Litigi continui e il timore di essere abbandonato. Il tutto aggravato da tossicodipendenza e problemi psicologici. Così un 37enne ha ammazzato barbaramente padre e madre. Si ripropone il triste ed irrisolto problema dell’assistenza psichiatrica ormai praticamente inesistente.
Racalmuto – Venticinque colpi di mannaia al padre e 22 alla madre perché credeva volessero mandarlo via da casa dove non lo avevano mai accettato. Cosi avrebbe riferito agli inquirenti Salvatore Sedita, 37 anni, reo confesso, dopo la terribile mattanza consumatasi nella casa popolare dei genitori, in via Rosario Livatino, a Racalmuto, lo scorso 13 dicembre. L’uomo, con problemi psicologici e assuntore di sostanze stupefacenti, si sarebbe trovato in casa con il padre Giuseppe Sedita, 66 anni, operaio forestale e con la madre Rosa Sardo di 62, casalinga, con i quali litigava spesso da quando si era separato dalla moglie.
Una separazione che pare non avesse superato. I tre avrebbero alzato i toni, raccontano i vicini, e quella sera che avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per festeggiare l’entrata in pensione di papà Giuseppe, ben presto si sarebbe trasformata in tragedia. Forse per una richiesta di denaro diniegata o probabilmente per gli spettri che disturbavano il suo cervello Salvatore avrebbe afferrato un grosso coltello da macellaio iniziando ad infierire, fendente dopo fendente, prima contro Rosa e poi contro Giuseppe. Le due vittime nulla hanno potuto contro la furia omicida del figlio che, subito dopo, si sarebbe lavato accuratamente le mani e cambiato d’abito abbandonando i suoi vestiti sporchi di sangue, alla rinfusa, dentro la sua stanza.
A ritrovare i corpi martoriati dei due coniugi è stata una delle sorelle del presunto assassino che una volta giunta in casa, preoccupata del silenzio telefonico dei genitori, avrebbe fatto la macabra scoperta allertando i carabinieri e gli inutili soccorsi. Scattato l’allarme i carabinieri di Racalmuto ed i colleghi di Agrigento si mettevano sulle tracce di Giuseppe Sedita che, dopo essere rimasto in compagnia di alcuni immigrati nel giardino comunale vicino alla sede della Fondazione Sciascia, si sarebbe recato in centro storico per mangiare un panino con la milza. L’uomo veniva intercettato dai militari, di cui è vecchia conoscenza per motivi di droga, e trasferito in caserma dove pare abbia proferito parole senza senso (sentivo le voci e vedevo i fantasmi, avrebbe ripetuto l’uomo più volte) ma attinenti a quanto aveva combinato nell’abitazione dei suoi.
Secondo i primi accertamenti l’omicidio sarebbe avvenuto diverse ore prima del ritrovamento dei corpi che giacevano nel salotto, quasi abbracciati, in un lago di sangue. Il liquido ematico presente dappertutto nella stanza, infatti, era già rappreso da ore. Gli esperti del Ris di Messina, intervenuti sulla scena del crimine, dovranno analizzare gli abiti del presunto killer e ricostruire per intero la dinamica del duplice omicidio onde chiarire esattamente come si sarebbero svolti i fatti. L’uomo, dopo il ricovero nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dove è stato tenuto in terapia, un volta davanti al procuratore facente funzioni Salvatore Vella e al Pm Gloria Andreoli, rendeva ampia confessione, cosa che reiterava davanti al Gip Francesco Provenzano e al difensore, avvocato Ninni Giardina:
” Ho colpito prima mia madre e poi mio padre – ha detto Salvatore Sedita – con la mannaia da macellaio che avevo conservato in una borsa frigo in camera da letto. gliel’ho conficcata nel collo e ho continuato anche quando ho capito che erano morti. Quando ho capito che non respiravano più ho inferto altri colpi per tranciargli le mani…Non mi accettavano, volevano sbattermi fuori di casa”.
Sul movente i dubbi permangono anche se le condizioni psichiche dell’indagato, come pare già in cura da uno specialista, fanno pensare ad un delitto commesso durante un eccesso d’ira di un soggetto mentalmente compromesso. Tra le altre cose il presunto omicida avrebbe anche accusato il padre di non averlo voluto accompagnare a Canicattì per sottoporsi alla consueta somministrazione di un farmaco. Nel frattempo Salvatore Sedita verrà trasferito e curato in una Rems (Residenza esecuzione misure di sicurezza) struttura sanitaria che ha sostituito i manicomi criminali. Il 19 dicembre corso, presso la chiesa Madre di Racalmuto, si sono svolti i funerali delle due vittime mentre il primo cittadino del Paese girgentino, Vincenzo Maniglia, ha dichiarato il lutto cittadino.