Conte, Schlein e gli altri chiedono che il presidente del colosso automobilistico riferisca alle Camere. Lega vuole “operazione verità”.
Roma – Monta il caso Stellantis, dopo l’intervento in Parlamento dell’ad Carlos Tavares in cui ha difeso la propria gestione, e presentato un piano di produzione fino al 2030. Le sue obiezioni sui costi di produzione più elevati in Italia rispetto ad altri Paesi, e la sua richiesta d’incentivi, hanno suscitato reazioni dure e mobilitato uno sciopero nazionale fissato per il 18 ottobre. Ma oggi il conflitto si acuisce con l’ipotesi di una pioggia di licenziamenti. Tanto che i leader dell’opposizione hanno avanzato la richiesta che il presidente di Stellantis John Elkann riferisca in Parlamento dopo le “risposte insoddisfacenti” di Carlos Tavares, Ceo della casa automobilistica. Nei giorni scorsi, l’amministratore delegato di Stellantis aveva avanzato l’ipotesi di licenziamenti all’interno degli stabilimenti della holding, dichiarando che “non scarto nulla”.
”La salute finanziaria di Stellantis non passa unicamente dalla soppressione di posti” ma “passa attraverso tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo”, aveva dichiarato il Ceo al Salone dell’auto di Torino, garantendo anche che la soppressione dei posti di lavori ”non è al centro della nostra riflessione strategica”. Ma le reazioni della politica non hanno tardato ad arrivare: dalla Lega, che ha parlato di “dichiarazioni sconcertanti” e che vuole “l’operazione-verità”. Il partito di Matteo Salvini è pronto a ogni iniziativa parlamentare – a partire da una serie di interrogazioni – per chiedere quanto denaro pubblico ha incassato il gruppo negli anni, quanti lavoratori italiani sono stati licenziati o messi in cassa integrazione e quanti stabilimenti sono stati aperti all’estero.
Ma anche il leader M5S Giuseppe Conte, secondo cui “non ci servono commissari liquidatori”, fino a Carlo Calenda che lo ha definito “un pupazzo di gomma”. I leader dell’opposizione, Angelo Bonelli, Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni ed Elly Schlein, chiedono ora che il presidente di Stellantis, John Elkann, riferisca direttamente in Parlamento. Mentre il Carroccio, dopo l’intervento di Salvini continua a muovere critiche. Non solo opposizioni, anche il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, intervenendo al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria non va per il sottile. ”Credo che ieri Tavares si sia reso conto, nelle reazioni dei parlamentari e anche dei sindacati, che hanno indetto uno sciopero per il 18, che il sistema Paese, unito, maggioranza e opposizione, sindacati e imprese delle autovetture, chiedono alla grande multinazionale nata in Italia di restare in Italia e di affrontare con noi la sfida della transizione ecologica che il nostro Paese può fare meglio di altri, come dimostra che nell’economia circolare noi siamo più avanti di altri”.
Nel frattempo, Tavares si è detto “totalmente aperto” a proseguire un dialogo con il governo, assicurando il proprio impegno ma lanciando anche qualche strale: “Faremo del nostro meglio per risolvere la situazione, ma il governo non può mettersi da parte e dire ‘aspettiamo finché non avrete risolto la situazione’, il governo deve fare la propria parte”. Tavares anzi si spinge più in là e lancia un j’accuse. “Altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro. Non sono un mago, sono un essere umano come voi”, ha detto l’ad rispondendo a chi gli chiedeva rassicurazioni sull’ipotesi licenziamenti. “Mi chiedete di risolvere problemi creati da altri, per risolvere quelle situazioni potrei dover fare cose che non saranno accolte bene”, ha insistito il Ceo di Stellantis, secondo cui il problema fondamentale è la regolamentazione imposta dall’Unione europea sull’elettrificazione del comparto automobilistico.
“Dov’è lo studio di impatto dell’Ue sulle possibili conseguenze? Perché non ascoltano? Come posso rassicurare sul fatto che il caos che è stato creato sarà risolto da una casa automobilistica come Stellantis?”. Poi ha aggiunto: “Non posso. Io devo pensare alla sopravvivenza della mia società. Non posso escludere alcuna possibilità per garantire la redditività e la sopravvivenza della mia società”. Sul fronte Mirafiori, il ceo di Stellantis si è mostrato ottimista. L’anticipo al 2025 della produzione della 500 ibrida nello stabilimento torinese, come annunciato nei giorni scorsi, “avrà un impatto molto positivo e molto significativo”, ha detto l’ad. “Penso che la produzione sarà nell’ordine di 80-100.000 vetture all’anno”, ha precisato, specificando che “tra l’altro, la buona notizia è che siamo riusciti a comprimere i tempi per portare i powertrain ibridi per la 500 a Mirafiori prima di quanto annunciato in precedenza”. Poi ha concluso: “Guardiamo alla fine del 2025, un tempo significativamente più breve rispetto al passato”.
Ma tutti, politica e sindacati sono contro la gestione di Stellantis. Alla luce di questa drammatica e annosa situazione, è stato confermato lo sciopero generale del settore automobilistico previsto per il 18 ottobre, come segnale forte sia a Stellantis che al Governo. Il segretario generale di Uilm Palombella è sul piede di guerra: “Vogliamo un incontro a Palazzo Chigi con Meloni e Tavares. Senza risposte, siamo pronti a una mobilitazione a oltranza”. Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità gli fa eco: “Non è emersa nessuna novità sulle politiche industriali del gruppo in Italia in grado di rilanciare produzione, ricerca e sviluppo e occupazione. Tavares ha addossato tutta la responsabilità della crisi delle vendite al quadro legislativo europeo, che pure ha le sue responsabilità, e ha chiesto ancora una volta la richiesta di ulteriori incentivi per sostenere la domanda di auto elettriche.
Per la Fiom-Cgil bisogna invece “intervenire sull’offerta, perché a fronte degli incentivi di 950 milioni di euro già utilizzati per gli ecobonus, quest’anno produrremo meno di 300 mila autoveicoli e sta aumentando la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti italiani. I soli incentivi non servono a risolvere la crisi del settore automotive in Italia, è necessario un piano straordinario per rilanciare il settore. Dopo l’audizione in Parlamento di Tavares si fa ancora più urgente la necessità di una convocazione a Palazzo Chigi con Stellantis e le organizzazioni sindacali”.