Terremoto in Myanmar, oltre 1600 morti. “Le vittime potrebbero essere 10 mila”

Altre 3.408 persone sono rimaste ferite e 139 risultano disperse. Un numero che purtroppo è destinato ad aumentare di ora in ora.

Sale ad almeno 1.644 morti il bilancio delle vittime del terremoto in Myanmar. Lo ha reso noto la giunta militare al potere. Si contano anche 3.408 feriti e almeno 139 persone risultano disperse. Secondo le stime, le vittime potrebbero “arrivare fino a 10mila”. A dirlo è Ranieri Sabatucci, ambasciatore dell’Unione Europea in Myanmar. “Ancora si fa molta difficoltà a capire l’entità della crisi, anche se abbiamo elementi che ci permettono di stimare questa entità”, afferma Sabatucci. “Incrociando immagini satellitari attraverso il sistema dell’Unione Europea Copernicus con quelle che sono state esperienze simili in altri Paesi o in Myanmar stesso, è possibile quantificare che le vittime siano probabilmente più di 2.000 e forse potrebbero arrivare a circa 10mila”, ha spiegato l’ambasciatore dell’Ue in Birmania. Il numero dei feriti invece “potrebbe variare tra i 10mila e i 50mila”.

Mandalay, un tempo capitale reale e oggi uno dei centri più importanti del paese, non è solo una città popolosa, ma anche un simbolo della cultura birmana. Con i suoi templi buddisti, le antiche pagode e le strutture coloniali, rappresenta un patrimonio storico di inestimabile valore. Purtroppo, il terremoto ha colpito duramente proprio questi edifici, alcuni dei quali si sono gravemente danneggiati. Uno dei luoghi più colpiti è stata la famosa Pagoda di Shwedagon a Yangon, considerata il più sacro santuario buddista del Myanmar. Sebbene la struttura principale sembri aver resistito alla scossa, alcune parti decorative e i muri circostanti hanno subito lesioni. Squadre di esperti stanno già valutando i danni e studiando possibili interventi di restauro.

La giunta militare che governa il Myanmar ha dichiarato immediatamente lo stato di emergenza in diverse regioni e ha mobilitato l’esercito per coordinare le operazioni di soccorso. “Il governo sta lavorando senza sosta per valutare l’entità del disastro e fornire assistenza immediata alle comunità colpite. Le squadre di soccorso stanno cercando sopravvissuti tra le macerie”, ha dichiarato un portavoce ufficiale. Purtroppo, la situazione rimane complicata a causa dell’instabilità degli edifici danneggiati e delle infrastrutture gravemente compromesse. Alcune strade risultano impraticabili, ostacolando l’arrivo di aiuti nei quartieri più colpiti. Nel frattempo, i residenti si sono organizzati per offrire il proprio aiuto ai vicini, condividendo cibo e acqua.

Il governo di unità nazionale dell’opposizione birmano ha affermato che almeno 2.900 edifici, 30 strade e sette ponti sono stati danneggiati dal terremoto. Lo riporta la Reuters sul suo sito. I vertici militari del Myanmar hanno fatto entrare oggi centinaia di soccorritori stranieri accorsi per portare aiuto dopo il sisma di magnitudo 7,7 di venerdì, uno dei più forti che hanno scosso la nazione del Sud-Est asiatico nell’ultimo secolo. Terremoto che ha paralizzato aeroporti, ponti e autostrade nel mezzo di una guerra civile, che ha distrutto l’economia e causato milioni di sfollati. Una tragedia resa ancora più drammatica dalla guerra. Anche i collegamenti sono interrotti. L’aeroporto principale della capitale del Myanmar, Naypyitaw, è stato chiuso dopo che il terremoto ha causato il crollo della torre di controllo del traffico aereo. Nel crollo sarebbero morti in sei. Lo riporta l’agenzia online Myanmar Now. Il sisma ha costretto anche alla chiusura dell’aeroporto locale per ingenti danni alle attrezzature aeronautiche.

Sono già almeno un milione e mezzo le persone sfollate, riferisce l’Avsi che ha diversi progetti nel Paese. “Stiamo verificando le condizioni dei 600 bambini sostenuti a distanza da famiglie italiane e di tutte le persone coinvolte nei nostri progetti nell’area dell’epicentro” riferisce l’organizzazione legata a comunione e liberazione. “Il terremoto impatta su una situazione già fragilissima e peggiorerà le condizioni di vita già precarie delle persone. Possiamo già parlare di una catastrofe umanitaria” afferma Guido Calvi, responsabile delle emergenze umanitarie di Avsi.

Nonostante la situazione, le forze militari in Myanmar hanno continuato i loro attacchi contro i ribelli anche dopo il terremoto con tre attacchi aerei nello stato settentrionale di Kayin, chiamato anche stato di Karenni, e nello stato meridionale di Shan, entrambi confinanti con lo stato di Mandalay. Lo ha affermato Dave Eubank, un ex soldato delle forze speciali statunitensi che ha fondato i Free Burma Rangers, un’organizzazione umanitaria che fornisce assistenza sia ai combattenti che ai civili in Myanmar dagli anni ’90. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella afferma: “Di fronte alle sconvolgenti immagini che giungono dai Paesi del sud-est asiatico devastati dal terremoto, prevalgono sentimenti di profondo cordoglio per le numerosissime vittime e di solidarietà per quanti in queste ore lottano per la vita. La Repubblica italiana auspica che possa essere facilitato con ogni strumento possibile l’afflusso degli aiuti di emergenza, a sostegno delle squadre di soccorso e dei bisogni della popolazioni locali”.

Riguardo gli italiani in Myanmar, il ministro degli Esteri Antonio Tajani dichiara di aver “parlato con i nostri ambasciatori nel Paese dove ci sono un centinaio di italiani e in Thailandia, dove sono circa 8 mila. Sono stati contatti quasi tutti i nostri connazionali e non ci sono italiani tra le vittime o i feriti non solo nelle zone dove il terremoto ha fatto più danni ma anche nelle altre aree. Le nostre ambasciate restano in contatto con i nostri connazionali e l’Unità di crisi è a disposizione per dare informazioni o per le persone che hanno parenti in Myanmar o in Thailandia”. Da questa mattina, aggiunge il ministro, “la Protezione Civile è stata messa a disposizione di Myanmar e Thailandia. Faremo tutto ciò che sarà possibile. E ho dato immediata disposizione per spendere 3 milioni per le attività di primo intervento attraverso la Croce Rossa”. Quindi, conclude, “stiamo vigilando e aiutando la popolazione vittima del terremoto con tutto ciò possiamo fare”.

Intanto sono giunti aiuti, in varia misura, dall’Onu, dalla Cina, dall’India, dalla Russia e dall’Unione europea. Il presidente Usa, Donald Trump, ha assicurato il suo intervento. Il capo della giunta al potere, Min Aung Hlaing, in un gesto inconsueto per un governo militare nazionalista, aveva lanciato un appello urgente alla comunità internazionale.  Il Guardian fa un succinto elenco e ricorda che un team di 37 membri della provincia cinese dello Yunnan ha raggiunto la città di Yangon con rilevatori di terremoti, droni e altre forniture. Il ministero delle emergenze di Mosca ha inviato due aerei con a bordo 120 soccorritori e forniture, secondo un rapporto dell’agenzia Tass. L’India ha inviato una squadra di ricerca e soccorso e un team medico, nonché provviste, mentre il Ministero degli esteri della Malaysia ha affermato di aver inviato 50 persone per aiutare a identificare e fornire aiuti alle aree più colpite.

Le Nazioni Unite hanno stanziato 5 milioni di dollari per avviare gli sforzi di soccorso. Quanto a Trump, ieri ha annunciato un contributo americano, ma alcuni esperti hanno espresso la preoccupazione che i profondi tagli della sua amministrazione agli aiuti esteri possano vanificare questa promessa. I tagli operati dalla Casa Bianca all’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) – scrive il Guardian – hanno infatti già costretto le Nazioni Unite e le organizzazioni non governative a tagliare molti programmi in Myanmar. India, Francia e Unione Europea si sono offerte di fornire assistenza, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che si stava mobilitando per l’invio di forniture mediche. Il presidente cinese, Xi Jinping, ha parlato con Hlaing, confermando tutto il sostegno necessario.

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