavi di lettura...”.
Secondo lei che ruolo hanno le associazioni cinesi nel fronteggiare le organizzazioni criminali?
“…È un ruolo particolare ed atipico – risponde il dirigente Dia – di recente ho visto che c’è stata a Prato una valutazione particolare di queste associazioni cinesi. Io mi ricordo che 15 anni fa parlando con un responsabile di queste associazioni, perlopiù collegate al territorio di origine, emerse che loro si offrivano per risolvere questioni private tra cittadini cinesi e quindi andavano ben oltre lo scopo dell’associazionismo ed a rivestire ruoli più propri di un ente statale lavorando bordeline. Esse sono un punto di riferimento per la comunità anche per i clandestini. Difficilmente possono essere di aiuto per fronteggiare le organizzazioni criminali in quanto non sono una sponda per le Forze di polizia...”.
In conclusione di criminalità cinese, qualsiasi sia la sua natura, organizzata o meno, occorre parlarne in maniera chiara, approfondita e senza paura.
“…È necessario parlarne senza paura – conclude Nannucci – e lo si deve fare per bene e in modo approfondito. Quando si inizia ad avvertire la presenza della criminalità cinese potrebbe essere troppo tardi e potrebbe essere un allarme che ci indica la sua buona radicalizzazione sul territorio. Bisognerebbe capire i rapporti tra la mafia cinese e le mafie italiane. In particolare gli accordi che sono stati fatti e quali rapporti funzionali insistono tra organizzazioni. Non bisogna dimenticare che la mafia cinese è in grado di muovere ingenti capitali. Mi ricordo che nella indagine che ho fatto il denaro contante viaggiava nei pacchi degli spedizionieri cinesi. Gli italiani potrebbero aver usato il loro canale aggirando i controlli con prospettive di riciclaggio comuni. La mafia cinese ha un rapporto paritario con le mafie italiane.
L’area di Firenze com’è messa?
“…I cinesi della zona di Firenze Prato Osmannoro hanno rapporti con tutte le comunità europee – chiosa Francesco Nannucci – e comandare su Prato consente di comandare in tutta Europa. Le indagini ci hanno portato da Prato verso la Francia e la Germania dimostrando quanto affermato in modo chiaro...”.