Dopo la singolare ma significativa rapina in banca messa in scena da Bassam al-Sheikh Hussein, c’è da chiedersi che cosa stia succedendo in quello che, un tempo, è stato un Paese cosmopolita e aperto al mondo esterno.
Il Libano è un Paese (potenzialmente) meraviglioso, chiamato un tempo la Svizzera del Medio Oriente. Passò il suo momento migliore sotto la presidenza di Fouad Chehab, a sua volta basata sul personalismo di Mounier, a cui tuttavia subentrò la sanguinosa guerra civile che durò per 15 anni, dal 1975 al 1990.
Questo, unito ai conflitti perenni che circondano il Libano, la crisi Covid, l’esplosione dell’area portuale del 2020, gli speculatori internazionali a cui è stato ceduto il debito pubblico e una classe dirigente non considerata all’altezza dalla popolazione (nonostante il frequente ritorno al voto), hanno rimandato in tilt il Paese dei cedri dopo anni di relativa tranquillità.
Oggi i cittadini libanesi non si fidano più del sistema ma, al contempo, non gli si può negare una forma di “eclettismo creativo” nelle forme di protesta che si stanno attuando: tutto è partito dal gesto rivoluzionario dello scorso 11 agosto, quando Bassam al-Sheikh Hussein ha tentato di rapinare la stessa banca dove aveva depositato circa 210mila Dollari. Soldi, si badi bene suoi, che gli servivano per motivi familiari, ma che non è consentito prelevare per cifre superiori ai 200 Dollari mensili.
Insomma una sorta di eroe contromano che persino le Forze dell’ordine intervenute sembra abbiano a loro modo apprezzato, vista la dimostrata non violenza, oltre ai sostenitori accorsi in massa appena saputo del gesto. Al punto che una banca pare gli abbia riconosciuto un accredito di 30mila dollari. E lui si è costituito.
Il gesto surreale di chi rapina le banche dei propri soldi ha causato una moda da moderni Robin Hood sostenuti da due associazioni, Mouttahidoun e Il Grido dei Correntisti, facendo scoppiare cosi una sorta edidemia delle ruberie (dei denari propri) negli istituti di credito.
Giunti a questo punto le domande che si pongono sono diverse: il sistema cambierà al grido di “rapiniamo le banche dei nostri soldi”? Troverà attuazione il pensiero, attribuito a Brecht, che “è peggio fondare una banca che rapinarla“? Siamo di fronte ad un film dei fratelli Marx? In attesa di risposte sembra che il fenomeno dilaghi a macchia d’olio. Vero o falso?