Soldati Gruppo Wagner

Ucraina – Perché il gruppo Wagner è uscito dalle grazie di Putin

Per mesi i mercenari sono stati la punta di diamante dell’esercito russo, al punto che il loro capo Yevgeny Prigozhin era persino sussurrato come successore di Putin al Cremlino. Ora la loro posizione politica è più fragile che mai. Che cosa è successo?

Kiev – I mercenari del gruppo Wagner sono stati tra i protagonisti assoluti della folle avventura russa in Ucraina. L’elevata qualità del personale militare e la loro esperienza nel combattimento urbano gli ha fatto guadagnare numerose vittorie. Sono fioccati fondi, regalati palazzi e laboratori, forniti battaglioni di artiglieria e carri armati: si faceva persino il nome di Yevgeny Prigozhin come futuro Ministro della Difesa – o addirittura come nuovo uomo forte del Cremlino. Perché l’ascesa al potere del “cuoco di Putin” si è improvvisamente interrotta?

Logo Gruppo Wagner
Logo della Wagner, l’esercito privato di Putin

Il Gruppo Wagner. Un potente esercito mercenario che ha un solo cliente: il Cremlino. I suoi soldati, spietati e ben addestrati, sono il braccio extra-istituzionale di Putin: non hanno catene di tipo legale, e sono uno strumento importante per promuovere i piani di Mosca in Africa e Medio Oriente. A comandarli, Yevgeny Prigozhin, confidente personale di Putin, imprenditore nell’ambito della ristorazione (non per altro è il “cuoco di Putin“) e nell’ambito delle PMC (Private Military Company).

La loro importanza è cresciuta enormemente in seguito alla invasione russa del 2022. A causa delle enormi perdite subite dalle truppe speciali russe nelle prime fasi della guerra – quando sono state scagliate in attacchi scriteriati contro obiettivi irrealistici, i loro soldati – ben addestrati nelle finezze del combattimento urbano – sono diventati preziosi come l’oro. Ma la guerra non è solo contro gli Ucraini. E’ anche tra le diverse fazioni all’interno della corte di Putin, che si litigano la benevolenza, in forma di fondi e influenza, del dittatore.

Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin
Amiconi: Yevgeny Prigozhin, capo della PMC Wagner, e Vladimir Putin, l’unico uomo a cui risponde

L’ascesa di Prigozhin e i contrasti con l’esercito regolare russo

A Prigozhin non sfugge che il suo concorrente più diretto, nell’ascesa al potere, è proprio l’esercito regolare russo. Il gruppo Wagner splende, essenzialmente, tanto più il Ministero della Difesa accumula insuccessi e figuracce. E in questa guerra, ne ha collezionati molti.

La ragione per cui i Wagneriti brillano è che, a differenza dei regolari russi, sanno combattere bene la guerriglia: tema importantissimo in Ucraina, dove le forze di Kiev si difendono proprio tra le rovine delle città trasformate in fortezze. Le loro tattiche di attacco sul fianco gli hanno consegnato grandi successi, tra cui la presa di Popasna, che ha travolto il fianco della difesa ucraina conducendo alla sconfitta nella battaglia di Severodonetsk. Successi importanti, in cui il gruppo Wagner ha svolto il ruolo di punta di diamante delle forze di Mosca.

Gruppo wagner calpesta bandiera ucraina
Il professionalismo militare dei Wagner gli ha consentito di calpestare numeros bandiere ucraine

Successi a cui Putin ha risposto generosamente, con una pioggia di finanziamenti. Il gruppo Wagner è diventato un esercito dentro l’esercito: la PMC ha ricevuto cannoni e carri armati con cui costituire non più formazioni d’assalto, ma vere e proprio brigate. Per sostenere la formazione di queste ultime, a Prigozhin è stato concesso di reclutare volontari nelle carceri russe, con la promessa della libertà in cambio del servizio.

Prigozhin é divenuto, insomma, beniamino di Putin: l’unico uomo, nel suo staffi di incompetenti, che porta a casa vittorie. E non perde tempo: le dichiarazioni pubbliche del “cuoco” sono un susseguirsi di insulti e denigrazioni allo Stato Maggiore (guidato da Gerasimov) e al Ministero della Difesa (guidato da Shoigu). Solo i wagneriti hanno la competenza e la capacità di vincere la guerra, salvando la pelle ai regolari. Un meccanismo tipico delle dittature, del resto, è proprio quello della corsa all’attenzione del leader: le diverse teste dello stato lottano per ottenere risorse, dando luogo ad una feroce competizione.

Il fallimento nella battaglia di Bakhmut: il declino dei “musicisti”?

L’apice del prestigio personale di Prigozhin è giunto con l’attribuzione di un gigantesco complesso a più piani che fungesse da quartiere generale della Wagner. Un centro multifunzione dotato di laboratori di ricerca per “start up patriottiche”, in grado di trasformare la PMC in una vera e proprio “impresa nazionale della guerra“. Un dono principesco che Putin ha concesso a una condizione: la consegna di una città che entrerà nei libri di storia come sede della battaglia più sanguinosa dai tempi di Verdun.

La città in questione è Bakhmut. Gli Ucraini la difendono tenacemente da agosto – quasi sei mesi di assedio ininterrotto. Si dice che Prigozhin abbia promesso personalmente a Putin di consegnargli la città. La posta in gioco é enorme.

Ma il vero problema è che Prigozhin ha fallito. Dopo mesi di attrito, la qualità delle truppe è scesa: i Wagneriti non hanno avuto scelta se non quella di mandare all’assalto ondate umane di carcerati reclutati a forza – subendo perdite enormi. Assalti insensati che i soldati ucraini hanno paragonato a “invasioni zombie“. Costati alla Wagner la perdita di quasi tutti gli uomini in suo servizio: Prigozhin non è riuscito a compiere al miracolo.

morti gruppo wagner Bakhmut
Rimanenze di un attacco dei wagneriti sull’asse di Bakhmut. Ogni cerchio indica un soldato ucciso

Il maggiore successo conseguito dagli sgherri dello “chef” è stata la presa di Soledar, una piccola cittadina, poco più grande di Cassano Modenese, vicina a Bakhmut. Successo insufficiente a rinnovare la pazienza di Putin, che ha abbandonato la sua fede nei mercenari. Ora, le speranze di vittoria sono affidate alla massa dei “mobik“, i coscritti: riaddestrati in unità di fanteria leggera o VDV (paracadutisti), saranno loro a costituire l’urto delle nuove offensive russe. Non più gli specialisti della Wagner, bensì la forza del numero che solo un esercito regolare, con l’apparato statale che lo sostiene, può garantire.

E adesso?

Il prestigio delle forze regolari è stato rafforzato dalla campagna di bombardamenti missilistici selvaggi, condotta sotto la lugubre ed efficiente dirigenza del generale Surovikin. Bombardamenti che hanno ridotto in briciole le infrastrutture civili ucraine, restituendo alle forze regolari la loro reputazione di spietatezza e capacità operativa. Da qui, la scelta di riorganizzare la catena di comando restituendo la centralità al Ministero della Difesa – scelta che mette in secondo piano l’esercito parallelo dei Wagneriti.

Perché la Wagner è in decadenza, dunque? Prigozhin rappresentava, negli occhi di Putin, l’ultima speranza di chiudere la guerra in fretta: la figura di un “grande tattico” che, con gli strumenti giusti, avrebbe potuto ottenere il successo militare in grado di ribaltare le difficoltà russe.

Il suo fallimento di fronte all’ostinata difesa ucraina di Bakhmut deve avere convinto l’uomo del Cremlino che tale figure non sarà sufficiente. Il conflitto è destinato, negli occhi del leader, a protrarsi per anni, e dunque, necessariamente, a vincere grazie alla quantità, non alla qualità. Anche a costo di mobilitare l’intera socità russa verso il conflitto.

Il PMC Wagner era utile soprattutto nella misura in cui permetteva di portare avanti la “mobilitazione sotto copertura“, ossia di reclutare criminali, volontari esteri e interni, evitando di ricorrere alla “mobilitazione vera e propria”, con il danno di prestigio e le incertezze legate al “fronte interno” che una mossa del genere comportava. Ora che la mobilitazione è ormai avvenuta, l’utilità della Wagner è ridotta: rimaneva il professionalismo militare, ma anche questo è fallito di fronte alle trincee del Donbass.

Prigozhin discorso prigione gruppo wagner
L’agghiacciante “discorso delle prigioni” di Prigozhin: libertà ai detenuti se uccideranno gli ucraini

Il fallimento del gruppo Wagner a Bakhmut è dunque, in un certo senso, il fallimento della “mentalità romantica” del mercenariato. Prigozhin ha avuto il suo “apice di potere”, ma non ha avuto l’occasione giusta per sfruttarlo ottenendo un grande successo militare, e questo ha inevitabilmente causato la fine della benevolenza del leader. Il Ministero della Difesa ha dovuto semplicemente pazientare, aspettando che i Wagneriti esaurissero personalmente e successo militare, per tornare in una posizione di comando.

Ora, di fronte a Bakhmut, sono tornati i regolari: battaglioni di truppe d’assalto e VDV sostenuti dalla massa dei mobik. Lo spettro di un conflitto che durerà per anni, e a cui i russi sembrano essersi rassegnati.

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