L’organizzazione “More in Common” intervista 600 agricoltori e allevatori di tutta Italia: “Necessaria la transizione ecologica”.
Roma – L’organizzazione ‘More in Common’ intervista 600 agricoltori e allevatori di tutta Italia a un anno dalle proteste dei trattori e traccia la fotografia della situazione che viene definita “pessima”, con le preoccupazioni rivolte ai cambiamenti climatici. Nonostante si sentano abbandonati dalle Istituzioni, il 59 per cento però incoraggerebbe i propri figli a seguirli nella professione. Per quasi due terzi dei manager agricoli italiani la transizione ecologica è ormai diventata una necessità da affrontare, mentre per uno su quattro è un’opportunità da cogliere. Il cambiamento climatico è infatti la prima preoccupazione.
Il report è stato realizzato a un anno dalle proteste dei trattori che paralizzarono le strade di mezza Europa: a documentare la situazione, More in Common, un’organizzazione internazionale che si occupa di ricerca sociale. Nel 2024, gli agricoltori protestarono contro l’aumento dei costi, la burocrazia e alcune politiche green dell’UE. Pur restando significativo il sostegno alle proteste, lo studio rileva un’apertura dei produttori agricoli italiani verso la transizione ecologica. La situazione appare pessima, ma di chi la responsabilità? Dalle interviste effettuate a un campione rappresentativo di seicento manager di aziende agricole di tutta Italia è emersa una percezione negativa sullo stato dell’agricoltura nel nostro Paese. “Pessima”, “difficile”, “fallimentare”, “abbandonata” sono state le definizioni più utilizzate.
Un aspetto interessante del report Europe Talks Farming sono le responsabilità di questa situazione. Per gli imprenditori agricoli italiani infatti non c’è dubbio: la responsabilità principale del momento negativo che il settore sta vivendo è imputabile al Governo per il 26% di loro. Per il 14 ai politici in generale e all’Unione
Europea, per l’8 invece la colpa è del mercato. In generale, il 78 per cento si sente poco o per nulla rappresentato nelle decisioni e nei dibattiti pubblici. Ma quali sono i problemi maggiori che affliggono l’agricoltura? Il cambiamento climatico è stata la risposta più gettonata, soprattutto tra gli intervistati del Sud e delle Isole. È stato menzionato dal ventidue per cento, seguito dall’aumento dei prezzi dei fattori di
produzione (15 per cento), e dai prezzi invece troppo bassi di vendita imposti dai distributori (14 per cento). Al quarto posto la diminuzione o stagnazione del reddito, segnalata dal dodici per cento degli agricoltori e allevatori.
Un modo per risalire la china può essere sicuramente la transazione verde, che il 62 per cento degli intervistati ritiene necessaria. Per uno su quattro è un’opportunità da cogliere mentre solo il 14 per
cento la considera un errore. Perché sia realizzata appieno la transizione ecologica del settore primario italiano serve che vengano superati alcuni ostacoli. Quello economico è indicato come seconda necessità: il 45 per cento del campione infatti – a cui è stato chiesto di indicare due opzioni – ha evidenziato il bisogno di più aiuti economici, mentre per il 68 per cento occorre abbattere il muro rappresentato dalla burocrazia. Per
l’11 per cento servono più tecnologia e innovazione.
Famiglia e colleghi, il motore del cambiamento. Quando si tratta di mettere in atto importanti processi di cambiamento come la transizione ecologica, gli agricoltori e gli allevatori si fidano soprattutto della propria famiglia (al 31 per cento) e poi di altri operatori agricoli che hanno apportato gli stessi cambiamenti (il
27 per cento la indica come seconda menzione). Ma le risposte contenute nel report evidenziano una frattura forte tra piccoli e grandi agricoltori. Solo il 26 per cento non si dimostra interessato all’installazione di
impianti rinnovabili sulle proprie produzioni, mentre la maggior parte si divide tra chi li ha già installati o si è detto disponibile a farlo in futuro: di quest’ultima fattispecie fa parte il 33 per cento degli intervistati, che diventa il 44 tra quelli più giovani. Inoltre, persino i più scettici nei confronti della transizione verde ritengono che il petrolio sia ormai sorpassata come fonte di energia: il 49 per cento di chi crede che la transizione verde sia un errore pensa che sia il caso di investire di meno nel petrolio (a fronte di un 59 per cento in media).
Ma nonostante le molte difficoltà che gli agricoltori vedono, il 63 per cento versa ottimismo sulla continuità della propria azienda nel futuro, con punte dell’83 per cento tra gli under 45. In generale, il 59 per cento incoraggerebbe i figli a intraprendere la professione. Infine gli agricoltori italiani sono più ottimisti degli spagnoli e dei polacchi – gli altri agricoltori che hanno partecipato a questa indagine. More in Common è un’organizzazione, presente in diversi paesi, nata nel 2017 per combattere contro la polarizzazione e le fratture sociali. Il suo lavoro di ricerca è volto a una migliore comprensione della società.
Per realizzare questo studio, sono state condotte 600 interviste telefoniche della durata di 20 minuti con un campione di manager di aziende agricole italiane (agricoltori e allevatori), responsabili delle operazioni quotidiane e dei processi decisionali. Per garantire la rappresentatività del campione, sono stati utilizzati i dati ISTAT per stabilire quote per sesso, età, Regioni, attività principale dell’azienda agricola, dimensioni dell’azienda (in ettari) e certificazioni biologiche.