Smartphone “bloccato” e pc scomparso: troppe ombre sul suicidio di Patrizia Nettis

Al centro di un triangolo amoroso, la giornalista pugliese è stata trovata impiccata in casa. Per la Procura un gesto volontario, ma la famiglia si oppone: “Nessun motivo per togliersi la vita”.

FASANO (Brindisi) – Il prossimo 11 febbraio il Gip del tribunale di Brindisi dovrà stabilire se accogliere o meno la richiesta di archiviazione sul caso della morte di Patrizia Nettis, giornalista di 41 anni, separata con un figlio, ritrovata cadavere nella sua casa di via Madonna della Stella, il 29 giugno del 2023. La Procura, sin dal ritrovamento del corpo senza vita della donna si era espressa per il suicidio per poi aprire un fascicolo per istigazione al suicidio a carico di un imprenditore. Esperite le indagini i Pm Giuseppe De Nozza e Giovanni Marino chiedevano l’archiviazione del caso ma i familiari della vittima, il padre Vito e la madre Rosanna Angelillo, si erano opposti alla decisione presentando un ricorso tramite l’avvocato Giuseppe Castellaneta. In effetti alcuni particolari del decesso risultano ancora strani ed altri davvero poco chiari. Dopo la prima ricognizione cadaverica la convinzione degli inquirenti rimaneva lapidaria sin da subito: gesto estremo per impiccagione con un lenzuolo legato alla ringhiera del soppalco della propria abitazione. Non c’erano stati indizi per ipotizzare l’intervento violento di terzi.

Patrizia Nettis

Per i genitori Patrizia non aveva alcun motivo per uccidersi poiché aveva un figlio di 9 anni che adorava e da poco era stata assunta, a tempo indeterminato, come addetta stampa del Comune di Fasano. La donna, praticante sportiva e cronista molto attiva nella qualità di collaboratrice del Corriere e della Gazzetta del Mezzogiorno, la mattina della sua morte avrebbe dovuto intervistare l’ex calciatore Filippo Inzaghi, che si trovava in città per l’inaugurazione di un club sportivo. Il primo dei punti oscuri è l’orario della morte, le 2.20, stabilito grosso modo facendo riferimento al messaggio con il quale Patrizia aveva scritto all’ex marito chiedendogli di dare un bacio al figlio. Nessun altro riferimento temporale in assenza di autopsia e di ulteriori accertamenti scientifici.

L’elenco delle presunte mancanze è lungo per l’avvocato Castellaneta che parla di “Omesso sequestro dei luoghi in cui è avvenuto l’evento presuntivamente suicidario; omesso sequestro di tutti i beni mobili ivi esistenti, compresi gli indumenti della vittima, il lenzuolo utilizzato ai fini del presunto suicidio; omesso esame autoptico sulla salma” a cui fanno seguito l’impossibilità di accedere ai dati del telefonino della vittima perché, come scriverà il perito, lo smarthphone di Patrizia sarebbe stato “inibito da troppi tentativi di sblocco con codice errato”.

L’abitazione della giornalista dove è stata ritrovata cadavere

Ma da parte di chi? E che dire del computer della giornalista rinvenuto soltanto il 5 settembre 2023 nell’armadio del suo ufficio dove gli investigatori avrebbero controllato senza trovarlo ben due mesi prima? A queste stranezze avrebber fatto seguito quattro richieste di riesumazione del cadavere oltre a quella di avocazione delle indagini, respinta come le altre dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Lecce. Con l’inchiesta si scopre la doppia relazione sentimentale della vittima. I due uomini, che pare non sapessero l’uno dell’altro, scoprono l’amara realtà la stessa sera del 29 giugno, a poche ore dal suicidio e dopo essersi incontrati con Patrizia. Sotto casa della donna, Francesco Zaccaria, sindaco di Fasano mai indagato, conosceva il rivale in amore: Riccardo Argento, gestore di una piscina e istruttore di nuoto della vittima.

Patrizia con mamma Rosanna e papà Vito

Argento, indagato per istigazione al suicidio, reato per il quale la Procura ha chiesto l’archiviazione, avrebbe rivelato al primo cittadino di avere una relazione con Patrizia. L’uomo si sarebbe sfogato scrivendo numerosi messaggi indirizzati a Zaccaria dopo il loro incontro:” Ha scherzato con il fuoco, le rovinerò la vita”, avrebbe scritto in chat l’istruttore di nuoto che poi avrebbe continuato con insulti sessisti all’indirizzo del primo cittadino con il quale si sarebbero scambiati 408 sms. I messaggi indirizzati a Patrizia Nettis, cosi come il registro delle chiamate, risulterebbero cancellati. Secondo la Procura proprio in questi messaggi ci sarebbero state le prove dell’istigazione al suicidio, accusa poi venuta meno anche per l’impossibilità di verificare la memoria del cellulare in uso alla giornalista. Ci sono anche altre discrepanze investigative che verranno valutate dal Gip durante l’udienza di febbraio. I genitori della vittima chiedono soltanto di accertare la verità.

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