Veneto, è guerra tra Zaia e Salvini sulla lista personale del governatore

Il presidente uscente sfida Roma: “Voglio correre con il mio simbolo”. La base veneta in rivolta: “È come non far giocare Maradona”.

Il Veneto è in subbuglio. Mentre l’autunno si avvicina con le elezioni regionali all’orizzonte, esplode pubblicamente il conflitto latente tra Luca Zaia e Matteo Salvini sulla composizione delle liste elettorali. Al centro della disputa c’è la volontà del governatore uscente di presentarsi con una lista personale, osteggiata tanto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni quanto dal segretario della Lega.

La metafora di Maradona e il grido della base

“È come se il Napoli negli anni Ottanta non avesse fatto giocare Diego. E noi dovremmo rinunciare alla lista di Luca Zaia che cinque anni fa ha preso più voti di tutti?”, si è sfogato Giuseppe Fantuz, segretario della sezione leghista di Gaiarine, in provincia di Treviso, parlando al Gazzettino. Una metafora calcistica che inquadra perfettamente il sentimento della base veneta, dove comitati di autoconvocati spingono per la lista del loro beniamino.

Luca Zaia

I numeri, del resto, parlano chiaro e spiegano le ragioni di questa insurrezione dal basso. Nel 2020 la Lega si fermò al 17 per cento, mentre la lista Zaia volò al 44,6 per cento dei consensi. Secondo alcuni sondaggi interni, il “partito” di Zaia oggi sarebbe stimato sopra il 40 per cento, contro una Lega ferma tra il 10 e il 12 per cento, con il rischio concreto di essere superata persino da Forza Italia.

Il duello sotterraneo che diventa pubblico

Proprio questi numeri spiegano la ferma opposizione di Salvini, che teme che una lista personale possa prosciugare i voti leghisti. Il leader del Carroccio ha fatto sapere chiaramente che non se ne parla: Zaia dovrà accontentarsi di fare il capolista della Lega. Ma il governatore, piccato per lo stop al terzo mandato (“Salvini non ha fatto nulla per difenderlo”, si lamentano i suoi), ha già fatto trapelare che non intende più ubbidire.

Quello che per anni è stato un duello sotterraneo, silenzioso e discreto “da democristiani” tra i due leader, ora rischia di esplodere pubblicamente per la prima volta. Chi conosce Zaia sa che ha fatto l’impossibile per ottenere un nuovo mandato. “Ha una passione sfrenata per il Veneto”, dice uno dei suoi. “Non mollerà”.

I rapporti istituzionali e le divergenze politiche

Non è un mistero che Zaia non sia in perfetta sintonia con Salvini. Il vicepremier ha sempre considerato il governatore veneto un avversario ingombrante, un amministratore capace di mantenere buoni rapporti istituzionali anche con esponenti del campo avverso.

Il Presidente Sergio Mattarella

Emblematico il recente messaggio di auguri di buon compleanno al presidente Mattarella, definito “una persona di riferimento per umanità, capacità di ascoltare e comprendere”, dopo avergli donato durante la visita a Venezia un leone di San Marco in vetro di Murano.

La corsa alla successione

Se la vittoria del centrodestra appare scontata, meno chiaro è chi sarà il candidato presidente. In casa Fratelli d’Italia i nomi forti sono due: il bellunese Luca De Carlo, 52 anni, e il veneziano Raffaele Speranzon, 53 anni, entrambi senatori. Nel campo leghista il favorito è Alberto Stefani, 32 anni ma già deputato da quando ne aveva venticinque, vicesegretario della Lega e presidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Un enfant prodige di Salvini ma gradito anche al “partito” di Zaia per il suo stile moderato.

Altri nomi in circolazione sono quelli del sindaco di Treviso Mario Conte e di Elisa De Berti, avvocata ed ex sindaca di Isola Rizza, attuale vicepresidente della Regione e numero due di Zaia.

Il governatore uscente ha fatto sapere di non voler interferire nella scelta del successore ma chiede solo di poter correre con la sua lista, forte delle richieste che arrivano dal territorio. Una richiesta che potrebbe dragare i voti dei moderati che non se la sentono di mettere la croce sull’insegna leghista.

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