A sollecitare la citazione di Palazzo Chigi e Viminale erano stati i figli del magistrato ucciso. I 4 agenti sono accusati di aver dichiarato il falso nel processo di primo grado.
Caltanissetta – È stata sciolta questa mattina, al Tribunale di Caltanissetta, la riserva sull’ammissione delle parti civili nell’udienza preliminare dinanzi al gup nisseno per i quattro poliziotti palermitani accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita il 19 luglio 1992 al magistrato Paolo Borsellino e a cinque agenti della scorta. A decidere l’ammissione delle parti civili nell’udienza preliminare dinanzi al gup nisseno è stato, stamani, il gip del Tribunale di Caltanissetta, David Salvucci.
Accolta dunque la richiesta di citazione della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno, formulata nell’ultima udienza tenutasi l’11 luglio scorso dai figli di Borsellino, Fiammetta, Lucia e Manfredi. Rigettate invece tutte le altre richieste avanzate dai parenti delle vittime della strage e da Antonio Vullo, l’unico superstite, comprese quelle di Salvatore, fratello del giudice.
Il procuratore Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso avevano già sollecitato il rinvio a giudizio dei poliziotti Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco, tutti ex appartenenti al gruppo di indagine “Falcone-Borsellino”, accusati di aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo di primo grado sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Se i quattro poliziotti saranno condannati, dei risarcimenti risponderanno quindi Viminale e Palazzo Chigi, da cui dipendono i servizi segreti.
Nella prossima udienza, prevista per il 7 novembre, ci sarà l’eventuale discussione da parte del pm Bonaccorso .