Violenze in ospedale: corsi di difesa per medici e infermieri al Policlinico di Roma

Ogni mese il personale sanitario frequenta lezioni teoriche e pratiche, tenute da esperti esterni, per imparare a mettersi in sicurezza.

Roma – Contro le aggressioni ai sanitari c’è chi pensa ad istruire il personale ospedaliero con le
tecniche di difesa personale: accade al Policlinico Umberto I di Roma, dove ogni mese medici e infermieri frequentano lezioni teoriche e pratiche, tenute da esperti esterni, per apprendere come mettersi in sicurezza, senza recare danno a chi si ha di fronte. “Già riscontriamo i primi risultati – racconta all’ANSA il professore Giuseppe La Torre, direttore della Scuola di specializzazione di Medicina del Lavoro della Sapienza di Roma -, come il caso di un operatore sanitario che, preso per i capelli da un uomo, ha usato le tecniche insegnate e di fatto ha bloccato l’aggressione”. 

Torre è il direttore scientifico dei corsi. A frequentarli è stato innanzitutto chi lavora in pronto soccorso, il reparto come sempre più esposto alle violenze. Le lezioni sono strutturate su una parte teorica, che insegna a captare i primi segnali della violenza e a mettere in atto precise tecniche di de-escalation dell’aggressività, e su una parte pratica di addestramento. Ad insegnare teoria e pratica dell’autodifesa al personale sanitario del policlinico romano è lo staff di Adolfo Bei, docente di discipline del combattimento presso l’Università di Cassino e istruttore in palestre e ospedali. Tra loro c’è anche un maestro di judo, Michele Vannacci, che ha formato per anni le forze di polizia a Roma. “L’obiettivo del corso è difendersi e scappare, senza far male”, spiega Bei.

Corsi di difesa per medici e infermieri (Foto Ansa)

Nonostante l’intervento legislativo del governo le aggressioni continuano. A novembre c’era stato il via libera definitivo della Camera alle misure per contrastare la violenza sui professionisti sanitari e socio-sanitari nell’esercizio delle loro funzioni e il danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria. La norma prevede l’arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l’arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari, nonché per il reato di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria. Ebbene, l’intento deterrente del provvedimento contro alcuni pazienti facinorosi sembra non funzionare.

Intanto anche in Lombardia ci si attrezza: qui ha fatto il suo debutto lo smartwatch contro le violenze al personale sanitarioL’Asst Pavia è la prima azienda in regione a sperimentare lo strumento, a partire dal 2 gennaio 2025 nel Pronto soccorso dell’Ospedale di Vigevano. I nuovi dispositivi anti-aggressione – spiegano dall’azienda socio sanitaria territoriale pavese – sono progettati come braccialetti da indossare al polso, e combinano praticità e funzionalità avanzate per rispondere prontamente a situazioni di emergenza. Il personale del Pronto soccorso di Vigevano è già stato formato all’utilizzo di questi smartwatch e alle procedure operative connesse, garantendo la piena efficienza del sistema, si legge in una nota.

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