La Procura di Milano ha aperto un fascicolo contro ignoti per fare chiarezza sul dispositivo intercettato per cinque volte a Ispra.
Milano – Spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo. È questa l’ipotesi di reato – a carico di ignoti – con cui la Procura di Milano indaga sul caso del drone di sospetta origine russa che nell’ultimo mese avrebbe sorvolato cinque volte sulla sede del Centro comune di ricerca della Commissione europea a Ispra, sul Lago Maggiore, in provincia di Varese. Il fascicolo è coordinato dal pm Alessandro Gobbis e dall’aggiunto del pool antiterrorismo Eugenio Fusco, della Procura guidata da Marcello Viola.
È stato lo stesso Centro Ue, dove è stato avviato un progetto di ricerca sugli aspetti della sicurezza dei droni, a far partire le prime segnalazioni agli inquirenti, che hanno poi portato a controlli più approfonditi. A preoccupare è anche il fatto che nella stessa zona del Varesotto ci sono stabilimenti di Leonardo, l’azienda industriale della Difesa nazionale. Un po’ più lontano, a Solbiate Olona, c’è la sede operativa di un comando Nato. A Pavia si trova invece un altro luogo di ricerca con un laboratorio di energia nucleare applicata. E c’è chi ricorda come nei dintorni di Varese soltanto nel 2023 ci fu un altro giallo, quello della tragedia di Sesto Calende, con il naufragio causato dal maltempo di un’imbarcazione su cui si trovavano, e in cui morirono, agenti segreti dell’Aise e del Mossad israeliano.

Al momento non sono emersi invece collegamenti tra la vicenda del drone e un altro fascicolo affidato al pm Gobbis, che nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio per due imprenditori di 34 e 60 anni titolari di una società immobiliare in Brianza che si sarebbero messi a disposizione, anche in cambio di criptovalute, per una presunta attività di “spionaggio” per l’intelligence russa, dopo contatti via Telegram. Anche se da subito si è parlato di drone russo, va chiarito come le fonti di sicurezza che seguono il caso al momento esprimano la “massima cautela” sia sulla dinamica che sulla paternità del drone. Non ci sarebbero nemmeno testimoni oculari.
Il velivolo elettronico è stato intercettato da un sistema di rilevazione di radiofrequenze, che avrebbe indicato un apparecchio di fabbricazione russa. Ma alcuni punti vanno chiariti: la tipologia del drone non combacia con quelli progettati per viaggiare per molti chilometri. Già dai primi accertamenti sembra quindi che i sorvoli siano stati telecomandati da una distanza non eccessiva al centro.