Il telefonino provoca grave dipendenza ed altri disturbi del comportamento. Meglio tornare ai giocattoli adeguati all’età.
Al 60% dei bambini il primo cellulare viene regalato tra i 10 e gli 11 anni, ma oltre il 28% lo ha avuto in regalo prima dei dieci anni. Solo una esigua minoranza ne entra in possesso dopo i 12 anni.
Il risultato dell’indagine Adolescenti e Stili di Vita, realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca IARD con il supporto della procura per il Tribunale dei minori ha dato risultati a dir poco inquietanti.
L’inchiesta è stata realizzata mediante un questionario a risposte chiuse ad un campione nazionale rappresentativo di 2019 studenti (1027 maschi e 992 femmine) frequentanti la classe terza media inferiore.
Lo smartphone regalato diventa subito un’appendice da cui i ragazzi non riescono più a staccarsi, persino di notte; solo il 6,8% del campione afferma di dormire almeno 9 ore per notte, come opportuno a quell’età, mentre il 20% dorme addirittura meno di 7 ore. Ma come combattono l’insonnia i teenagers quando non riescono ad addormentarsi? Per la maggioranza (44% delle femmine e 36% dei maschi) il comportamento più frequente è navigare su Internet o utilizzare i social. Uno scarso 30% accende la televisione, meno del 10% legge qualche pagina di un libro. Naturalmente il telefonino, con annesso il mondo dei social, è l’immancabile compagno di insonnia degli adolescenti. La maggioranza degli intervistati non lo spegne prima di andare a dormire e, spesso, anche nel corso della notte, messaggia con gli amici.
“Al di là dei pericoli più visibili – afferma Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio Adolescenza – la permanenza per tanto tempo nell’agone della piazza virtuale contribuisce ad aumentare la fragilità di una generazione di adolescenti costantemente in ansia da prestazione. Come se non bastasse il sentirsi in competizione in ogni contesto in cui agiscono (dalla scuola, allo sport, a qualunque altra attività svolgano), l’essere costantemente “in vetrina” e psicologicamente dipendenti dal giudizio degli altri, attraverso like e followers, rende gli adolescenti insicuri, al punto da modificare, probabilmente anche inconsapevolmente, il modo di comunicare tra di loro”.
«Un esempio di questo – prosegue Maurizio Tucci – ci è dato anche dall’uso apparentemente bizzarro della comunicazione orale attraverso lo smarthphone. Tra i più giovani non vi è mai una telefonata vera, ma solo successioni lunghissime di messaggi vocali che, evidentemente, li tranquillizzano, perché non costringono a far fronte ad un contraddittorio in tempo reale».
Altro dato allarmante è poi quello del bullismo on line. Il 40% del campione analizzato è entrato in contatto (direttamente o indirettamente) con episodi di cyberbullismo.
Se il bullismo adolescenziale non è un’invenzione recente ma si è sempre manifestato, ora esso si differenzia profondamente nella nuova versione “online” che, anche se può apparire meno pericolosa perché non implica un “contatto fisico”, è in realtà molto più insidiosa e pervasiva.
Qualsiasi ragazzo con uno smartphone in mano può trasformarsi in un cyberbullo e pubblicare un post offensivo per noia, per leggerezza o per divertirsi un po’, nascondendosi dietro l’anonimato; le parole vengono condivise in un attimo e si diffondono, i messaggi offensivi e violenti creano spesso gravi danni.
Sono stati tanti, troppi, gli eventi drammatici che hanno coinvolto, negli ultimi anni, il mondo degli adolescenti e che avevano sullo sfondo, come comune denominatore, episodi di cyberbullismo sviluppatisi all’interno dei social network.
Sappiamo bene che dietro ogni evento drammatico che arriva alla ribalta della cronaca ci sono purtroppo decine, centinaia di casi che compromettono gravemente la serenità di tantissimi adolescenti.
Altri dati dalla ricerca che fanno riflettere: per i ragazzi poca lettura e poco sport.
Il 34% dei maschi non legge alcun libro ed un ulteriore 38% ne legge al massimo 1 o 2 all’anno. Le cose vanno un po’ meglio tra le ragazze, dove c’è un 18% che riferisce di leggere più di 6 libri all’anno. Il trend, comunque, rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti, è in netta e costante diminuzione.