“Le mie figlie uccise due volte”: il dolore di Antonietta Gargiulo dopo l’assoluzione. Una catena di omissioni istituzionali che non ha impedito la tragedia del 2018.
Cisterna di Latina – “Sì, le hanno uccise un’altra volta. Non c’è stata chiarezza e per noi ci sono punti ancora poco chiari”. Le parole di Antonietta Gargiulo racchiudono tutto il dolore e la frustrazione di una madre che ha visto negata ancora una volta la giustizia per le sue bambine. Il tribunale ha infatti assolto i due medici che sette anni fa autorizzarono la restituzione dell’arma di servizio al marito, il carabiniere Luigi Capasso, la stessa pistola con cui l’uomo uccise le figlie Martina di 9 anni e Alessia di 13 anni, il 28 febbraio 2018 a Cisterna di Latina.
La tragedia del 2018
Era una mattina di fine febbraio quando Luigi Capasso, carabiniere in servizio presso la stazione di Cisterna di Latina, trasformò la sua abitazione in un teatro di morte. Con la pistola d’ordinanza che gli era stata restituita dopo una settimana di malattia e sospensione dal servizio, l’uomo aprì il fuoco contro la sua famiglia. Due colpi fatali stroncarono per sempre le vite di Martina e Alessia, due bambine che avevano ancora tutto da vivere. La moglie Antonietta fu ferita gravemente ma riuscì a sopravvivere.

Capasso, dopo aver ucciso le figlie, si tolse la vita con quella stessa arma. Una famiglia distrutta in pochi minuti, un gesto che però non era arrivato come un fulmine a ciel sereno. I segnali di pericolo, infatti, erano stati numerosi e chiari nei mesi precedenti.
Una catena di omissioni
“I segnali c’erano stati, io avevo fatto un esposto a settembre 2017 alla questura di Latina. A gennaio lui ha fatto un esposto a me e io ho fatto presente la questione. Mi aveva aggredito davanti ai colleghi e alle bambine”, ha spiegato Antonietta Gargiulo, ricostruendo i mesi che precedettero la tragedia.
La donna aveva denunciato le violenze e le minacce del marito ma le sue richieste di aiuto non avevano trovato la giusta risposta dalle istituzioni.

Secondo l’accusa, Capasso soffriva di disturbi della personalità, mostrava comportamenti gravemente disfunzionali e aveva manifestato più volte atteggiamenti violenti. Nonostante questo quadro preoccupante, i due medici incaricati di valutare la sua idoneità psico-fisica non riscontrarono alcun problema e acconsentirono alla riconsegna dell’arma di servizio.
L’assoluzione dei medici: “Il fatto non costituisce reato”
Dopo anni di processo, il tribunale ha assolto i due medici dall’accusa di omicidio colposo nei confronti delle bambine, stabilendo che “il fatto non costituisce reato”. Una decisione che si aggiunge all’archiviazione già disposta per le posizioni dei carabinieri e dei poliziotti che erano a conoscenza delle minacce e delle violenze di Capasso.
“Non sono stati un tragico imprevisto ma l’esito drammatico di una lunga catena di omissioni istituzionali”, ha commentato l’avvocata Teresa Manente dell’associazione Differenza Donna, costituitasi parte civile nel processo. “I segnali di pericolo c’erano tutti: minacce, aggressioni fisiche, squilibri psichici, comportamenti gravemente disfunzionali di Luigi Capasso, carabiniere armato anche fuori servizio”.
Un fallimento sistemico dello Stato
Secondo la legale, la morte delle piccole Alessia e Martina e il tentato femminicidio della loro madre rappresentano “il prodotto di un fallimento sistemico, non un fatto isolato. Un fallimento che ha avuto luogo dentro lo Stato che non si è assunto, in nessun momento, dalle prime richieste di aiuto di Antonietta Gargiulo, ad oggi, la responsabilità per l’inerzia, l’omissione, la non tempestività e la mancata attivazione di azioni giudiziarie e protocolli che avrebbero potuto salvare Alessia e Martina”.
Due bambine innocenti hanno pagato con la vita un sistema che non è riuscito a proteggerle, lasciando una madre a combattere da sola per ottenere giustizia.
Oggi, a sette anni di distanza, Antonietta Gargiulo si ritrova ancora una volta a fare i conti con un dolore che non trova pace nella giustizia. “Le hanno uccise un’altra volta”, ripete, mentre il ricordo delle sue bambine continua a vivere nella sua battaglia per la verità.