La tempesta mediatica e giudiziaria che ha investito il parlamentare Aboubakar Soumahoro non perde d’intensità. Il possibile coinvolgimento di suocera e compagna, tramite cooperative, è al vaglio degli inquirenti. Ma lui rivendica con rabbia la sua innocenza e quella della sua famiglia.
Roma – Non accennano a placarsi le polemiche sul presunto scandalo che ha colpito la famiglia di Aboubakar Soumahoro, 42 anni, l’ex sindacalista ivoriano, difensore dei migranti oppressi e poi parlamentare in quota a Europa Verde, eletto nel collegio uninominale di Modena alle scorse votazioni politiche.
Alcune settimane addietro l’onorevole Soumahoro era assurto agli onori delle cronache per via di presunte irregolarità amministrative che graverebbero sulle cooperative gestite dalla suocera e dalla compagna. Tale situazione faceva scaturire una serie di indagini da parte della Procura di Latina, tanto che lo scorso 24 novembre il deputato decideva di autosospendersi dal gruppo parlamentare per meglio chiarire la propria posizione che sarebbe, a suo dire, di totale estraneità nella vicenda giudiziaria.
In buona sostanza, Marie Therese Mukamitsindo, per l’appunto suocera di Soumahoro, sarebbe indagata per truffa aggravata e false fatturazioni nell’ambito dell’inchiesta della citata Procura laziale sulla gestione delle cooperative Consorzio Aid e Karibu che si occupano di migranti. Le indagini sono state delegate alla Guardia di Finanza e riguardano l’impiego dei fondi erogati, i rapporti con l’Erario e quelli con i dipendenti. Mukamitsindo, peraltro, sarebbe stata già indagata per malversazione, dunque la sua posizione sarebbe piuttosto grave nonostante la donna sia da considerare innocente sino a eventuale condanna definitiva.
Le denunce sono state presentate dal sindacato Uiltucs e da alcuni migranti e al momento sono ancora in corso accertamenti, in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro, sul materiale documentale scoperto fuori da una delle sedi delle due cooperative durante un trasloco. Una volta scoperchiati gli altarini, come si dice, il fango ha iniziato a bersagliare il deputato di Europa Verde e non ha risparmiato nemmeno la moglie Liliane Murekateke, ruandese di 45 anni, su cui è stato detto di tutto e di più, ovviamente in relazione alle presunte accuse in danno della madre sotto inchiesta:
”Ho dato mandato ai miei legali di perseguire penalmente chiunque infanga il mio nome o la mia immagine, mi diffama o getta ombra sulla mia reputazione – ha detto l’on. Soumahoro – nessuno mi fermerà e nessuno ci fermerà. Il nostro cammino di speranza e di una politica al servizio del “Noi” non si fermerà né si farà intimidire. Siamo un’umanità che ha deciso di dare una rappresentanza politica a chi ha sete di diritti e dignità. Io sarò al servizio di questa nobile e alta missione. Non ho mai barattato e non baratterò mai la mia ricchezza spirituale con le ricchezze materiali, perché per me la ricchezza spirituale ha la supremazia su quella materiale. Siamo qui di passaggio…”.
Un passaggio che si è fatto via via sempre più difficile per il parlamentare che giura di non sapere nulla sulle attività della suocera che però erano note a tutti. Infatti sembra che anche il Comune di Roma, prima con il sindaco Raggi e poi con l’attuale primo cittadino Gualtieri, abbia finanziato a più riprese e per anni la cooperativa Karibu, sempre gestita dalla Mukamitsindo. Fra il 2016 e il 2021 la Karibu avrebbe ricevuto pagamenti dal Campidoglio per svariate decine di migliaia di euro che non sarebbero stati rendicontati nei bilanci della coop.
C’è qualche detrattore che parla di 2 milioni di euro regolarmente incassati, ma di cui non ci sarebbe traccia nei libri contabili di madame Mukamitsindo. Vero o falso? Di contro pare che anche nelle carte fiscali ed amministrative del Comune capitolino i conti non tornano. Ma non basta. Adesso anche moglie di Soumahoro minaccia querele a seguito degli insulti e delle accuse di vivere nel lusso più sfrenato fra abiti costosissimi, gioielli e borse griffate:
”Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato – aggiunge Liliane Murekatete – posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata su un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno…”.
Intanto la Karibu è ora in liquidazione perché zeppa di debiti mentre i sindacati rivendicano gli stipendi non pagati per i molti italiani e non che lavoravano nella coop. E non è finita qui, diceva il buon Corrado…