Via libera tra le barricate ai test psico-attitudinali per i magistrati

Anm sul piede di guerra “norma simbolo per suggestionare opinione pubblica”, Nordio replica “polemiche sterili, vuote astrazioni”.

Roma – Dopo il braccio di ferro governo-toghe, il Cdm dà il via libera ai test psico-attitudinali per l’accesso alla professione dei magistrati dal 2026, forse simili a quelli cosiddetti ‘Minnesota’, che valutano la personalità dei candidati. Il decreto legislativo approvato in Consiglio dei ministri ha avuto modifiche fino all’ultimo minuto, che però non mitigano le proteste dell’Associazione nazionale magistrati. “Un candidato che supera una prova scritta difficilissima e sta per coronare il sogno di una vita, magari con ottimi voti, può essere bocciato per qualche domandina di un professore di psicologia? Ma se non è pazzo così ce lo facciamo diventare”, tuona il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. 

Il leader del sindacato delle toghe accusa il governo di “esorbitare dai suoi poteri dando a un decreto del ministro il potere di stabilire i contenuti della prova”. Il timore è che “si voglia introdurre la valutazione
della personalità che è arbitraria”
. Sciopero in vista dunque?  “Ne abbiamo parlato e ne parleremo – dice Santalucia – siamo tutti uniti, è una norma irrazionale, che entrerà nel 2026, c’è spazio per convincere coloro che pensano che siano utili, della totale inutilità di questo sistema”. Ma il ministro della Giustizia Carlo Nordio tira dritto:  “L’esame psicoattitudinale è previsto praticamente per tutte le funzioni più importanti del Paese: medici, piloti, forze dell’ordine. Questa è una domanda che vorrei fare tra chi polemizza, ai miei ex colleghi: il pm è capo della polizia giudiziaria, sottoposta a test psicoattitudinali. Se sottoponiamo a test chi ubbidisce è possibile non farlo con chi ha la direzione della polizia giudiziaria?”.

Nordio ha inoltre precisato che chi sarà bocciato al test psicoattitudinale per l’accesso alla magistratura avraà comunque la possibilità di ripetere l’esame. Lui stesso dice di essersi “sottoposto al test psicologico del Minnesota, che è quello che vorremmo introdurre qui”. Per il Guardasigilli “non c’è nulla di male se una
persona cerca di capire com’è fatta e magari può cercare di correggersi, si tratta di persone che hanno in mano le vite degli altri, come i medici”. A chi gli ha chiesto se fosse possibile ripetere l’esame di accesso alla magistratura qualora il candidato non superasse i test, il ministro ha risposto: “L’esame di accesso alla magistratura si può ripetere quattro volte”.

Sarà il Consiglio superiore della magistratura a nominare i docenti universitari in materie psicologiche che – su indicazione Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università – faranno parte della commissione giudicante. Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà durante la prova orale, ma già dopo quella scritta riceverà dei test su un foglio, individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati per quelli effettuati agli agenti di polizia. Test che costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale, che sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice, e non da uno psicologo (il quale sarà presente solo come ausilio), alla quale è demandato in maniera collegiale il giudizio finale sul complesso delle prove.

Un cambiamento significativo, quindi, rispetto alla bozza circolata fino a poche ore prima, la quale prevedeva invece che il ministro della Giustizia nominasse commissioni di esperti e valutasse le procedure dei test, d’intesa con il Consiglio superiore della magistratura. Nel decreto legislativo che entrerà in vigore ci sarà invece un doppio livello di garanzia: il Csm disciplinerà i test in via generale e poi la commissione esaminatrice deciderà.

Carlo Nordio

Le polemiche però non sono destinate a finire. L’Amn non cede di un passo di fronte alla linea morbida e con il presidente Santalucia punta il dito: “Più che una sciagura, è una norma simbolo, lo scopo era creare una suggestione nell’opinione pubblica, che i magistrati hanno bisogno di un controllo psichico”. Il Guardasigilli bolla però queste reazioni come “polemiche sterili, vuote astrazioni”, sottolineando anche il parere favorevole delle Commissioni Giustizia alla richiesta di valutare i test: “Quando entrambe le Camere ti inviano determinate osservazioni è quasi un dovere del governo quello di adeguarsi. Non c’è un’invasione di campo o interferenza da parte dell’esecutivo nei confronti della magistratura. Non c’è nessun vulnus, nessuna lesa maestà”. 

Per il deputato di Azione Enrico Costa, ex viceministro della Giustizia, i test psicoattitudinali “sono solo fumo negli occhi: quella che conta è una seria valutazione di professionalità, che seria non sarà perché il Csm non avrà a disposizione, per valutarne gli esiti, tutti gli atti dei magistrati”. Sul piede di guerra il M5S: “Non c’è alcuna possibilità che Nordio e Meloni si occupino delle vere esigenze della Giustizia e dei suoi utenti, i cittadini, polemizzano i rappresentanti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Valentina D’Orso, Federico Cafiero de Raho, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. “Ecco allora che dopo le pagelle, arrivano i test psicoattitudinali per i magistrati”, fanno notare.

E attaccano ancora i grillini: “Coronano così il sogno prima di Licio Gelli e poi di Silvio Berlusconi e continuano l’azione di delegittimazione verso chi deve contrastare i delinquenti, il crimine organizzato e ogni forma di malaffare. Un totale ribaltamento dei ruoli”.

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