Il titolare del dicastero dell’Ambiente del governo Conte: “In 3 anni da ministro sono state fatte più cose che nei precedenti 50”.
Roma – “Se ho preparato le fondamenta del palazzo, ora si dovrebbe solo partire con l’accordo di programma, con la messa in sicurezza e poi la bonifica dell’area, ma il governo Meloni non l’ha fatto. Anzi, la direzione generale sulle bonifiche è stata cancellata. O negligenza, o sciatteria, o idea precisa di mettere da parte la questione. La storia dice che le cose sono state fatte”. Lo dice all’Adnkronos l’ex ministro dell’Ambiente del governo Conte I, Sergio Costa, a proposito delle parole riferite questa mattina dall’attuale titolare del ministero, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione alla commissione Ecomafie, sulla questione Terra dei Fuochi, a seguito della condanna inflitta all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).
“Ciò che è stato fatto non è sufficiente ed è evidente che occorre dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento con maggiore rapidità”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, riguardo alla cosiddetta Terra dei fuochi. E da qui la reazione di Costa.
“Il governo Meloni si sveglia dopo due anni e mezzo, – afferma l’ex ministro – si accorge solo ora della Terra dei Fuochi? In tre anni da ministro dell’Ambiente sono state fatte più cose che nei precedenti 50, dalla cabina di regia che ha coinvolto lo Stato, la Regione Campania, i Comuni interessati e i comitati, sino alla direzione unica sulle bonifiche al Ministero, poi alla definizione del Sito di interesse nazionale a Giugliano. L’unica cosa che questo governo invece ha fatto è stata cancellare la direzione unica sulle modifiche”.
Costa, che è stato comandante regione della Campania del Corpo forestale dello Stato e a seguire generale di Brigata dei Carabinieri forestali ha ricordato di aver “investigato sul tema Terra dei Fuochi sino al 2018, quando sono stato nominato ministro. Mi resi conto che tutto era ricondotto alla questione giudiziaria, ed è stato un errore perché si doveva anche procedere alla messa in sicurezza del territorio e alle bonifiche, ma devo dire con onestà che fino al 2018 il tema non era all’ordine del giorno della politica, andando oltre la distinzione tra destra e sinistra”, racconta Costa.
“Da ministro, il mio primo atto fu istituire la prima cabina regia Stato-Regione-Comuni-comitati-associazioni. Quella cabina di regia esiste tuttora, ha prodotto il Commissario straordinario della Terra dei Fuochi alla Prefettura di Napoli, il coordinamento quindi c’è, contrariamente a quanto dice il ministro Fratin. Se non la riunisci, non funziona”. E ancora, “voglio ricordare che la condanna della Cedu è riferita al periodo precedente al 2013 – evidenzia Costa – sull’oggetto della sentenza, sino a una certa data non è stato fatto nulla, i primi inquinamenti delle falde risalgono al 1971-1972, poi c’è stata l’escalation negli anni ‘80 e ‘90, poi si è preso coscienza della realtà, ma allora non c’erano leggi sull’ambiente: il primo decreto, quello Ronchi, risale al 1997, la prima norma più aggressiva al 2001, quando il danno era già fatto”, ricorda l’ex ministro.