Le cronache quotidiane, da qualche tempo ormai, ci tengono costantemente sulle spine. Prima la pandemia coi suoi lutti e gli effetti negativi sulla economia e la vita delle persone. Poi ci si è messa pure la guerra in Ucraina a completare un quadro già a tinte fosche. Eppure, nonostante lo spasmodico impegno di tutti, investendo risorse e per cercare di risollevarsi, c’è chi pensa di andare su Marte.
Washington – Non è una boutade: l’uomo raggiungerà il pianeta rosso prima di quanto si pensi. Pare che la prima missione possa avvenire prima della fine del decennio corrente. Ormai non si tratta più del “se andarci” ma di “quando”. Il progetto è già in itinere, si pensa solo di accelerarlo, come ha anticipato alla stampa Gwynne Shotwell, direttore operativo di SpaceX, Space Exploration Technologies Corporation.
Si tratta di un’azienda aerospaziale statunitense con sede a Hawthorne, California, fondata nel 2002 da Elon Musk, il magnate del colosso delle auto elettriche Tesla, con lo scopo di creare le tecnologie per ridurre i costi dell’accesso allo spazio e permettere la colonizzazione di Marte. Ecco la solita sicumera e protervia umana: non è bastato colonizzare di tutto e di più sulla Terra, ora si deve andare a procurare danni anche su Marte!
L’appellativo di pianeta rosso deriva dal particolare colore dovuto alla grande quantità di ossido di ferro, mentre il nome Marte è quello del dio della guerra della mitologia romana. Ormai si conoscono sempre più dettagli sul pianeta, uno degli ultimi fenomeni studiati è quello delle eclissi solari, intraviste di recente. Ma poggiare i piedi su Marte verrebbe considerato un avvenimento sensazionale ancor di più dell’atterraggio sulla Luna nel 1969.
Shotwell, in una lunga intervista alla CNBC, ha dichiarato che SpaceX sta sviluppando un razzo-astronave, predisposto ad affrontare gli imprevisti di siffatto viaggio, a cui è stato dato il nome di Starship, che sarà collaudato con una serie di missioni lunari. C’è da segnalare che le condizioni meteo di Marte restano ad oggi un’incognita. La NASA, l’agenzia spaziale statunitense, sembra essere molto cauta per quanto riguarda le tempistiche e pone il 2040 come anno probabile per lo sbarco di un equipaggio umano su Marte. L’anticipazione o meno della data dipende dalle prestazioni di Starship.
È scontato che SpaceX ne parli in termini entusiastici. Ma è un po’ come chiedere all’oste com’è il vino. Sta di fatto che la FAA, Federal Aviation Administration, l’ente statunitense che regola i voli, sta compiendo un’accurata valutazione ambientale, poi se ne parlerà. C’è da dire che la colonizzazione del pianeta rosso è un chiodo fisso degli ingegneri aerospaziali del mondo da almeno settant’anni. In passato ci sono sati tentativi puramente teorici di viaggi su Marte. Se ne parlò la prima volta nel 1952 come idea realizzabile e non fantascientifica.
Allora si ipotizzava che il pianeta fosse simile alla Terra e si guardava al 1965 come anno per compiere il tanto sognato sbarco. In realtà non se ne è fatto nulla, anche se nel corso dei decenni, gli studi a distanza hanno reso la conoscenza più approfondita, aumentando ulteriormente il fascino di tale impresa.
In genere i sostenitori della ricerca spaziale ritengono che lo sviluppo delle tecnologie per lo spazio porti effetti positivi sul progresso dell’umanità. Come, ad esempio, la possibilità di creare nuovi materiali, leghe e nuove strumentazioni. I dubbi sull’utilità di investimenti così ingenti, almeno sul breve termine, restano e sono tanti. Certamente la conoscenza dell’Universo contribuisce ad accrescere il sapere dell’uomo.
Però il tarlo resta. Con i tanti problemi sulla Terra, l’inquinamento ambientale ed il riscaldamento globale, sarebbe più opportuno e proficuo indirizzare le risorse finanziare verso questi obiettivi concreti, specie in virtù dell’immenso impatto ambientale che queste missioni spaziali hanno sul nostro ecosistema già messo a dura prova.