Gli sbarchi si susseguono a ritmo incessante e non c’è giorno che non arrivino nuovi disperati che vengono ricoverati nell’hotspot già stracolmo di persone dove le distanze sociali e mascherine sono barzellette. Gli abitanti dell’isola promettono gesti eclatanti se tutti continueranno ad ignorarli. Governo in testa.
LAMPEDUSA – L’isola è allo stremo. La pandemia ha azzerato il turismo e chi intendesse ripartire con la propria attività commerciale ridotta al lumicino deve fare i conti con i continui sbarchi. Migranti e ancora migranti nell’isola del vento, a tutte le ore del giorno e della notte. La popolazione sta diventando di giorno in giorno più insofferente e si teme una rivolta. In tutto il mese di maggio le proteste sono continuate in maniera quasi pacifica e gli abitanti si sono schierati contro il Governo che, ancora una volta, li ha abbandonati al loro destino senza versare loro un solo euro. Un’isola che vive di turismo e pesca non ce la fa ad uscire da una crisi epocale come questa senza aiuti adeguati. E che dire delle migliaia e migliaia di migranti che stazionano a Lampedusa e dintorni? Niente da fare.
Qualsiasi manifestazione e richieste di sostegno sono cadute nel vuoto ma i lampedusani hanno promesso iniziative più dure ed eclatanti se il premier Conte non si accorgerà anche di loro. Ma i più disperati sono scesi in piazza prima con lo spegnimento delle luci che illuminano la Porta d’Europa, simbolo dell’accoglienza dei migranti e poi con l’incendio delle barche usate dagli extracomunitari per approdare nell’isola. Le imbarcazioni erano accatastate nell’area adiacente al campo sportivo e nello spazio del deposito di Capo Ponente.
C’è voluta una notte per spegnere le fiamme e l’impiego di decine e decine di uomini. Soltanto il giorno prima dell’incendio a Lampedusa erano giunti 50 migranti a bordo di un’imbarcazione approdata a Cala Madonna. Un’altra, con circa 60 persone a bordo, era stata raggiunta dalle motovedette della Capitaneria di Porto a poche miglia dall’isola. Ma questi sono solo gli sbarchi più recenti sino alla prima decade di giugno. Dall’inizio dell’anno oltre 6.000 persone hanno raggiunto l’isola siciliana da ogni parte del Maghreb. Ormai la situazione è fuori controllo e le stesse forze dell’Ordine sono stremate.
A rischio anche la situazione sanitaria. Tutto questo il buon sindaco Salvatore Martello l’aveva previsto sin dall’aprile scorso:”…Qui abbiamo tre emergenze – aveva detto il primo cittadino – sanitaria, migratoria ma soprattutto economica. E se non si risolve quest’ultima, temo per l’ordine pubblico…”. I lampedusani si sentono soli più di altri e senza possibilità di un futuro.
Ogni nuovo sbarco è visto come fumo negli occhi dagli isolani che non ne possono più. Men che meno a stomaco vuoto:
”… Non è razzismo –aggiunge Filippo che gestisce un ristorante ancora in fase di ripartenza – solo che qui la gente vede negli approdi dei migranti la volontà del governo e dello Stato di fare di Lampedusa un parcheggio per questi poveri disperati. E così si infiammano gli animi… Non ne possiamo più…”.
I migranti sbarcano, stanno assiepati nei dormitori e non c’è alcun rispetto delle regole anti-contagio mentre i lampedusani hanno dovuto osservare alla lettera restrizioni e divieti. Anche questo stato di cose getta benzina sul fuoco:
”…Siamo sempre in emergenza, sbattiamo continuamente sull’emergenza – conclude il sindaco Martello – emergenza dei migranti, poi l’emergenza Covid. Non abbiamo pace. Checché se ne dica, e a dispetto di quello che diceva qualcuno, il fenomeno degli sbarchi non si è mai arrestato. Il Coronavirus si è solo sovrapposto… C’è chi ci marcia, chi inserisce elementi fuorvianti e tenta di trarre profitto dalla rabbia. Però i problemi sono concreti e drammatici… Il turismo è alla canna del gas. C’è il problema dei collegamenti. I posti ridotti sono occupati, per la maggior parte, da isolani e da forze dell’ordine. Se abbiamo già difficoltà a spostare i lampedusani dove li metteremmo i turisti? C’è la questione della salute con un nuovo ospedale allo studio della Regione. Le risorse, intanto, sono quelle che sono e vanno rafforzate. Chiederemo lo stato di calamità…Lo ripeto forte e chiaro: l’isola è allo stremo, c’è un clima di tensione che mette in pericolo la sicurezza fisica delle persone. E ancora una volta chi semina odio va a nozze…”.