Veliero affondato, al via il recupero dei corpi. I dubbi sulla dinamica del naufragio [VIDEO]

Recuperati il banchiere Jonathan Bloomer e l’avvocato Chris Morvillo con le rispettive mogli. Mancano all’appello il tycoon inglese e la figlia Hannah. Interrogato per oltre due ore il comandante.

Palermo – I sub dei vigili del fuoco nel pomeriggio di oggi, 21 agosto, hanno individuato e recuperato quattro corpi nello scafo del Bayesian, il veliero inabissatosi alle 5 del mattino di lunedì al largo di Porticello, a pochi chilometri da Palermo. Si tratta dei cadaveri del banchiere inglese Jonathan Bloomer, dell’avvocato americano Chris Morvillo e delle rispettive mogli. Mancano ancora all’appello i corpi del tycoon Mike Lynch e della figlia 18enne Hannah. Un altro cadavere è già stato individuato e attende solo di essere recuperato e portato sulla banchina, dove sono presenti i magistrati della procura di Termini Imerese.

Già dalle prime ore del mattino di ieri, dopo un briefing tra Vigili del fuoco, Capitaneria di Porto e diversi tecnici e ingegneri a Porticello per fare il punto della situazione, erano riprese le immersioni, che hanno coinvolto anche i sommozzatori che parteciparono alle ricerche dei superstiti sul relitto della Concordia, la notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012.

Le operazioni di recupero dei corpi

Già l’altro ieri i sub erano entrati nello scafo della nave e avevano ispezionato gli spazi comuni. Ieri hanno raggiunto le cabine, un’operazione difficile perché ogni operatore ha a disposizione soltanto 12 minuti tra l’immersione e la risalita in superficie, a causa del periodo necessario di decompressione. Al lavoro dei sommozzatori dei Nuclei Sub Guardia Costiera di Napoli e Messina da ieri si è affiancato quello di un ulteriore veicolo subacqueo a controllo remoto Rov (Remotely Operated Vehicle). Il “robot”, capace di operare sul fondale marino fino ad una quota di 300 metri e un’autonomia tra le 6 e le 7 ore, è dotato di un’avanzata tecnologia che permette di indagare i fondali e di registrare video e immagini dettagliate.

Si cerca, intanto, di ricostruire la dinamica dell’affondamento, avvenuto in soli 60 secondi e secondo modalità che destano non pochi dubbi. Secondo gli ingegneri navali, il Bayesian era costruito per “resistere a venti fortissimi, fulmini e muri d’acqua”. E infatti sia lo scavo che l’altissimo albero maestro – misurava 75 metri – risultano intatti, adagiati sul fondale a 50 metri di profondità. I boccaporti a quanto si apprende sono chiusi e le vetrate integre. Nessuna delle ipotesi, per ora, sembra convincere del tutto. Né quella che attribuisce l’inabissamento a un muro d’acqua che avrebbe sollevato l’imbarcazione da poppa per poi spingerla sott’acqua, né quella dell’ancoraggio in rada con l’allarme meteo.

Il dispiegamento di forze alla ricerca dei dispersi


Altre ipotesi arrivano dall’estero, dato che della vicenda – che coinvolge inglesi e americani – si stanno occupando gli esperti di mezzo mondo. E così il Financial Times solleva dubbi sulla posizione della “deriva mobile”, cioè di quella specie di “pinna” posizionata sotto lo scafo che serve a diminuire o aumentare la stabilità della barca a seconda delle necessità. E per il quotidiano, ripreso dal Messaggero, “se la chiglia fosse stata per qualche motivo in posizione sollevata anziché completamente estesa, ciò avrebbe compromesso la stabilità della barca in caso di vento forte. In genere, i capitani di yacht a vela con alberi particolarmente alti cercano di allontanarsi dalla zona di pericolo se sono previsti venti forti”. A quanto risulta, però, in questo caso ciò non è successo e resta da capire la ragione.

Tra le tante ipotesi, spunta anche quella dell’errore umano. Il comandante del veliero, James Catfield, 51 anni, è stato sentito per due ore dai pm della Procura di Termini Imerese per cercare di ricostruire le fasi drammatiche dell’inabissamento e per acquisire dettagli tecnici utili alle indagini. Anche i sopravvissuti sono stati ascoltati, sempre per cercare di acquisire elementi utili a ricostruire l’accaduto.

Al Messaggero l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della nostra marina militare, esprime le sue perplessità per il fatto “che una nave così attrezzata e così moderna sia affondata così rapidamente”. E quindi rileva che “se effettivamente non ci sono lesioni sullo scafo, l’acqua deve essere entrata attraverso dei portelli aperti. La nave a quel punto è andata rapidamente a fondo perché tonnellate di acqua si sono riversate all’interno”.

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