Corteo affollato tra applausi e lacrime. Bolognesi: “Matrice fascista, protetta dalla P2 e dai Servizi. La verità è ostacolata da chi la teme”. Lepore: “Ora è tempo di raccontare ciò che è accaduto”. Mattarella: “Spietata strategia eversiva neofascista”. Fischi a La Russa.
Bologna – Tanti applausi, momenti di profonda commozione e le lacrime di alcuni cittadini hanno segnato il 45° anniversario della strage del 2 agosto 1980, quando una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione centrale di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. Un corteo partecipatissimo, nonostante il caldo e i lavori in corso in via Indipendenza, ha sfilato lungo un percorso modificato (via Ugo Bassi, via Marconi, via Amendola) per concludersi simbolicamente davanti alla stazione alle ore 10:25, momento esatto dell’esplosione.
Presenti in prima fila, dietro ai gonfaloni, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, il sindaco di Bologna Matteo Lepore, il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, oltre a migliaia di cittadini e delegazioni provenienti da tutta Italia.
“Sappiamo chi è stato, e ne abbiamo le prove”
Parole dure e cariche di significato sono giunte dal presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, che ha ricostruito con precisione la genesi dell’attentato: “La strage fu ideata nel 1979, concepita e finanziata dai vertici della loggia massonica P2, protetta da settori dei Servizi segreti italiani e materialmente eseguita da terroristi fascisti. Oggi abbiamo nomi, mandanti e prove.”
Bolognesi ha accusato una parte della politica di voler ancora ostacolare la verità, alimentando depistaggi e riscritture interessate della storia. Un attacco diretto anche alla premier Giorgia Meloni: “Condannare la strage senza riconoscerne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa continuando ad annaffiarne le radici.”
Raffica di fischi, poi, quando il presidente dell’associazione ha nominato il Presidente del Senato Ignazio La Russa, ricordando che nel 2007, quando era senatore, “presenziò ai funerali del terrorista Nico Azzi che il 7 aprile 1973 tentò una strage sul treno Torino-Roma e fornì le bombe a mano che cinque giorni dopo due missini usarono per uccidere il poliziotto Antonio Marino durante un corteo del Msi a Milano”.
Ha poi aggiunto: “Il partito dei nemici della verità è trasversale, come trasversale era la loggia P2. Ma tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento Sociale Italiano, nato dai reduci della Repubblica di Salò.”

Lepore: “Ora si può raccontare la verità”
Il sindaco Matteo Lepore ha sottolineato come le recenti sentenze della Cassazione confermino la verità giudiziaria: “Conosciamo i mandanti, gli esecutori, gli organizzatori. La verità può e deve essere raccontata. Non solo per Bologna, ma per l’Italia intera.”
Ha auspicato che questo percorso di memoria accompagni anche altre pagine nere della storia italiana, dalla strategia della tensione alle stragi di mafia. “Verità e giustizia sono scolpite nel cuore della nostra città. Un Paese democratico si fonda sul pieno riconoscimento della propria storia.”

Mattarella: “Una strategia eversiva neofascista”
In un messaggio ufficiale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato di “un segno indelebile” lasciato dalla strage: “Una spietata strategia eversiva neofascista mirava a colpire valori costituzionali, conquiste sociali e la nostra convivenza civile.”
Il presidente della Corte d’Assise Francesco Maria Caruso, che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini – ritenuto uno degli esecutori della strage – ha invece preferito non rilasciare dichiarazioni pubbliche. “Il clima è troppo caldo. È tempo che a parlare sia l’opinione pubblica. Noi giudici abbiamo già parlato con le sentenze”, ha dichiarato al quotidiano Estense.com. Caruso ha comunque annunciato un futuro intervento in un convegno previsto a Ferrara.