Tik Tok, non bussate a quella porta

Arrivano dall’Asia nuove challenge da brividi. Il colosso dei social cinese non riesce a fermare i contenuti che possono essere pericolosi per i più giovani. I genitori dove sono?

Non bussate a quella porta! E’ il titolo di un film horror britannico del 2016, da cui è stato tratto un omonimo videogioco. E’ la storia di una ragazza con una madre artista ed ex tossicodipendente. La ragazza con un suo amico sfida una leggenda metropolitana secondo cui bussando alla porta di una casa in cui viveva una donna morta suicida si determinerebbe il risveglio di un temibile demone. Il ragazzo, infatti, viene attaccato da una forza soprannaturale e sparisce nel nulla.

Scena del film “Non bussate a quella porta

La storia si dipana tra incubi ed eventi soprannaturali. Questo titolo sembra appropriato per il social network Tik Tok che, almeno in parte, richiama il suono onomatopeico del bussare. Questi servizi informatici, ormai diffusi a macchia d’olio, permettono, come si sa, reti sociali virtuali. Vengono condivisi testi, immagini, video e audio che interagiscono tra di loro. Negli ultimi tempi hanno preso piede strane sfide che coinvolgono gli utenti. Fra queste la: blackout challenge. Si tratta del gioco del soffocamento, ovvero all’interruzione intenzionale dell’ossigeno al cervello con l’obiettivo di indurre una temporanea perdita di coscienza ed euforia.

Sono state condotte alcune ricerche sulle motivazioni per un gioco di questo tipo. Ne sono emerse alcune, tra cui: la ricerca del brivido, la pressione sociale del gruppo di riferimento, un rito di passaggio, curiosità verso uno stato alterato di coscienza, la convinzione di provare euforia e/o sballo oppure la prospettiva dell’ebbrezza. Il gioco dello svenimento è praticato, soprattutto, da bambini ed adolescenti che desiderano: sballarsi senza assumere droghe. Ora, un gruppo di genitori hanno denunciato Tik Tok perché alcuni ragazzini sarebbero addirittura morti per strangolamento tentando la: blackout challenge, che come succede sul web, è diventato subito virale.

Tra i ragazzi deceduti anche uno italiano. Durante la sfida i giocatori devono tentare di soffocarsi fino a svenire. Solo così il gioco viene concluso. I casi acclarati, pare che siano almeno sette nel 2021. Alcuni genitori si sono messi d’accordo per una denuncia collettiva contro l’azienda, che dall’altro canto ha dichiarato che si è sempre impegnata per contrastare queste sfide pericolose, non assumendosi, però, alcuna responsabilità sul loro esito. E’ un po’ come produrre cappi e pensare che non vengano utilizzati! Le cause intentate al colosso cinese cominciano ad essere tante.

Le più recenti hanno riguardato i genitori di un bimba di otto anni e quelli di una di nove. Tik Tok ha diffuso un comunicato al Washington post, quotidiano statunitense –il più diffuso e antico della capitale statunitense- in cui ha dichiarato che già in passato ha cercato di impedire la sfida del blackout challenge, inserendo al suo posto una schermata d’avviso che declamava: Alcune sfide online possono essere pericolose, inquietanti o addirittura inventate. Un po’ come scrivere sui pacchetti di sigarette che il fumo nuoce alla salute. Pare che sia stato l’algoritmo di Tik Tok a mostrare ai ragazzi video della sfida di soffocamento, addirittura nella pagina dei contenuti consigliati e non cercati.

Arriani Arroyo e Lalani Erika Walton due delle vittime

Un’altra sfida pericolosa è giunta dall’Indonesia. Il suo nome è tutto un programma. Si chiama, infatti: Malaikat maut (angelo della morte) e consiste nel precipitarsi in strada per mettersi davanti ad un camion in arrivo, facendosi un selfie! E’ chiaro che la pervasività della tecnologia fa presa soprattutto tra i più giovani, dalla quale vengono sedotti e avviluppati in un gioco che rischia, come si è visto, di essere mortale. Una domanda è d’obbligo, però: I genitori dove sono? A smanettare anche loro?..

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