Il primato della vergogna spetta alla Regione Campania, Ci sono ospedali le cui fondamenta risalgono a mezzo secolo fa e mai ultimati. Fra processi, condanne e proscioglimenti la politica di sempre distrugge e non inaugura.
La pandemia sta facendo il suo corso verso il picco massimo. Durante questa spasmodica attesa in Italia il sistema sanitario è al collasso e, mai come ora, ha evidenziato le sue numerose falle. In un momento da allarme rosso in cui si stanno costruendo ospedali da campo in tempi record, fanno riflettere amaramente le condizioni di desolazione e degrado in cui versano spazi immensi già edificati, negli anni, come nosocomi.
Nel Bel Paese ci sono ben 132 ospedali ”fantasma”, costati milioni di euro di quattrini pubblici e mai aperti o utilizzati solo in minima parte. Il fenomeno interessa un po’ tutto lo Stivale, con particolare incidenza nel meridione. Tra queste cattedrali nel deserto la più vecchia in assoluto è quella di San Pio a San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento. Ai cinquemila cittadini di questo paese, situato in una terra di confine tra Campania, Puglia e Molise, la sanità viene costantemente negata: quell’ospedale di duemila metri quadrati, dotato di un piccolo eliporto e costato 26 milioni di euro, con i lavori cominciati nel lontano 1957 e ancora in corso, non ha mai aperto un solo giorno.
Il progetto originario prevedeva cinque piani e 133 posti letto, con reparti di Rianimazione, Terapia intensiva, Medicina, Chirurgia, Laboratorio di analisi, Radiologia, Cardiologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Ortopedia, Riabilitazione e Ortotraumatologia. Insomma un ospedale a cinque stelle per i 35 mila abitanti della valle del Fortore che fanno molto prima (circa 40 minuti) a raggiungere i nosocomi di Lucera o Foggia che quello di Benevento (circa un’ora e mezza), a causa delle strade tortuose e delle pessime condizioni del manto stradale.
Dopo una prima catena di ritardi e un terremoto, i lavori furono ultimati intorno alla metà degli anni 70 senza, però, l’apertura della struttura che fu richiesta addirittura a Sandro Pertini durante una clamorosa protesta nel 1980. In realtà il nosocomio fu sottoposto a tre revisioni progettuali in base agli orientamenti della politica sanitaria regionale che, ogni volta, introducevano caratteristiche non compatibili col progetto iniziale. Così il tempo passava e ciò che era stato realizzato prima non era più conforme alle varie normative.
Nel 1994 la regione Campania istituì il Sistema regionale per l’emergenza sanitaria (Legge Regionale 11 gennaio 1994, n.2) e definiva l’ospedale P.S.A. (Pronto Soccorso Attivo) inserendolo come tale nel Piano Regionale Ospedaliero. A metà degli anni 90 si giunse al paradosso: pur essendo un ospedale non attivo venne bandito un concorso per la copertura di 90 posti destinati a primari, infermieri e personale amministrativo. Nel 1998 arrivò anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sanità presieduta da Enrico Pianetta, anche se già in precedenza l’ospedale di San Bartolomeo era finito nelle carte di un’altra Commissione che indagava sugli sprechi della sanità.
Nel 2001 il direttore dell’Asl di Benevento dell’epoca, Mario Scarinzi, annunciò l’attivazione di una serie di concorsi per circa 150 posti e della messa in atto delle procedure per le gare di appalto relative alle forniture di attrezzature e arredamenti, inserendo il nosocomio nella Carta dei servizi sanitari. Scarinzi era il cognato di Ciriaco De Mita e venne arrestato insieme a Ruggiero Cataldi (presidente della Commissione per assunzioni all’Asl) nello scandalo assunzioni all’Arpac, che riguardarono in particolare l’Udeur di Clemente Mastella. Entrambi furono scagionati da ogni accusa.
A suon di leggi regionali e delibere sanitarie, l’Asl apportò diverse modifiche a seguito dell’introduzione, nel 2002, del modello di ospedale di comunità e il progetto dell’attivazione di un presidio S.A.U.T. (Servizio Assistenza Urgenza Territoriale) e di un punto S.T.I. (Servizio Trasporti Infermi), oltre alla trasformazione, a partire dal 2005, del S.A.U.T. in P.S.A.U.T. (Pronto Soccorso Attivo Urgenze territoriali). I posti letto, nel corso degli anni, si ridussero a 90 e infine a 24. Nel frattempo l’apertura del P.S.A.U.T. vide una serie di ritardi continui, di visite sul posto da parte degli stessi commissari dell’Asl e di promesse disattese, con tanto di proteste degli amministratori comunali davanti alla sede dell’Asl di Benevento 1.
Finalmente il 13 febbraio 2013 venne inaugurato il P.S.A.U.T. alla presenza dell’ex presidente della Provincia Aniello Cimitile, degli ex onorevoli Nunzia De Girolamo e Luca Colasanto, dell’allora sindaco Vincenzo Sangregorio e anche di quelli di Castelfranco in Miscano e di San Giorgio La Molara. Fu la celebrazione di un presidio della discordia, in quanto la sua apertura determinò la chiusura dei S.A.U.T. di Foiano Valfortore e Ginestra degli Schiavoni e l’attivazione di una guardia medica a Castelfranco in Miscano. Non a caso, Nunzia De Girolamo, insieme ad altri sette imputati, è coinvolta nel processo, ancora in corso, sulle presunte irregolarità nella gestione della Asl di Benevento tra il 2010 e il 2013, che avevano come obiettivo quello di ottenere consensi elettorali.
In Campania stanno aumentando i casi positivi al Covid-19 e, nel Sannio, preoccupano le carenze dei presidi ospedalieri. Mentre per le province di Napoli, Salerno, Caserta ed Avellino s’implementano considerevolmente i posti di terapia intensiva, per Benevento si parla di aprire due ospedali di comunità, a Cerreto Sannita e a San Bartolomeo in Galdo, senza l’indispensabile dotazione. A questo proposito, Vittorio Fucci, ex assessore regionale e presidente di ”Progetto Sannio” reclama a gran voce l’ incombente necessità, ritenendo che i centri già citati, di livello leggermente superiore alle guardie mediche, nulla possono offrire per combattere il virus.
Una nota positiva viene dal presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, che ha chiesto ai consiglieri provinciali di approvare, in tempi brevi, un documento per destinare l’ospedale di Sant’Agata de’ Goti e i plessi di Cerreto Sannita e San Bartolomeo per accogliere i malati di Covid-19, in virtù di un decreto legge che ha messo a disposizione risorse economiche ed ha avviato la ricerca di personale medico. Al coro di voci si è aggiunta anche quella di Matteo Salvini che ha rinnovato le richieste di apertura di questi ospedali inutilizzati, invitando il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, il sindaco di Benevento Clemente Mastella e il governo ad intervenire. Nonostante lo sblocco, dopo 19 anni, del piano di edilizia ospedaliera per l’importo di 1 miliardo e 80 milioni di euro e la recente fine del Commissariamento della sanità nella Regione , nella terra sannita martoriata dalla malasanità e dal malaffare, durante l’emergenza Coronavirus si rischia di morire perché i nosocomi costruiti più di 60 anni fa ancora non aprono. E forse non apriranno mai.