Spina slovacca per Bruxelles

A Bratislava si vota domenica e i sondaggi raccontano di un testa a testa tra i liberali e il leader populista di sinistra Robert Fico, contrario ad ulteriori finanziamenti a Kiev e alle sanzioni contro Putin.

Roma – Trent’anni di vita e poco più di cinque milioni di abitanti, eppure la piccola Slovacchia potrebbe far deragliare l’Europa. Il Paese incuneato tra Danubio e Carpazi domenica tornerà alle urne per rinnovare il Parlamento unicamerale, dopo la caduta della coalizione di centro-destra e l’insediamento, lo scorso maggio, di un governo tecnico provvisorio.

Nei sondaggi, seppur per un soffio, primeggia l’ex primo ministro Robert Fico, leader del partito populista di sinistra Smer-Ssd (Sociálna Demokracia), l’uomo che traghettò il Paese nell’euro ma che da tempo imbarazza i socialisti europei. Red Bullo, come lo chiamano nel suo Paese, ha già annunciato che in caso di vittoria ribalterà il tavolo, stoppando ulteriori finanziamenti all’Ucraina, come d’altronde si è sempre detto contrario all’adesione di Kiev alla Nato e alle sanzioni a Mosca.

Fan dichiarato di Trump e su posizioni filo-russe – è stato uno dei pochi leader europei a incontrare Putin dopo l’invasione della Crimea – , il ritorno di Fico al potere (ha già guidato il governo per due mandati: dal 2006 al 2010, e dal 2012 al marzo 2018) avvicinerebbe la Slovacchia alle posizioni dell’Ungheria di Orban, in aperto contrasto all’Europa e alla Nato.

Il leader populista Robert Fico contrario a nuovi aiuti a Kiev

Come il leader magiaro, Fico non va d’accordo con la stampa e non ammette intralci alla sua azione di governo. Propugna un nazionalismo autoritario contrario a qualsiasi forma di immigrazione, indisponibile al riconoscimento dei diritti delle minoranze, e si rappresenta come l’uomo forte al comando, un leader a vocazione autocratica allergico al sistema liberale.

La sua affermazione è tutt’altro che certa: prima dovrebbe prevalere sul partito Progresivne Slovensko, formazione liberale e progressista, con a capo il giovane Michal Šimečka, che tallona Fico nei sondaggi, e in seguito, compito tutt’altro che facile, trovare gli alleati e i numeri per governare.

Michal Šimečka

Eppure la sola ipotesi che possa tagliare il traguardo per primo fa tremare le vene ai polsi a Bruxelles, con l’Unione che si troverebbe tra i piedi un’asse Orban-Fico a indebolire la politica di sostegno all’Ucraina. E quel che è più grave, visto dalla prospettiva dell’establishment continentale schierato come un sol uomo con Biden e gli Usa a favore di Kiev, lo spettro dell’incedere di un sentimento popolare non più disposto “a morire per l’Ucraina, un vento dell’Est che potrebbe scuotere il resto dell’opinione pubblica europea stanca di una guerra senza sbocchi e di una crisi economica sempre più incalzante.

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