Sua Altezza Totò: 127 anni fa nasceva l’intramontabile Principe della risata

Antonio de Curtis è rimasto nel mito, nel sorriso di tutti, nelle sue impareggiabili battute, nella sua sana comicità partenopea.

Napoli – In una casa tra le vie dello storico Rione Sanità, cuore della città partenopea, 127 anni fa nasceva Antonio de Curtis, in arte Totò. Principe della risata, uno dei più grandi interpreti della comicità napoletana e non solo. Aneddoti e battute, tra ciak e realtà, che sono indissolubili con la sua indelebile figura. Una figura rimasta nel mito, nel sorriso di tutti, nelle sue impareggiabili battute. È stato una sorta di Charlot all’italiana, personaggio sorridente e triste, nostalgico e fragile. Un successo scandito da numeri da capogiro: 97 film nell’arco di trent’anni, per una media di più di tre all’anno, con 42 registi diversi e oltre 40 spettacoli tra commedie e pièce di avanspettacolo.

Totò è stato anche drammaturgo, autore di poesie e di canzoni: tra queste è doveroso nominare ‘A Livella e Malafemmena. Non c’è forse neppure un italiano che ripensando a Totò e alle scene dei suoi film non sorrida dopo aver incontrato personaggi particolarmente strampalati, che si tratti di un Onorevole Trombetta o di persone poco istruite – ma avventurose – come i Fratelli Caponi. Tanti film che hanno contribuito a fare la storia della commedia all’italiana e ad influenzare altri comici delle generazioni future, come la lettera di Totò, Peppino e la Malafemmina).

Scena emblematica è quella del celebre “Miseria e nobiltà”: una tavola riccamente imbandita, sulla quale tutti si avventano senza alcun ritegno, e Totò afferra manciate di spaghetti per infilarsele in tasca, continuando a mangiare come se non ci fosse un domani. Una scena che sembra sia stata ispirata proprio da un episodio realmente accaduto dietro le quinte di uno spettacolo. Sembra che l’attore, avendo saltato il pranzo, ordinò degli spaghetti presso un vicino ristorante e si accinse a mangiarli poco prima di andare in scena, mentre il pubblico era già seduto in sala. Accortosi che mancavano le posate, non si perse d’animo, e mangiò la pasta raccogliendola direttamente con le mani.

E come non ricordare quando in Totòtruffa 62, film del 1961 di Camillo Mastrocinque, il mitico Totò vende la fontana più famosa del Mondola Fontana di Trevi al centro di Roma – a uno sprovveduto turista italo-americano Ugo D’Alessio (nel film Decio Cavallo), fingendo di esserne il legittimo proprietario. Si tratta probabilmente di una delle scene e dei uno dei dialoghi più divertenti della storia del cinema.

Totòtruffa 62

Tra informazioni stradali, lettere, liste della spesa, travestimenti torbidi ed eccitanti e sontuosi preparativi funebri, la risata è la parola d’ordine dell’eredità che ci ha lasciato il re indiscusso della comicità. Il 15 aprile 1967, intorno alle tre e mezzo del mattino, dopo un susseguirsi di vari attacchi cardiaci, Totò lasciò la vita terrena. Quel giorno se n’era andato il più grande comico italiano di tutti i tempi.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa