In una chat di una scuola superiore, il quesito su quale vittima, tra Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin, “meritasse di più” di morire.
Bassano del Grappa (Vicenza) – In una chat WhatsApp di una classe di una scuola superiore a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, è circolato un sondaggio dal contenuto agghiacciante: “Chi si meritava di più di essere uccisa?”, con tre opzioni: Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin, tutte vittime di femminicidi tra i più cruenti della cronaca italiana recente. Le tre giovani donne, uccise in circostanze drammatiche, sono state ridotte a oggetto di un “gioco” cinico.
Giulia Cecchettin è stata uccisa il 11 novembre 2023 a Fossò (Venezia) con 75 coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, condannato a 22 anni e 6 mesi. Giulia Tramontano è stata assassinata il 27 maggio 2023 a Senago (Milano) dal compagno Alessandro Impagnatiello, mentre era incinta al settimo mese. Il corpo fu occultato dopo il delitto. Mariella Anastasi ha trovato la morte il 21 agosto 2010 a Naro (Agrigento) dal marito Salvatore Savalli, al nono mese di gravidanza, e bruciata viva.
Il sondaggio, creato tramite la funzionalità di WhatsApp, è stato segnalato dall’emittente Rete Veneta, che ha acquisito le schermate della chat. L’associazione Women For Freedom, con sede a Bassano e attiva nella lotta contro la violenza di genere, ha diffuso le immagini sui propri canali social, accompagnandole con una denuncia accorata. L’associazione, presieduta da Luisa Rizzon, ha descritto l’episodio come un segnale allarmante di una “mancanza totale di empatia”. Nel post pubblicato sui social si legge: “È difficile perfino scriverlo. È difficile crederci. Perché questa non è solo una bravata di cattivo gusto. Non è una battuta fuori luogo, ma una mancanza totale di empatia. È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio.”
L’associazione sottolinea che chi ha creato il sondaggio “sa benissimo che sta ferendo” e che “sta scegliendo di calpestare il dolore”. Inoltre, critica il silenzio e la minimizzazione di tali gesti: “Ogni volta che archiviamo, contribuiamo a costruire una società in cui il femminicidio non è un allarme sociale, ma una voce in più nella cronaca nera.” Rizzon invita a non derubricare l’episodio a “scherzo” e chiede un intervento educativo: “La gravità di quanto accaduto non può restare tra le mura della classe. Serve educazione al rispetto nelle scuole.”