teresa e trifone

Teresa e Trifone, 10 anni fa l’omicidio dei due fidanzati

La coppia fu uccisa a colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone. Condannato all’ergastolo un commilitone di Trifone Ragone.

Pordenone – È definitiva la condanna per Giosuè Ruotolo, militare 34enne originario di Somma Vesuviana (Napoli), ritenuto responsabile del duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati freddati a colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone la sera del 17 marzo 2015. Secondo le motivazioni depositate dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso della difesa, si è trattato di un delitto premeditato, non d’impulso. Ruotolo sarebbe stato spinto da gelosia e rancore personale.

La scena del crimine

L’omicidio di Teresa e Trifone

Trifone Ragone, 28 anni, caporalmaggiore dell’Esercito in servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons, e Teresa Costanza, 30 anni, di professione assicuratrice, vennero trovati senza vita all’interno della loro auto la sera del 17 marzo 2025 nel parcheggio del Palazzetto dello Sport. I corpi dei due fidanzati, raggiunti da sette colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata, non presentavano segni di difesa. Un dettaglio che fece subito pensare che le vittime conoscessero l’assassino.

La pistola nel lago

La svolta arrivò sei mesi dopo il delitto: il 19 settembre fu ritrovata nel parco di San Valentino, a 300 metri dalla palestra, una vecchia Beretta calibro 7,65, modello 1922. Un cimelio risalente al primo dopoguerra, abbandonato nel lago del parco forse per depistare le indagini.

A inchiodare Giosuè Ruotolo, commilitone di Trifone originario di Somma Vesuviana (Napoli) furono le indagini sui rapporti tra lui e Ragone. I due avevano avuto screzi in passato, quando Trifone scoprì che l’ex coinquilino stava infastidendo Teresa con messaggi anonimi, usando un falso profilo social (“Anonimo anonimo”) in cui si spacciava per un’amante del giovane militare. Quando Trifone minacciò di denunciarlo, Ruotolo – che temeva ripercussioni sulla propria carriera militare – avrebbe deciso di uccidere entrambi. Teresa Costanza sarebbe morta perché testimone scomoda.

L’Audi di Ruotolo ripresa dalle telecamere stadali

Le prove a carico di Giosuè Ruotolo

Ruotolo fu arrestato esattamente un anno dopo il duplice delitto. Fondamentali per l’accusa furono le immagini delle telecamere: la sua auto fu ripresa in via Amendola pochi minuti dopo l’omicidio. A rendere riconoscibile la sua Audi bianca furono due dettagli: un faro posteriore rotto e un pupazzo appeso al cruscotto, regalo della fidanzata Maria Rosaria Patrone. Ruotolo cambiò più volte versione riguardo il pomeriggio dell’omicidio. In un primo momento riferì di essere rimasto a casa, poi confessò di essere uscito per andare al palazzetto di Pordenone ad allenarsi ma, non trovando parcheggio, avrebbe decise di spostarsi al parco di San Valentino per fare jogging. La corsa però sarebbe stata interrotta poco dopo a causa del freddo eccessivo.

Giosuè Ruotolo, il militare condannato all’ergastolo per l’omicidio di Teresa e Trifone

In un primo momento Ruotolo negò di essere stato sul luogo del delitto la sera dell’omicidio. Poi, messo alle strette, cambiò versione: disse di essersi fermato per andare in palestra ma di non aver essere riuscito a trovare parcheggio. Altri indizi emersero durante le indagini informatiche: dati e chat cancellati dal computer, di cui però era rimasta traccia nel pc in uso al giovane militare.

Il ruolo della fidanzata

Anche Maria Rosaria Patrone, fidanzata di Ruotolo all’epoca dei fatti, è finita sotto accusa. Patrone è stata condannata in un processo separato a 10 mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, per favoreggiamento e false dichiarazioni ai Pm. La ragazza avrebbe cercato di insabbiare l’esistenza del profilo fake creato dal compagno.

La sentenza definitiva

Il 13 gennaio 2024, la Cassazione ha confermato l’ergastolo per Giosuè Ruotolo. La sentenza sottolinea come l’odio verso Trifone e la gelosia verso Teresa abbiano spinto il militare a maturare il piano di morte: “Togliendoli di mezzo, sparivano due minacce viventi” le parole del Pm Vallerin. Per Giosuè Ruotolo, che si è sempre professato innocente, non ci sono più appelli. Dovrà scontare il “fine pena mai” e pagare 15mila euro di spese processuali.

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