Il testo della manovra finanziaria è al vaglio dei relatori Silvana Comaroli, Roberto Pella e Paolo Trancassini. La Commissione Bilancio della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti. Dubbi sulla caccia al cinghiale in città.
Roma – La giornata di martedì scorso, caratterizzata da una situazione di stallo, è stata ravvivata in zona Cesarini dai cinghiali che passeggiano per il centro della Capitale. No, non è una burla. A votazioni praticamente terminate infatti, è stato evocato nuovamente l’emendamento, non entrato nei fascicoli, alla manovra che apre alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica anche in città. La seduta è stata sospesa. Involontaria istantanea, non molto incoraggiante, della situazione.
Molte le perplessità destate dall’atteggiamento del Governo in questo frangente. Un esecutivo che non è parso in grado di gestire l’appuntamento. Idee poco chiare, repentini cambi di rotta, ripensamenti, scelte discutibili. Insomma, sembra che si navighi a vista con poche idee e abbastanza confuse.
C’è una continuità di massima con il Governo precedente, presieduto da Mario Draghi e un adeguamento alla volontà di Bruxelles. Lo testimonia in primis la retromarcia sui pagamenti con Pos: è stata soppressa infatti la norma sul tetto di 60 euro. Tornano quindi le multe ai commercianti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat.
Il Governo ha dovuto accettare vari dietrofront, a cominciare da intenzioni in materia fiscale poi ridimensionate e riviste alla luce di una palese strizzata d’occhio agli evasori: non ci sarà pertanto il ventilato scudo penale.
Altra tela di Penelope, via la cancellazione automatica delle cartelle esattoriali di multe e tasse in riscossione dal 2000 al 2015 di importi inferiori a 1.000 euro. Se gli interessi saranno comunque cancellati, la decisione se stralciare o meno l’imposta e le sanzioni ricadrà sugli enti locali. Lo stralcio, inoltre, slitta di 2 mesi: la scadenza non è più prevista per il prossimo 31 gennaio, ma passerà al 31 marzo 2023.
Scenario vaticinabile, in una maggioranza affatto omogenea da un punto di vista politico, aspre divisioni funestano i partiti che la compongono. È parsa un’affannosa corsa per accontentare tutti e non far insorgere l’opposizione. Ne scaturisce una manovra “timida” e senza una precisa linea guida. Risultato: le poche risorse a disposizione sono state dissipate in tanti piccoli interventi, sulla carta non decisivi. Carezze, anziché schiaffi. Alle Partite Iva, che potranno accedere alla tassazione del 15%. Ai percettori di pensioni minime con il lieve aumento a 600 euro. Ai pensionamenti anticipati. Anche ai debitori verso le banche, con la possibilità di rinegoziare il mutuo, passando dal tasso variabile al tasso fisso. Alla sinistra, con Il bonus psicologo, frutto del decreto Milleproroghe, appena approvato, che diventa permanente e sale da 600 a 1.500 euro, con tetto Isee a 50.000 euro per beneficiare del contributo.
Sul reddito di cittadinanza, tema caldo e divisivo, è stata eliminata la parola chiave: “congrua”. Vocabolo relativo alla prima offerta di lavoro che – se rifiutata – fa perdere il diritto a tale reddito. “Congrua” significa che l’offerta considerava esperienze e competenze maturate nonché la distanza del luogo di lavoro dal domicilio e i tempi di trasferimento. È stato di fatto soffocato il provvedimento varato dal Governo Conte 1.
Capitolo giovani: per i 18enni ci saranno due nuovi bonus, di 500 euro cadauno, basati sul reddito e sul merito, la Carta della cultura Giovani, se in famiglie con Isee fino a 35mila euro, e la Carta del merito, per i “secchioni” diplomati con 100/100.
Infine ci sono state parecchie polemiche su due orpelli che il Governo vorrebbe eliminare: le ricette mediche telematiche e lo SPID. Sulle prime, la levata di scudi dei medici di base ha persuaso a una proroga annuale. Sul chiacchierato SPID, invece, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha detto di voler “spegnere gradualmente SPID e promuovere la Carta d’Identità Elettronica come unica identità digitale, nazionale e gestita dallo Stato”. Idea che lascia perplessi molti, che negli ultimi anni hanno dovuto penare per ottenerlo, barcamenandosi tra i diversi provider e, soprattutto per i meno giovani, per intenderne la modalità di utilizzo. Scoprendo poi di avere tra le mani uno strumento utile per molti aspetti.
Infine, non poteva mancare una bella pioggia di sesterzi al caro e vecchio calcio, ambito ormai sordido e compromesso da decenni. Ma tant’è, pare essere un vezzo inalienabile nel nostro Paese.
La speranza di tutti è che si riesca ad approvare la manovra entro i tempi stabiliti, pena l’esercizio provvisorio di bilancio, status che sarebbe deleterio per le malmesse casse dello Stato e, di conseguenza, per le tasche dei cittadini.