TRAPANI – AUMENTO DEGLI INFANTICIDI: IN DIECI ANNI PIU’ 41%

Gli omicidi di neonati si ripetono per la scarsa conoscenza del parto in anonimato e per altri motivi quali adulteri, violenze sessuali, perdita della rispettabilità e povertà anche morale.

TrapaniChe cosa sta succedendo? È il terzo infanticidio in poco più di una settimana consumato in Italia. Tutti e tre al Sud: è un caso? La ragazza di 17 anni di Trapani – accusata di omicidio aggravato volontario – ha confessato di avere gettato dal balcone il figlio appena nato. Il Gip del Tribunale dei minori di Palermo, che coordina l’inchiesta, deciderà lunedì sulla convalida dell’arresto.

La giovane – dopo l’interrogatorio da parte della Procura dei Minori – è stata arrestata nella tarda serata del 6 novembre scorso. Ha ammesso di aver partorito in solitudine e di avere gettato il piccolo dalla finestra della sua cameretta dopo averlo dato alla luce. Claudia Caramanna, pubblico ministero della Procura minorile che coordina l’inchiesta con il procuratore Massimo Russo, ha depositato la richiesta di convalida dell’arresto per omicidio aggravato.

La via dove è stato rinvenuto il neonato ormai morto

La ragazza è tutt’ora piantonata all’ospedale di Trapani dove l’altro ieri è stata operata d’urgenza. La giovane, durante l’interrogatorio, ha confermato di non aver detto nulla ai genitori riguardo alla sua gravidanza. “Temevo una loro reazione” ha confessato. Il piccolo è stato trovato sul selciato del cortile con il cranio fracassato. Si valuta anche la posizione della collaboratrice domestica, che al momento del parto si trovava a casa con la madre della ragazza. Le due donne, sentite dagli inquirenti, hanno detto di non avere notato nulla di strano negli atteggiamenti della presunta infanticida:

“…Ho detto a mia madre che ero ingrassata negli ultimi mesi perché avevo delle intolleranze alimentari – ha confessato la madre degeneree lei mi ha creduto. Non sapevano nulla della gravidanza né mia madre né mio padre. Avevo paura di dirglielo…Ho fatto tutto da sola mentre mia madre dormiva e mio padre era fuori casa per accompagnare mia sorella prima di andare a prendere la nostra cameriera…”. Al vaglio della Procura ordinaria di Trapani ci sono comunque le posizioni della madre, della cameriera oltre all’accertamento delle dichiarazioni dell’indagata.

“…I neonati vivi e morti, rinvenuti tra i rifiuti. sono una piaga sociale che si ripropone ormai con inquietante frequenza – scrive l’avvocato Gelsomina La Gatta, esperta in diritto dell’Immigrazione e delle Adozioni – dal dato generale annuo sono circa 300 i neonati tra vivi e morti. Un’infanzia, questa, senza alcun diritto, abbandonata, i bambini si trovano spesso soli e abbandonati ma anche bambini costretti a subire il dramma che più di ogni altro è in grado di destabilizzare la società attuale quello di essere uccisi dalla propria mamma…”. 

Una madre che nella sua mente, spiega ancora La Gatta, non riconosce come proprio il bimbo annegato o gettato nel cassonetto ma intravede solo la conseguenza biologica di una gravidanza mai desiderata e quasi sempre negata. Per maternità negata si intende quella di una donna che porta in sé il figlio, supera la decisione dell’aborto, arriva al termine della gravidanza, partorisce in segreto prendendo la decisione di abbandonare il proprio figlio in condizioni precarie mettendone a rischio la sopravvivenza.

L’ospedale di Trapani

Può accadere però che la madre arrivi al gesto estremo di uccidere il piccolo. Alcuni dati ci dicono che nel decennio 1997-2007 l’uccisione dei neonati è aumentata del 41% rispetto a quello precedente. Il problema dell’abbandono posto all’attenzione del legislatore ha introdotto la possibilità del “parto anonimo” nelle strutture ospedaliere ma rimane un problema nei piccoli centri dove l’anonimato è difficile da mantenere. Il figlio può non essere legalmente riconosciuto ma la madre sarà quasi sicuramente persona nota e quindi “l’anonimato” cessa e la donna si ritrova a dichiarare la propria condizione.

Un altro neonato scoperto in un cassonetto a Siena

La tragedia dell’infanticidio però si ripete per due motivi: in primis perché la possibilità del parto in anonimato non è conosciuta e per tutta una serie di condizioni poco conosciute in cui la donna vive queste gravidanze impossibili come adulteri, situazioni di povertà anche morale, “mamme baby”, straniere che temono di essere espulse, perdita della rispettabilità, terrore di essere riconosciute in ospedale, violenze sessuali. Le paure di queste condizioni estreme potrebbero spiegare, in qualche modo e non esaustivamente, l’abbandono del minore nel cassonetto, la soppressione del figlio e l’occultamento del cadavere se nato morto.

 

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