I due giovani si sono dati appuntamento in piazza Palestro a Catania per un chiarimento sulla loro situazione sentimentale. Dalla violenta lite il presunto sicario passava alla pistola centrando il rivale con cinque colpi.
CATANIA – Il rivale in amore lo ha fulminato con cinque colpi di pistola prima di fuggire per poche ore prima di costituirsi ai carabinieri. La vittima è morta in ospedale dopo una notte di agonia e nonostante gli sforzi dei medici. All’alba dello scorso 10 gennaio ha esalato l’ultimo respiro Giuseppe Francesco Castiglione, 21 anni, incensurato, deceduto all’ospedale Garibaldi per le gravi ferite riportate: cinque dei sei colpi di semiautomatica calibro 6.35, che gli sono stati sparati alle spalle, lo avevano centrato al polmone, fegato, intestino e milza, quest’ultima asportata dai chirurghi del nosocomio etneo durante un delicato quanto inutile intervento chirurgico.
A premere il grilletto è stato Calogero Michael Romano, 20 anni, ex compagno della fidanzata della vittima dalla quale aveva avuto un figlio. I due giovani, probabilmente per chiarire l’attuale situazione sentimentale di entrambi, si sarebbero incontrati intorno alle 15 nella centralissima piazza Palestro, quartiere Fortino, lo scorso 9 gennaio. Romano, giunto in piazza con il suo scooter Honda SH nero, avrebbe iniziato a litigare di brutto con il suo rivale arrivato a piedi dalla vicina abitazione. Al culmine del violento alterco il ventenne avrebbe estratto la pistola dalla cintola sparando a bruciapelo in direzione di Castiglione che tentava di fuggire per poi rovinare sul selciato in un lago di sangue.
Sul luogo giungevano immediatamente i soccorsi del 118 e un paio di Volanti della polizia. Il giovane veniva trasferito al pronto soccorso dell’ospedale etneo dove Castiglione veniva intubato e trasferito nel reparto di Radiologia. Dopo gli esami il ferito, giunto in rianimazione in condizioni disperate, è stato portato in sala operatoria ma una volta terminato l’intervento spirava senza riprendere conoscenza. I detective della Mobile catanese, diretti da Antonio Sfameni, avviavano subito le indagini per identificare il presunto assassino e, nel contempo, rinvenivano a terra sei bossoli e un proiettile inesploso riconducibili all’arma del delitto.
In zona alcune telecamere di sorveglianza stradale avrebbero ripreso la sparatoria e probabilmente anche il sicario tanto che Romano, sentendosi braccato dai poliziotti, decideva di costituirsi ai carabinieri di Misterbianco. I militari, subito dopo, accompagnavano il fermato in questura per le successive incombenze di rito. Sin quando Castiglione è rimasto in vita al presunto killer era stato notificato un fermo d’iniziativa della Squadra Mobile per tentato omicidio aggravato che però, con il sopraggiunto decesso della vittima, è stato modificato dal procuratore aggiunto Fabio Scavone, che coordina le indagini, in omicidio aggravato premeditato. Atteso che il presunto assassino si sarebbe recato all’appuntamento con il coetaneo armato di pistola dunque deciso ad usarla, cosi come è stato.
Il fermato, sentito in primis negli uffici di polizia, ha ammesso di essere l’autore del delitto ed avrebbe spiegato agli investigatori il movente legandolo alla nuova relazione che la sua ex compagna, e madre del loro figlio, aveva intrapreso da poco con la vittima. Nulla avrebbe rivelato in merito all’arma utilizzata per compiere il delitto tanto che l’aggiunto Scavone ed il sostituto Fabio Regolo avrebbero contestato all’odierno indagato anche il reato di porto abusivo d’arma da fuoco clandestina. Dunque Calogero Michael Romano, per decisione del Gip Luca Lorenzetti che ha siglato un’ordinanza di custodia cautelare, rimarrà ristretto nella casa circondariale di piazza Lanza sino al processo.
Durante l’interrogatorio di garanzia, il presunto sicario, difeso dall’avvocato Catena Rita Marano, ha ribadito la confessione resa in precedenza alla polizia, seppur con qualche particolare in più. Secondo le sue dichiarazioni Romano avrebbe sparato a Castiglione in risposta ad una precisa provocazione: la vittima lo avrebbe minacciato dicendogli che non avrebbe più potuto vedere il figlio avuto con la sua ex compagna di appena 17 anni. Non si sanno, al momento e se ci sono davvero, i motivi ostativi che avrebbero impedito al padre di vedere il figlio, ancorché riconosciuto.
E’ probabile invece che i due, entrambi rosi da gelosia e rabbia, si sarebbero prima affrontati verbalmente per poi non avere il tempo di passare alle mani considerando che Romano tirava fuori l’arma con l’intenzione di ammazzare quel giovane che riteneva il suo antagonista.