Washington – Immigrati usati come pedine elettorali

Anche negli Stati Uniti gli immigrati hanno i loro problemi. Gli sbarchi continuano senza soste anche nelle zone “in” del Paese dove gli “ultimi” vengono manipolati politicamente senza scrupoli. Adesso la situazione è da vero allarme rosso.

Washington – L’isola di Martha’s Vineyard è il luogo d’elite per eccellenza negli Stati Uniti. Avere casa lì qualifica immediatamente come appartenenti alla razza dei Vip di cui fa parte l’1 per cento della popolazione mondiale. Più o meno.

I migranti respinti dalla Florida

Basta ricordare che l’isola al largo delle coste del Massachusetts è il luogo prediletto per le vacanze della dinastia Kennedy, della famiglia Obama e dei ricchissimi della East Coast. L’ultima piccola invasione a Martha’s Vineyard è avvenuta durante la notte. Senza alcun preavviso, infattti, sono atterrati sull’isola 50 immigrati a bordo di due aerei.

I residenti, onor del vero, hanno cercato di dare aiuto e alloggio ai nuovi arrivati, ma sono dovute intervenire le autorità per trovare sistemazioni adeguate ai migranti perché l’isola ospita solamente ventimila residenti.

I governatori repubblicani di Texas, Florida e Arizona, dall’inizio dell’estate, stanno trasferendo con intenti dimostrativi e provocatori, migliaia di esuli clandestini nei luoghi abitati e frequentati dai miliardari, nell’ambito di una campagna per spostare il peso dell’immigrazione nelle aree democratiche storicamente meno ostative rispetto a questi cittadini meno fortunati.

Hanno cominciato con i trasferimenti in massa verso New York di gruppi di profughi assai consistenti. La provocazione ha visto come protagonisti gli homeless fatti accampare a Washington proprio di fronte  all’Observatory, la residenza della vicepresidente, Kamala Harris. Insomma una sorta di cartina al tornasole che intende dimostrare come le aree che votano a maggioranza democratica, dovrebbero accogliere più immigrati perché hanno incoraggiato l’arrivo in massa di nuovi esuli. Salvo poi a mettere i bastoni tra le ruote alle leggi sugli espatriati, come quelle avanzate da Trump.

Mezzi carichi di immigrati o aspiranti tali, continuano ad arrivare a Washington, a Chicago e New York dal Sud degli States a bordo dei più svariati mezzi di locomozione. Le tensioni cominciano a farsi sentire e il malcontento circola anche tra i progressisti. Tutti i cosiddetti Hot-Spot sono al collasso.

Molti dei nuovi arrivati dormono sui marciapiedi e le associazioni per i diritti civili hanno messo sotto accusa il sindaco di New York che viola il patto di accoglimento dignitoso stipulato 40 anni fa dall’amministrazione Ed Koch ai fini di fornire un tetto a tutti gli “ultimi” di New York. Ma Eric Adams, il nuovo primo cittadino, si difende spiegando che l’ondata migratoria attuale non era stata prevista al momento del patto di Right to Shelter (diritto ad un tetto per tutti) e quelle politiche sociali vanno riviste.

Il governatore della Florida spedisce i migranti clandestini nell’isola esclusiva amata dai ‘liberal’ (AGI)

Il Paese si trova di fronte ad una enorme massa di diseredati che vengono usati e catapultati per ripicca, per dimostrazioni di forza e polarizzazioni elettorali, nelle zone a maggioranza democratica, per creare una redistribuzione del carico migratorio. Insomma anche nella grande America quando si parla di migranti la situazione è da anno zero. E poi parlano di Lampedusa.

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