“Ostacolata e lasciata sola”: alla donna, malata di sclerosi, è stato negato per tre volte il suicidio assistito.
Prima di recarsi in Svizzera per accedere legalmente al suicidio assistito, Martina Oppelli ha presentato una denuncia-querela contro l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Asugi), colpevole – secondo la donna – di averle negato per ben tre volte il percorso previsto in Italia.
A rappresentarla è stata Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che ha depositato l’atto come procuratrice speciale. L’annuncio è stato dato oggi a Trieste da Marco Cappato, tesoriere della stessa associazione, durante una conferenza stampa.
Nel documento, Oppelli contesta all’azienda sanitaria due reati gravi: rifiuto di atti d’ufficio e tortura, riferendosi alla sofferenza inflittale a causa dei dinieghi ricevuti nel tentativo di accedere a un diritto riconosciuto dalla sentenza Cappato-Dj Fabo della Corte costituzionale. La paziente, affetta da una patologia irreversibile, si era rivolta più volte all’Asugi per ottenere il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia, senza successo.
La denuncia di Oppelli rappresenta un passaggio fondamentale nella battaglia legale e civile promossa dall’Associazione Coscioni per garantire piena attuazione alle norme sul fine vita. Cappato ha ribadito la necessità di una legge chiara e rispettosa delle decisioni individuali: “Martina è stata lasciata sola da uno Stato che ha scelto di disapplicare una sentenza storica”.