Michele Cilli era sparito subito dopo aver partecipato ad una festa di compleanno in un noto locale cittadino. Era salito a bordo dell’auto di Dario Sarcina e di lui si erano perdute le tracce. Grazie ad un lavoro investigativo di notevole livello tecnico e professionale gli inquirenti sono arrivati ad individuare i due indagati che dovranno rispondere di omicidio volontario e soppressione di cadavere.
Barletta – Sono finiti in manette Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino, entrambi di 34 anni, indagati rispettivamente per omicidio volontario e soppressione di cadavere in concorso per la scomparsa di Michele Cilli, 24 anni, di cui non si hanno notizie dal 16 gennaio scorso. Il procuratore di Trani, Renato Nitti, ha ricostruito le varie fasi dell’evento delittuoso grazie alle indagini certosine della polizia i cui esiti hanno dato ragione agli investigatori.
La sera tra il 15 ed il 16 gennaio, Sarcina dopo la cena in compagnia di amici, si era recato in auto presso il Bar Portobello dove incontrava Michele Cilli, con il quale si allontanava alle ore 01.38 a bordo di una Golf nera. I due giovani avrebbero percorso il lungomare Pietro Mennea e subito dopo sarebbero stati inquadrati da una telecamera mentre entravano in un garage di un complesso residenziale alle ore 01.40.
L’auto rimaneva dentro l’edificio circa mezz’ora e alle 02.10 circa la stessa vettura usciva dal residence per poi venire parcheggiata in prossimità di vicine abitazioni dove sarebbe rimasta in sosta per pochi minuti. Poco dopo l’auto ripartiva con il solo Sarcina al volante e si dirigeva nelle vicinanze del bar Portobello dove giungeva alle 02.24, giusto il tempo di far salire a bordo la fidanzata, prima di ripartire alla volta dell’abitazione dell’indagato dove giungeva dopo due ore. Che cosa sarebbe accaduto in quel garage? E perché l’auto di Sarcina si sarebbe fermata alcuni minuti nei pressi di alcune palazzine vicine al complesso residenziale?
Da una di quelle palazzine sarebbe uscito un uomo alto e longilineo che, di corsa, si sarebbe diretto nel garage poco distante dove sarebbe rimasto brevemente, prima di uscire e dirigersi di nuovo verso casa. L’uomo, dopo alcuni minuti, usciva dalla sua abitazione per la seconda volta e a bordo di un’auto si sarebbe diretto presso un distributore di carburante dove avrebbe prelevato una tanica di benzina. Una volta risalito a bordo del veicolo l’uomo sarebbe tornato nello stesso garage dove qualche ora prima era stato Dario Sarcina.
L’uomo con il bidone di benzina in mano veniva identificato come Cosimo Damiano Borraccino, che indossava i pantaloni di una tuta ed un paio di scarpe ginniche, gli stessi ritrovati dagli investigatori in zona Fiumara di Barletta il successivo 21 gennaio.
Borraccino denuncerà il furto dell’auto proprio la notte del 16 gennaio. La Squadra Mobile e gli agenti del commissariato di Ps di Barletta seguiranno il percorso di questa autovettura che porterà i poliziotti sulle tracce di Cilli di cui verranno ritrovati gli occhiali alla periferia della cittadina pugliese. Nella stessa zona dove Borraccino ritornerà all’alba del 16 gennaio, dopo i tragici accadimenti di quella maledetta notte di sangue.
Sul movente si sa poco: fra Sarcina e Cilli c’erano stati forti screzi, tanto da portare l’indagato a minacciare la vittima più volte. Nello svolgimento dell’inchiesta non sarebbero mancati i depistaggi nel tentativo di impedire agli inquirenti la dimostrazione dei reati consumati. Ma proprio i tentativi di sviare le indagini avrebbero dato ragione ai sospetti degli investigatori: ”…L’attività di distruzione del materiale probatorio non è stata limitata alla sera della scomparsa di Cilli – ha commentato Francesco Aiello, procuratore di Trani – ma è andata avanti nei giorni successivi…”.
I poliziotti della Mobile e del commissariato di Barletta ponevano sotto sequestro l’auto condotta da Sarcina. Al suo interno la Scientifica rinveniva numerose formazioni pilifere, presunte sostanze vegetali, biologiche e tracce ematiche sul clacson ed in altri punti dell’abitacolo. Il giorno in cui sarebbero scattate le indagini Dario Sarcina presentava ferite su entrambe le mani. Una volta interrogato, l’indagato adduceva poche e lacunose giustificazioni considerate dagli inquirenti come un falso alibi:
”…Ringrazio polizia e magistratura – ha detto Maria Comitangelo, mamma della vittima – non conosco gli arrestati e neppure mio figlio mi ha mai parlato di loro. Ma non avrò pace sino a quando non mi restituiranno il corpo di Michele. Ti amo figlio mio, avrai giustizia… ”.