È rimasto per 2.200 anni sui fondali dell’isola di Levanzo. I rostri furono utilizzati sulle navi romane nello scontro che decise la prima guerra punica.
Il mare siciliano continua a restituire importanti tesori archeologici. La campagna di ricerche di agosto ha, infatti, consentito di recuperare un altro rostro in bronzo, rimasto adagiato per oltre 2.200 anni a circa 80 metri di profondità sul fondale a nord-ovest dell’isola di Lèvanzo. Era infatti il 10 marzo del 241 a.C. quando Romani e Cartaginesi si affrontarono nella decisiva battaglia delle Egadi, che si concluse con la vittoria schiacciante delle navi della repubblica. Il trionfo segnò la fine della prima guerra punica e, per Roma, l’inizio dell’egemonia sul Mediterraneo.
Salgono così a 27 i rostri ritrovati a partire dai primi anni Duemila. Micidiali armi di distruzione, erano applicati sulla prua delle navi da guerra e consentivano di speronare facilmente le imbarcazioni nemiche causandone il rapido affondamento.
Il rostro appena trovato è stato recuperato dai subacquei della “Society for documentation of submerged sites” (Sdss) con l’ausilio della nave oceanografica da ricerca “Hercules” che negli anni ha permesso, grazie alle sofisticate strumentazioni presenti a bordo, anche l’individuazione e il recupero di numerosi altri reperti riguardanti la battaglia. Le acque teatro dello scontro hanno restituito, nell’ultimo ventennio, anche trenta elmi del tipo Montefortino indossati dai soldati romani, oltre a due spade, diverse monete e un considerevole numero di anfore.
Il rostro numero 27 è stato trasferito nel laboratorio di primo intervento nell’ex Stabilimento Florio di Favignana ed è già al vaglio degli archeologi della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Le sue caratteristiche sono simili a quelle degli altri già recuperati nelle precedenti campagne di ricerca: nella parte anteriore una decorazione a rilievo che raffigura un elmo del tipo Montefortino con tre piume nella parte superiore, mentre le numerose concrezioni marine non consentono ancora di verificare la presenza di iscrizioni.
Le attività di ricerca nel tratto di mare tra Lèvanzo e Favignana sono condotte da circa vent’anni da un team formato dalla Soprintendenza del Mare, dalla statunitense Rpm Nautical Foundation e dalla Sdss.
«I fondali delle Egadi – dice l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – sono sempre una fonte preziosa di informazioni per aggiungere ulteriori conoscenze sulla battaglia navale tra la flotta romana e quella cartaginese. L’intuizione di Sebastiano Tusa continua ancora oggi a ricevere conferme sempre più puntuali, avvalorando gli studi dell’archeologo che avevano consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo».