Nel 33° anniversario della strage di Capaci apre a Palazzo Jung un museo innovativo dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: tra gli oggetti esposti, agende, papere, installazioni immersive e simboli di una battaglia ancora attuale.
Palermo – Si apre nel 33° anniversario della strage di Capaci il Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un nuovo spazio di memoria e impegno civile che trova casa nello storico Palazzo Jung. Un luogo fortemente simbolico, dove la memoria si fonde con il presente, rivolgendosi in particolare alle nuove generazioni.
Il museo, curato dal direttore Alessandro De Lisi, ospita una raccolta di oggetti personali, documenti e installazioni multimediali che restituiscono l’umanità e il rigore dei due magistrati simbolo della lotta a Cosa Nostra. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti, alla presenza di autorità istituzionali, civili e militari, anche i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della Cultura, Alessandro Giuli. Presente il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani e l’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato.

Le reliquie civili: dalla bicicletta di Borsellino alla penna di Falcone
Tra i pezzi più significativi, spiccano la bicicletta di Paolo Borsellino, la poltrona di Giovanni Falcone, la sua penna preferita e le agende originali con appunti manoscritti. Accanto, trova posto la sveglia del capo scorta Antonio Montinaro, che portava sempre con sé. Un oggetto semplice, ma carico di significato.
Emblematica anche la presenza della fotocopiatrice usata durante il Maxiprocesso, simbolo dell’ingegno e della perseveranza investigativa in uno dei momenti più alti della giustizia italiana.
La collezione di “papere” e l’ironia come lezione morale
In una sezione del museo è esposta parte della collezione di papere di Giovanni Falcone. A raccontarne l’origine è Vincenzo Di Fresco, presidente del Museo: “Tutto cominciò con un errore che Falcone commise. Un collega gli regalò una papera come monito. Da allora ne collezionava. Ogni tanto Borsellino gliene faceva sparire una, lasciandogli un biglietto ironico: se rivuoi la papera, paga cinquemila lire”. Un gesto che unisce affetto, complicità e senso del dovere.
“La foto impossibile” e “La linea del tempo”: arte e responsabilità
Tra le installazioni più evocative spicca “La foto impossibile”, un’opera in cui i grandi caduti della lotta antimafia campeggiano fieri, mentre i mafiosi appaiono rimpiccioliti, bassi e color viola, il colore del lutto e della penitenza. “È un invito alla consapevolezza – spiega Di Fresco – perché ogni visitatore capisca che anche lui può fare la sua parte”.
Un’altra installazione immersiva, “La linea del tempo”, accompagna il visitatore in un viaggio tra immagini di famiglia e arte digitale, accompagnato dal suono degli elicotteri e delle proteste popolari, per evocare il clima di quegli anni drammatici.
Maria Falcone: “Qui i ragazzi troveranno la storia e il coraggio di Giovanni e Paolo”
Per Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente della Fondazione Falcone, l’apertura del museo rappresenta un momento di profonda emozione: “Qui, a pochi passi, c’era la palestra dove Giovanni si allenava e la chiesa dove giocava a ping pong con quei ragazzi che poi scelsero strade diverse. Questo dimostra che chiunque, se vuole e studia, può farcela”.
Schifani: “Falcone, una persona schietta: onorato di aver collaboirato con lui”
«Ho avuto l’onore di collaborare con Giovanni Falcone quando era giudice fallimentare e ho conosciuto una persona pratica e schietta, diversa da tante altre. Da lui ho imparato il pragmatismo delle decisioni. Sono convinto che, nel contrasto alla mafia, la Sicilia stia vincendo, ma non bisogna mai abbassare la guardia», ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani visitando per la prima volta le sale della nuova struttura, cofinanziata dalla Regione.

«Lo Stato ha reagito ai grandi attentati, tra le altre cose con grandi leggi, per esempio quella sul sequestro dei beni e quella sull’inasprimento del 41 bis – ha proseguito Schifani –. Vi è stata una forma di reazione dall’alto e dal basso, un riscatto sociale della società civile e, soprattutto, dei giovani che hanno detto no alla mafia. Giovani a cui sono dedicate le nostre misure per lo sport, che consentono ai meno abbienti di frequentare le palestre a spese della Regione. Una misura in cui crediamo molto e che abbiamo proposto anno dopo anno e rifinanziato, perché siamo convinti che lo sport insegni il rispetto delle regole e le regole sono alla base delle comunità civili».